Curiosità, economia, tecnologia.

A caccia di viaggi: il 42% degli utenti abbandona il sito dopo una sola pagina

Estate, tempo di vacanze e di viaggi. Ma come cercano le informazioni e le proposte gli aspiranti turisti? Sul web, ovviamente. Ma ci sono delle sorprese in merito a questa pratica. Il 42% dei clienti del settore viaggi, infatti, perde interesse dopo aver visualizzato una sola pagina: è quanto emerge dal nuovo Travel Digital Experience Benchmark Report di Contentsquare, leader nella digital experience analytics che ha esaminato punti di forza e criticità dei portali travel nell’intento di offrire alle aziende del settore indicazioni utili per l’ottimizzazione della digital experience a supporto della ripartenza del comparto. A livello globale, il report ha analizzato per un anno 328 siti web del settore travel rappresentativi di 25 nazioni, tra cui l’Italia, per un totale di oltre 2,7 miliardi di sessioni al fine di fornire ai brand del settore turismo e hospitality indicazioni utili in merito al comportamento degli utenti, ottimizzare così la customer digital experience e incrementare i ricavi.

Il tasso di conversione è alto

I dati in merito all’attività online di potenziali clienti nel settore del travel è particolarmente interessante, anche perchè questo gode di un elevato tasso di conversione medio pari al 3,9% a livello globale (1,65% quello relativo all’Italia) e superiore del 70% rispetto a quello registrato per altri comparti (pari al 2,3%), attestandosi come settore strategico su cui investire per migliorare l’esperienza digitale degli utenti.

Cosa accade in Italia 

Per quanto riguarda il caso specifico dell’Italia, a fronte di oltre 31 milioni di sessioni di navigazione web analizzate, l’analisi ha evidenziato che il 62,5% degli utenti predilige la navigazione mobile per una prima ricerca di informazioni in merito a viaggi e prenotazioni, ma il 35,5% sceglie di approfondire o finalizzare l’acquisto tramite desktop.
Un dato che invita a riflettere sull’importanza crescente che riveste la navigazione mobile nell’offrire agli utenti in cerca di informazioni preliminari un’esperienza digitale soddisfacente tale da favorire il ritorno sulla piattaforma e una spinta decisiva alla conversione tramite navigazione desktop.
Un altro elemento strategico per l’analisi della digital experience è rappresentato dal bounce rate dove anche in questo caso il comparto travel gode di un ottimo posizionamento attestandosi al 42% a livello globale (41,2% per l’Italia), secondo solo al settore energetico (38%).

E-commerce B2C: si evolve la catena del valore

Pandemia e instabilità geo-politica hanno favorito un ripensamento dei principali processi alla base della catena del valore dell’e-commerce B2c. Come conseguenza, tutti i principali merchant sono al lavoro sull’intera catena del valore (marketing, tecnologia, pagamenti, logistica, customer care) per migliorare i ricavi, ma soprattutto per contenere i costi con obiettivi di breve, medio e lungo termine.
Nel marketing, ad esempio, i merchant cercano una comunicazione mirata e personalizzata con i propri target di clienti. Da un lato utilizzano l’approccio cross mediale, che prevede l’utilizzo dei vari canali in modo integrato e strategico, e dall’altro la sperimentazione di nuovi formati pubblicitari, come Audio advertising o Connected TV. Emerge dall’ultima ricerca presentata dall’Osservatorio eCommerce B2c Netcomm del Politecnico di Milano.

Pagamenti: il 95% avviene con carte e altri digital wallet

Nel pagamento, dopo l’introduzione della SCA (Strong Customer Authentication), il focus è rivolto alla semplificazione del check-out, percepito come il momento più ‘critico’ dell’intera esperienza d’acquisto per l’elevato tasso di abbandono. Due le aree di lavoro per i merchant: guidare in maniera chiara e personalizzata il cliente in tutto il processo di pagamento e gestire le esenzioni autenticando il cliente prima dell’acquisto. Ma anche ampliare l’offerta verso nuovi strumenti di pagamento (Buy Now Pay Later).  Il peso dei pagamenti con carte e altri digital wallet è oggi pari a circa il 95%.

Logistica: revisione delle attività di magazzino e distribuzione

Nella logistica l’incremento dei volumi e l’aumento di complessità dovuto all’integrazione omnicanale e all’attenzione crescente sul livello di servizio, rendono necessaria la revisione delle attività di magazzino e distribuzione. Si investe quindi in tecnologia per migliorare l’infrastruttura logistica e ottimizzare i processi, e si studiano modalità complementari rispetto alla consegna a domicilio classica, attraverso l’integrazione con una rete capillare di punti di ritiro e parcel locker. Il tutto con uno sguardo alla sostenibilità ambientale in ottica di network e distribuzione last mile. Un’analisi dell’Osservatorio svolta su 50 top merchant di prodotto evidenzia come il 26% offra consegne entro lo stesso giorno, il 20% in una/due ore, e il 68% offre modalità alternative di consegna, come ritiro in negozio (48%), tramite pick-up point di terzi (32%), parcel locker (18%) e ritiro presso punti di proprietà (l’8%).

Customer care: seguire l’intero percorso di interazione

Nel customer care, la tecnologia diventa una valida alleata per seguire il consumatore durante l’intero percorso di interazione, dalla fase di pre-vendita (sistemi di personal shopping) alla fase di vendita (livestream shopping), e post-vendita (livechat). Non da ultimo, il customer care viene percepito come fonte di valore per il merchant. Grazie alla possibilità di raccogliere dati e insight dal consumatore, si possono migliorare non solo i processi di vendita, ma l’intera catena del valore fino all’ideazione e produzione del prodotto. Per quanto concerne i canali di relazione con il cliente, una ricerca sui top 100 merchant italiani mostra come l’email sia lo strumento più adottato (86%), seguito da telefono (77%), e social (68%).

Il futuro del panorama Video e TV

La smart TV ora è il principale canale di fruizione dei servizi streaming, e se il mobile è un mezzo consolidato e dominante per molte attività, quando si tratta di far uso di contenuti di lunga durata vengono prediletti device con uno schermo migliore. Secondo la ricerca The Future Viewing Experience di Kantar, l’era degli apparecchi STB (set-top box) sta volgendo al termine, mentre si è ufficialmente aperta la battaglia tra le differenti connected TV (CTV), dispositivi che consentono alla tv di connettersi a Internet per visualizzare contenuti video in streaming. 

I brand media globali mirano al pieno controllo della supply chain

Sempre secondo lo studio, il prossimo futuro verrà determinato da un’integrazione verticale significativa, considerando la ricerca dei media owner di controllare l’intera supply chain, dalla produzione di contenuti alla loro diffusione in casa. Questa tendenza potrebbe però portare a limitare i contenuti disponibili. Le aziende del settore media stanno cercando di ottenere un ritorno dai loro importanti investimenti promuovendo il franchising e capitalizzando fan base globali e locali. La globalizzazione, il desiderio da parte dell’audience, soprattutto i più giovani, di conoscere nuove culture e fruire di contenuti multimediali con sottotitoli inaugurano una nuova era in cui i contenuti locali possono diventare globali.

La produzione indipendente e locale rimane vitale

Dal momento che la ‘massa critica’ per un servizio globale non potrà essere raggiunta se non da alcuni selezionati operatori big, la produzione indipendente rimarrà fondamentale. Gli attori più piccoli del mercato troveranno utile collaborare con altri per competere efficacemente. Quanto agli apparecchi STB stanno cadendo in disuso. I servizi di streaming adottano un approccio più ispirato alle emittenti per quanto riguarda la messa in onda/streaming di contenuti originali di punta, contribuendo a stimolare l’interesse e a prolungare gli abbonamenti. Questa tendenza vede i servizi SVOD allontanarsi sempre più dalle strategie di rilascio ‘tutto in una volta’, e sta perfino portando a rivalutare il ruolo dei canali lineari per favorire la scoperta di contenuti.

Una minaccia per la pubblicità targhettizzata

Il mercato dei video sta entrando in una nuova era caratterizzata da modelli ibridi, riferisce Adnkronos, con molti servizi SVOD e BVOD sia ‘ad-free’ sia ‘ad-supported’. Tuttavia, la sfida da affrontare è di non cannibalizzare le offerte principali. Questo approccio porterà velocemente a un panorama pubblicitario su due livelli, in cui coloro che potranno permettersi ambienti ad-free diventeranno sempre più difficili da raggiungere. I progressi verso una vera e propria addressability sono stati più lenti del previsto e le attuali capacità e opportunità di distribuzione sono limitate. Tuttavia, la complessità del panorama mediatico video può essere affrontata in modo efficace grazie alle smart TV, che faranno progredire l’addressability, facilitando nuove forme di pubblicità. Alla base di queste tendenze vi è il valore attribuito alla misurazione dell’audience, destinata a evolversi in linea con i cambiamenti del mercato.

PMI, per molte la transizione digitale è percepita come un costo

La transizione digitale è una strada segnata per le Poi grandi, mentre per li piccole la strada è ancora lunga. Non solo: per le big – ovvero quelle che superano i 249 occupati e i 50 milioni di euro di fatturato –il digitale è un investimento necessario, per le piccole un costo ancora ingente, da valutare con estrema attenzione. Questi sono alcuni dei dati presentati dall’Innovazione Digitale delle PMI della School of Management del Politecnico di Milano.
“Circa 250mila PMI sono in grado di produrre intorno al 40% del fatturato nazionale e di assorbire oltre il 30% della forza lavoro: numeri che fanno comprendere non solo l’importanza del ruolo giocato dalle PMI in Italia, ma anche l’attenzione che il Paese deve loro dedicare per salvaguardare questo patrimonio economico e sociale” dichiara Claudio Rorato, direttore dell’Osservatorio Innovazione Digitale nelle PMI. “Prima di parlare dei singoli, però, dobbiamo parlare di responsabilità del sistema: troppo spesso sentiamo parlare di arretratezza delle imprese, di scarsa cultura digitale degli imprenditori, di visioni poco evolute. L’imprenditore, per la sua stessa estrazione, prevalentemente tecnica, si concentra più sul prodotto che sulla gestione e la programmazione, più sulla quotidianità che sulla pianificazione e la gestione del cambiamento. Ecco, allora, che le associazioni di categoria, le filiere, le supply chain, gli istituti finanziari, la classe politica, la pubblica amministrazione, gli hub territoriali per lo sviluppo digitale devono fare la loro parte per creare le condizioni che permettano di fare impresa. Solo a quel punto, le responsabilità individuali di fare o non fare potranno essere attribuite alle singole organizzazioni.”

Il ruolo del digitale

In Italia, il digitale è un punto di forza per le PMI “Large” (cioè con fatturato sopra i 50 milioni di euro o numero dipendenti superiore a 250), ma non ancora per quelle “tipiche”: 71% delle prime mostra, infatti, un profilo “convinto” o “avanzato”, rispetto al 50% delle PMI in senso stretto. Il digitale è considerato come un costo solo dal 2% delle Large (rispetto al 16% delle PMI), mentre, per il 61%, è lo strumento cardine per costruire il futuro dell’azienda (rispetto al 35% delle PMI). In entrambe le categorie, però, risulta ancora carente l’attività di formazione svolta per i dipendenti e per il management.

Poca formazione per tutti

Il digitale è considerato come un costo solo dal 2% delle Large (rispetto al 16% delle PMI), mentre, per il 61%, è lo strumento cardine per costruire il futuro dell’azienda (rispetto al 35% delle PMI). In entrambe le categorie, però, risulta ancora carente l’attività di formazione svolta per i dipendenti e per il management.

Internet Advertising: in Italia +24% nel 2021

Da quanto emerge dall’Osservatorio Internet Media della School of Management del Politecnico di Milano, nel 2021 il mercato pubblicitario in Italia, tra raccolta su Tv, Stampa, Radio, Out of Home e Internet Media, sale a 9,3 miliardi di euro, circa 1,4 miliardi in più rispetto al 2020.
Una chiusura positiva, che recupera la flessione dell’8% registrata nel 2020, e consente di raggiungere il valore più alto dal 2009. Internet si conferma il primo Media per raccolta pubblicitaria, con una crescita del +24% e il 46% del mercato, seguito da Tv, con una quota di mercato del 40% e una crescita del 14%, Stampa (7% e +4%), Radio (4% e +10%) e Out of Home (OOH, 3% e +16%). La spinta digitale cresce però anche all’interno dei Media più tradizionali, con fenomeni come la Connected Tv (CTV) e il Digital Out of Home (DOOH) che iniziano a registrare numeri non più marginali.

Audio advertising, +44%, soprattutto su smartphone

Nonostante le vicissitudini legate al periodo pandemico, l’Internet advertising rimane concentrato nelle mani di pochi player tech internazionali, che raccolgono il 79% del mercato, e la percentuale potrebbe ancora crescere nel corso del 2022. Per quanto riguarda i formati, Video e banner, Search, Classified e e-commerce advertising nel corso del 2021 registrano tassi di crescita superiori al +20%, ma il formato con l’incremento percentuale più alto è l’Audio advertising (+44%), caratterizzato da un grande fermento, in particolare sul lato offerta, per l’aumento dell’inventory e la diffusione di nuovi contenuti audio. Quanto al mercato per device, il canale principale è lo smartphone. Il Mobile advertising nel 2021 cresce infatti del 27%, superando in valore assoluto 2,4 miliardi di euro.

È sempre la componente digital a trainare la crescita

La raccolta sui televisori connessi (Connected Tv) vale oltre 230 milioni di euro, più del doppio rispetto al 2020. Il Digital Out Of Home, invece, vale 63 milioni di euro, in ripresa del +30% rispetto al crollo registrato dall’intero comparto Out Of Home nel 2020. La componente digitale pesa per il 22% del totale (+2%): un trend positivo che proseguirà anche nel 2022, con un peso sul totale OOH ulteriormente in sviluppo. 
È infatti la componente digital a trainare la crescita del mezzo, grazie a una diffusione sempre più elevata di impianti digitali, soprattutto nel Nord Italia, dove sono collocati 2 schermi su 3, e dove la raccolta dei formati Roadsid è in continuo aumento, ed è pari a quasi metà del mercato.

L’equilibrio tra privacy, sicurezza e personalizzazione

Quando si parla di pubblicità online, però, nonostante i numerosi interventi su privacy e sicurezza, i consumatori si sentono ancora eccessivamente tracciati, senza avere un ritorno in termini utilità e profilazione. Dall’analisi svolta, è interessante notare invece come la comunicazione geolocalizzata attraverso Smartphone, seppur mostri un certo livello di invasività, abbia un’ottima risposta, con il 40% delle persone raggiunte che almeno una volta si è poi recata realmente al punto vendita sponsorizzato.

Aumentano i cyberattacchi che sfruttano nuova vulnerabilità di MS Office

Si chiama Follina, ed è la nuova vulnerabilità zero-day scoperta di recente in Microsoft Office. Follina consente ai criminali informatici di infiltrarsi nella rete delle vittime distribuendo un documento di testo appositamente progettato in Microsoft Word (.docx) o Rich Text Format (.rtf), che contiene un link a un allegato HTML esterno dannoso. Attraverso documenti di testo compromessi l’attaccante esegue codice dannoso da remoto sui sistemi delle vittime sfruttando una falla nel Microsoft Diagnostics Tool. Per Follina non è stata ancora rilasciata una patch, quindi i ricercatori di Kaspersky prevedono un numero crescente di attacchi che sfruttano questa vulnerabilità.

Il documento preparato dall’aggressore lancia MSDT

Quando viene aperto, il documento preparato dall’aggressore lancia MSDT, lo strumento di risoluzione dei problemi di Windows che raccoglie informazioni e le segnala all’assistenza Microsoft.
La riga di comando fornita a MSDT tramite l’URL distribuito provoca l’esecuzione di codice non attendibile. Questo consente all’attaccante di distribuire e installare programmi dannosi sul computer della vittima (compresi i controller di dominio vulnerabili), nonché rubare i dati memorizzati e creare nuovi account con pieni diritti utente. Insomma, l’attaccante può passare qualsiasi comando da eseguire sul sistema della vittima con i privilegi dell’utente che ha aperto il documento di testo.

In un mese rilevati oltre 1.000 tentativi di attacco

Purtroppo il comando può essere trasmesso al sistema bersaglio anche nel caso in cui la vittima abbia aperto il documento in modalità protetta, o addirittura nel caso in cui non lo abbia aperto affatto.
Complessivamente, dall’inizio di maggio 2022 al 3 giugno, i prodotti Kaspersky hanno rilevato oltre 1.000 tentativi di sfruttamento della vulnerabilità appena scoperta. Circa il 40% di questi tentativi sono stati registrati negli Stati Uniti, seguiti da Vietnam (8,3%) e Pakistan (8,2%).
La situazione è diversa se si considerano i Paesi classificati in base agli utenti unici più colpiti. In questo caso, il Pakistan è in testa, con quasi il 45% degli utenti colpiti, seguito da Russia (6,5%) e Stati Uniti (4,32%).

Colpite le reti aziendali

“Una volta segnalata una vulnerabilità precedentemente sconosciuta, i criminali informatici intensificano la loro attività per trarre il massimo vantaggio dalla situazione – commenta Alexander Al. Kolesnikov, esperto di sicurezza di Kaspersky -. La vulnerabilità Follina ne è un esempio. Abbiamo osservato numerosi tentativi di sfruttare la vulnerabilità nei prodotti MS Office sulle reti aziendali e prevediamo che il numero di tali attacchi crescerà. La vulnerabilità potrebbe essere sfruttata per vari motivi, dalla fuga di dati agli attacchi ransomware. Stiamo monitorando attentamente il panorama delle vulnerabilità per migliorare il rilevamento generico di Follina. Pertanto, raccomandiamo vivamente agli utenti di affidarsi alle più recenti informazioni sulle minacce e di installare soluzioni di sicurezza che individuino in modo proattivo sia le minacce note sia quelle sconosciute”. 

Auto, quanto mi costi: il caro benzina limita l’uso delle quattroruote

Il caro bollette, eletto agli aumenti di tutti gli energetici, si fa sentire nelle famiglie italiane. E così i nostri connazionali cercano di correre ai ripari, come possono: tra le tante strategie per salvare il budget familiare, c’è anche quella di utilizzare meno la macchina.
Nonostante il taglio delle accise, il prezzo del carburante continua a salire e il Governo valuta nuovi interventi. 

Il 46% ha ridotto l’uso della macchina

Gli automobilisti, nel frattempo, corrono ai ripari; secondo l’indagine commissionata da Facile.it a mUp Research, negli ultimi tre mesi quasi 1 italiano su 2 (46%) ha ridotto l’uso dell’auto, specialmente nel tempo libero, pur di risparmiare. Le strategie adottate – si legge nell’indagine condotta su un campione rappresentativo della popolazione nazionale – sono diverse; il 47% dei rispondenti, pari a circa 20 milioni di individui, ha dichiarato di prestare maggiore attenzione nella scelta della pompa di benzina, mentre quasi 1 automobilista su 3 ha modificato il proprio stile di guida adottandone uno idoneo a ridurre i consumi di carburante.

Il prezzo continua a salire

Purtroppo lo scenario non sembra destinato a migliorare, almeno nel breve periodo. Il prezzo del carburante è infatti tornato a salire. Secondo i dati ufficiali aggiornati al 31 maggio, nella modalità self il costo medio della benzina è arrivato a 1,914 euro al litro, mentre per il diesel a 1,831 euro al litro; tra le cause dei recenti rincari vi sono le quotazioni del greggio, in continua salita, e l’embargo al petrolio russo deciso dell’UE.

Le soluzioni degli italiani contro il caro-benzina

Un’altra indagine condotta da MediaWorld, denominata “Gli italiani e l’energia”, evidenzia altre strategie messe in campo dagli italiani per affrontare questo momento di sensibili rincari. Dall’analisi è emerso che 7 italiani su 10 hanno scelto di reagire contro l’impennata dei prezzi cambiando abitudini di vita, mentre gli altri si sono rassegnati a pagare di più. Ad esempio il 70% degli italiani ha deciso di trovare un sistema per usare meno l’automobile tradizionale: di questi il 40% adesso si muove a piedi, il 13% ha virato verso un mezzo elettrificato, il 9% ha sostituito l’auto con i mezzi pubblici e l’8% ha scelto, ove possibile, di lavorare in smart-working per ridurre al minimo gli spostamenti in auto. Tra coloro che sono passati ai mezzi elettrici, più della metà (il 52%) ha scelto l’e-bike, il 23% un’auto ibrida e il 10% una vettura full-electric. Solo il 9%, invece, ha optato per il discusso monopattino elettrico.

Oltre l’84% degli italiani è su Internet

Internet è sempre di più una costante delle nostre vite, e non si parla solo delle fasce d’età più giovani. La riprova sono le evidenze delle analisi di Datareportal, che ha pubblicato tutti i dati aggiornati a febbraio 2022 relativi alla diffusione del web in Italia, rivelando numerosi dettagli sul comportamento digitale nel nostro paese.

Oltre 78 milioni di connessioni via smartphone

Dall’analisi risultano alcuni elementi davvero interessanti. Ad esempio, si legge che su una popolazione di 60,32 milioni di persone ci sono 78,22 milioni di connessioni via smartphone. Gli utilizzatori abituali di Internet sono 50,85 milioni, l’84,3 per cento della popolazione, mentre chi usa i social media abitualmente è il 71,6 per cento, 43,2 milioni di persone. La celebrità più cercata su Google è stata Raffaella Carrà, lo show TV più visto in streaming Lupin su Netflix, e il film che ha guadagnato di più 007 No Time To Die. Il gioco mobile più giocato in Italia è Clash Royale.

Quasi tutti gli italiani possiedono uno smartphone

Per quanto riguarda i device, il 97,3 per cento della popolazione italiana possiede uno smartphone, l’1,6 per cento un feature phone, il 75,4 per cento un computer laptop o desktop, il 53 per cento un tablet, il 36,8 per cento una console per videogiochi, il 28,1 per cento uno smartwatch, il 19,6 per cento un set top box per lo streaming, il 17,4 per cento almeno un dispositivo per smart home e solo il 2,8 per cento un casco per la realtà virtuale. 

Quanto tempo on line? E per cosa?

Giornalmente, gli Italiani trascorrono 6 ore e 9 minuti su Internet, 3 ore e 12 minuti guardando la TV, 1 ora e 47 minuti sui social media, 1 ora e 22 minuti leggendo testate giornalistiche online e su carta, 1 ora e 5 minuti ascoltando musica in streaming, 48 minuti giocando con una console e 29 minuti ascoltando podcast. Smartphone e computer sono gli strumenti più diffusi per navigare nel web, rispettivamente il 47,37 e il 50,49 per cento del traffico totale. Chrome è il browser più diffuso, utilizzato dal 66,74 per cento degli utenti, seguito da Safari al 18,50 per cento e Edge al 3,99 per cento. Google, Facebook e YouTube sono i siti più frequentati in assoluto, mentre Repubblica.it è la testata giornalistica più letta. Google è il motore di ricerca numero uno, usato dal 94,67 per cento della popolazione, seguito a grandissima distanza da Bing con solamente il 3,33 per cento. 

Il purchase journey digitale nel mercato Pharma

Un’analisi GfK Sinottica mostra come il canale digitale per il mercato Pharma stia acquisendo sempre più rilevanza e target diversificati, con numeri di tutto rispetto, e pari ad altre categorie di prodotto che da più tempo sfruttano l’online come canale privilegiato.
I target coinvolti non sono solo più numerosi, ma anche più diversificati. Si tratta, infatti, sia di segmenti contemporanei già avvezzi allo shopping online sia di componenti più mature e tradizionali, che in virtù della ricerca di soluzioni utili ed efficaci, abbracciano con inedito interesse il web. In particolare, gli acquirenti online di prodotti medicali (farmaci, integratori, dispositivi medico/sanitari) si caratterizzano per gli stili di benessere tipici di Millennials e GenX.

Oltre 7 milioni di italiani acquistano online prodotti per salute e benessere

Gli stili che rappresentano meglio questi due segmenti sono Sporty Performers, Experiency Seekers e Beauty&Wellness Lovers, per i quali benessere e salute significano essenzialmente armonia psicofisica, tempo per sé e benessere della mente, perseguiti tramite performance sportiva, cura del corpo e dell’aspetto, alimentazione sana. Di fatto, oggi più di 7 milioni di italiani si affidano ai canali digitali per l’acquisto di integratori alimentari (54%), dispositivi medico/sanitari (51%) e farmaci da banco (48%). Il tutto all’insegna di un concetto di benessere sempre più olistico, dove l’equilibrio tra mente e corpo è centrale. Il 39% degli italiani dichiara che essere in salute significa godere di una piena armonia psicofisica.

Anche i Baby Boomers apprezzano l’innovazione

L’acquisto online di prodotti Pharma riesce oggi a intercettare però anche frange di Baby Boomers, target dal profilo più classico e maturo. 
In questo caso, si tratta di stili come i Wellbeing Planners, con un’attitudine globale al benessere, alla prevenzione e alla salute, che si sta facendo via via più contemporanea. Gli stessi, apprezzano non solo i prodotti più innovativi, ma anche un canale di acquisto fino a oggi poco esplorato e di interessante potenzialità.

Massimizzare la relazione e l’engagement dei consumatori

Un contesto sempre più sfidante e carico di opportunità, quindi, in cui la propensione all’acquisto online di prodotti per la salute (farmaci da banco, integratori, automedicazione, prodotti omeopatici) raggiunge il 34% della popolazione italiana.I principali takeouts dell’analisi GfK Sinottica confermano elementi cruciali, quali la complementarietà dei canali online e offline in piena cultura phygital, la presenza di target diversi con un approccio al benessere e alla salute dalle molteplici declinazioni, la necessità del prodotto di abbracciare il cambiamento dei consumatori. Fattori che sottolineano l’importanza strategica di individuare tone of voice, codici e linguaggi della comunicazione, in grado di calarsi sulle nuove personas, per massimizzare la relazione e l’engagement dei consumatori.

Prestiti: ad aprile crescono le richieste da parte degli italiani

Anche nel mese di aprile 2022, continua a crescere in maniera sostenuta la propensione da parte delle famiglie a richiedere un sostegno all’acquisto di beni e servizi. Sebbene ad aprile l’inflazione abbia toccato il +6,2%, il massimo storico da settembre 1991, e i tassi di interesse siano in salita, dall’analisi delle richieste registrate sul Sistema di Informazioni Creditizie di CRIF, i prestiti finalizzati all’acquisto di beni e servizi segnano un +35,6%, confermando la crescente propensione delle famiglie a far fronte a nuove spese tramite un finanziamento. Sostenuta anche la crescita delle richieste di prestiti personali, sia rispetto a marzo sia rispetto al corrispondente mese del 2021 (+32,3%).

Diminuisce l’importo medio, ma si allungano i piani di rimborso 

Ad aprile, l’importo medio dei finanziamenti richiesti per i prestiti personali e finalizzati si attesta a 8.811 euro, con una contrazione del -7,0% rispetto al valore dello stesso mese nel 2021. Nel complesso, il 54,3% delle richieste presenta un importo inferiore ai 5.000 euro. Per quanto riguarda i prestiti finalizzati, l’importo medio richiesto si attesta a 6.089 euro (-13,2% rispetto ad aprile 2021), contro i 12.940 euro dei prestiti personali (-1,3%). In generale, gli italiani preferiscono una durata dei finanziamenti più lunga: il 20,4% del totale delle richieste prevede un piano di rimborso fino a 36 mesi, e il 23,8% oltre i 5 anni, privilegiando quindi soluzioni che pesino il meno possibile sul reddito familiare. E se la fascia di età maggiormente rappresentata resta quella tra 45-54 anni (24,4%), gli under 35 sono il 25,1% del totale.

Il Buy now pay later si afferma nel mercato dell’e-commerce

Il Buy Now Pay Later (BNPL), linee di credito con ticket molto contenuti e un piano di rimborso di brevissima durata, è la nuova modalità di pagamento che si sta affermando nel mercato dell’e-commerce. Il BNPL registra tassi di crescita della domanda sensibilmente maggiori rispetto al credito al consumo finalizzato, con un incremento medio annuo del +134% e picchi trimestrali del +194%.
I Baby Boomers (nati tra dal 1944 al 1964) fanno registrare la crescita maggiore, con un trend medio del +173%. A conferma che seppur il BNPL sia una modalità di acquisto particolarmente diffusa tra la Gen Z, cresce l’interesse manifestato anche all’interno delle generazioni meno giovani.

Il BNPL non è del tutto ‘risk free’

Pur rimanendo un fenomeno tendenzialmente a basso rischio, i contratti BNPL registrano una rischiosità maggiore rispetto ai finalizzati small ticket. Nel primo semestre 2021 la rischiosità dei contratti BNPL è stata 1,7 volte quella dei finanziamenti tradizionali, a conferma di come il BNPL non sia del tutto ‘risk free’, e stia registrando tassi di insoluto in aumento. Quanto al profilo creditizio degli utenti che richiedono un prodotto BNPL, la percentuale di clienti New to Credit (clienti che non hanno alcuna storia creditizia pregressa) è nettamente superiore alla media di mercato (13% del totale). Chi ricorre a questa forma di credito, solo nel 28% dei casi è titolare di un mutuo, mentre è preponderante il possesso di prestiti, in particolare, finalizzati (60%).