Curiosità, economia, tecnologia.

Come ridurre i consumi dell’aria condizionata?

L’aria condizionata è presente in ogni apprtamento o quasi, dato che è la tecnologia per eccellenza in grado di rinfrescare gli ambienti domestici durante la stagione estiva.

Certo, si tratta di un sistema che consuma parecchia corrente, soprattutto quando siamo costretti a tenere più condizionatori accesi nello stesso momento.

Ci sono comunque delle cose che è possibile fare per ridurre i consumi e risparmiare sui costi in bolletta, vediamo quali.

Scegli il condizionatore giusto

Il primo passo per ridurre i consumi dell’aria condizionata è scegliere un condizionatore che possa coniungare efficienza e risparmio, anche in relazione alle caratteristiche del tuo appartamento.

Ecco alcuni fattori da considerare in proposito:

  • La dimensione della stanza o delle stanze che vuoi raffreddare
  • Il livello di isolamento dell’abitazione
  • Le temperature medie della zona in cui vivi

A caratteri generali, possiamo dire che è consigliabile scegliere un condizionatore che abbia una classe energetica A+++ o A++. Questi condizionatori sono più efficienti e consumano meno energia rispetto ai modelli di classe energetica inferiore, sebbene abbiano un costo più alto.

Posiziona il condizionatore correttamente

La posizione del condizionatore è sottovalutata, ma è davvero importante per ottimizzarne il funzionamento e ridurre i consumi.

L’unità interna del condizionatore dovrebbe essere posizionata nella parte alta della parete, ma non attaccata al soffitto, in modo che l’aria fredda possa circolare e distribuirsi uniformemente nell’ambiente.

Meglio ancora sarebbe riuscire a posizionare l’unità interna laddove la frescura possa raggiungere direttamente anche le altre stanze.

Non diminuire troppo la temperatura

La regolazione della temperatura è uno dei fattori più importanti per riuscire a ridurre i consumi quando usiamo l’aria condizionata.

Per consumare meno energia, è preferibile impostare una temperatura che si attesti tra i 25 ed i 27 gradi centigradi.

Un’eccessiva differenza tra la temperatura impostata all’interno e quella presente all’esterno dell’abitazione, infatti, richiederà al condizionatore un maggiore sforzo per raffreddare l’ambiente, aumentando i consumi.

Chiude porte e finestre

Quando accendi il condizionatore, è importante chiudere porte e finestre per evitare che l’aria fredda venga dispersa e soprattutto che l’aria calda possa entrare in casa.

Se devi uscire in balcone per qualche minuto, prova a lasciare solo una piccola fessura aperta così da limitare che avvenga questo fenomeno.

Le finestre invece, andrebbero sempre ben chiuse a meno che tu non voglia far cambiare l’aria qualche minuto.

Usa la funzione deumidificatore

La funzione deumidificatore può essere utile per ridurre l’umidità dell’aria, rendendo l’ambiente più confortevole.

In certe giornate, ad esempio quelle più afose, è proprio l’umidità a farci provare quella sensazione di fastidio e non la temperatura dell’aria in sé.

Tra l’altro, la funzione deumidificatore comporta un minor consumo di energia da parte del condizionatore, in quanto non sarà necessario raffreddare l’aria ma semplicemente eliminarne l’umidità.

Passa ad un impianto di aria condizionata canalizzata

Gli impianti di aria condizionata canalizzata sono certamente una soluzione da considerare per avere frescura in csa senza esagerare con i consumi energetici.

Questi impianti hanno infatti un solo motore che produce aria fresca per tutta la casa, e l’aria fresca viaggia all’interno di apposite tubature nascoste all’interno del controsoffitto.

In questo modo, sarà un solo motore a lavorare per raffrescare una o più stanze, riducendo i così consumi rispetto ad un impianto tradizionale che presenta un motore per ogni unità interna.

Tra l’altro gli impianti di aria condizionata canalizzata sono più efficienti in quanto l’aria fredda viene distribuita in modo uniforme in tutti gli ambienti, evitando così la formazione di zone di calore.

Chiaramente il passaggio ad un impianto di aria condizionata canalizzata può comportare un investimento iniziale maggiore rispetto ad un impianto tradizionale con i cosiddetti monosplit.

Ad ogno modo, i risparmi in bolletta possono essere significativi, soprattutto quando si utilizza l’aria condizionata per diverse ore ogni giorno.

Conclusione

Dunque è possibile ridurre sui consumi dell’aria condizionata e avere bollette più “leggere”, ma a prescindere è importante farne un utilizzo corretto anche per la salute.

Infatti, un’eccessiva differenza di temperatura tra l’interno e l’esterno dell’abitazione può provocare mal di testa, raffreddore e altri disturbi.

Torino green: le iniziative ecologiche che stanno trasformando la città

La città di Torino si sta impegnando attivamente per promuovere la mobilità sostenibile e ridurre l’impatto ambientale dei trasporti.

L’amministrazione Lo Russo, in carica ormai da 2 anni, prosegue in una lenta ma efficace transazione verso il “green” sia per quel che riguarda la mobilità che per quanto riguarda la gestione dei rifiuti e non ultima la riqualificazione urbana.

Ecco alcune tra le iniziative più interessanti, che altri comuni italiani hanno già pensato di proporre a loro volta.

La mobilità sostenibile: un nuovo volto per Torino

Una delle iniziative più significative è stata l’introduzione di una rete di piste ciclabili ben sviluppata, ben 32 km, che promuovono l’uso delle biciclette come mezzo di trasporto quotidiano.

Oltre a ciò, il servizio di bike sharing è stato ampliato, diventando per i cittadini un’alternativa comoda ed ecologica per gli spostamenti brevi, il cosiddetto “ultimo chilometro”.

Inoltre, si stanno potenziando i trasporti pubblici ecologici, come tram e autobus a basse emissioni, per incentivare l’uso del mezzo pubblico e migliorare la qualità dell’aria.

L’architettura verde: edifici e quartieri sostenibili

Torino è diventata anche pioniera nell’architettura verde, con l’adozione di nuovi standard per la costruzione di edifici e quartieri sostenibili.

Stanno dunque prendendo forma numerosi progetti che vantano nuovi sistemi di efficienza energetica come l’uso di materiali eco-friendly, l’isolamento termico avanzato e l’installazione di sistemi di produzione di energia rinnovabile.

Alcuni quartieri sono stati completamente rinnovati seguendo principi di eco-design, con spazi verdi, parchi urbani e sistemi di raccolta delle acque piovane. Queste iniziative stanno trasformando l’aspetto della città e creando un ambiente urbano più sostenibile.

Torino e l’energia rinnovabile: una città alimentata dal sole

Un’altra iniziativa ecologica che sta trasformando Torino riguarda l’energia rinnovabile. Tanti cittadini hanno deciso di usufruire del Bonus Casa per procedere con l’installazione di impianti fotovoltaici Torino per sfruttare l’energia solare.

Sui tetti di edifici pubblici e privati si stanno installando pannelli solari per generare energia pulita e ridurre l’uso delle fonti tradizionali. Questo impegno verso l’energia solare sta contribuendo a ridurre le emissioni di gas serra e a rendere Torino sempre più autosufficiente dal punto di vista energetico, contribuendo ad un futuro più sostenibile.

La gestione dei rifiuti: verso una città senza sprechi

Torino sta adottando un approccio innovativo alla gestione dei rifiuti puntando sulla loro riduzione, il riciclo ed il recupero delle risorse.

La città ha implementato un sistema di raccolta differenziata esteso, che coinvolge i cittadini nella separazione dei materiali riciclabili.

Inoltre, sono state promosse campagne di sensibilizzazione per ridurre gli sprechi alimentari e incoraggiare il compostaggio domestico.

Torino sta anche investendo nella creazione di impianti di biogas per il recupero dell’energia dai rifiuti organici. Queste iniziative stanno contribuendo a rendere il capoluogo Piemontese una città più pulita e sostenibile.

Green spaces e parchi urbani: l’importanza della natura in città

Il capoluogo sta dedicando sempre più spazio alla natura all’interno della città, con la creazione di nuovi parchi urbani e la riqualificazione di aree verdi esistenti.

Questi green spaces offrono un’opportunità per la ricreazione, l’incontro sociale e la promozione di uno stile di vita sano.

Oltre a fornire aree piacevoli da vivere ogni giorno, i parchi urbani contribuiscono anche a migliorare la qualità dell’aria e a mitigare l’effetto dell’isola urbana di calore.

Il Comune di Torino dunque sta investendo nella valorizzazione di questi spazi verdi, riconoscendo l’importanza del contatto con la natura per il benessere dei suoi cittadini.

Deci si passi avanti verso la transizione ecologica

In sintesi, Torino sta compiendo importanti passi avanti verso la transizione ecologica. Le iniziative messe in campo dall’amministrazione Lo Russo stanno contribuendo a ridurre l’impatto ambientale della città, migliorare la qualità della vita dei cittadini e a creare un ambiente urbano più sostenibile.

Il percorso intrapreso è in linea con gli obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, che mira a promuovere lo sviluppo sostenibile in modo equo ed inclusivo. La città sta dimostrando di essere impegnata a contribuire ad un futuro più sostenibile per il pianeta e per i suoi abitanti.

Mobili in cartone per home staging: perchè fai bene ad usarli?

Ogni professionista del settore immobiliare sa bene quanto sia importante presentare al meglio gli spazi che desidera vendere o affittare, a prescindere dal tipo di unità abitativa.

In questo senso è ormai anche in Italia ampiamente diffusa la tecnica dell’home staging, soluzione sempre più adoperata per valorizzare gli ambienti e renderli più accoglienti e appetibili per i potenziali acquirenti o affittuari.

Se non hai mai sentito parlare dell’esistenza dei mobili in cartone, con particolare riferimento all’home staging, di seguito ti parleremo dei motivi per i quali dovresti considerare l’utilizzo di questa soluzione innovativa e sostenibile.

Che cosa sono i mobili in cartone per home staging?

I mobili in cartone per home staging sono una soluzione innovativa e sostenibile per arredare gli ambienti da valorizzare in ottica di una possibile vendita o locazione.

Si tratta di mobili realizzati interamente in cartone, ma non lasciarti ingannare dal materiale: questi mobili sono sorprendentemente resistenti e versatili, proprio ciò di cui hai bisogno per scattare delle bellissime immagini da mostrare ai potenziali clienti.

Grazie alla loro leggerezza e alla facilità di montaggio e smontaggio, i mobili in cartone sono diventati una risorsa preziosa per l’home staging, in quanto consentono di arredare rapidamente e con stile gli spazi da valorizzare, giusto il tempo del set fotografico.

I vantaggi dei mobili in cartone per home staging

Tra i vantaggi che i mobili in cartone offrono per l’home staging ce ne sono alcuni che meritano sicuramente di essere evidenziati maggiormente.

In primo luogo, essi sono molto più leggeri e facili da trasportare rispetto ai mobili “classici” e pesanti come quelli in legno o metallo. Inoltre, sono estremamente resistenti e possono sopportare il peso delle persone e degli oggetti senza problemi.

Tra l’altro, i mobili in cartone per home staging sono altamente personalizzabili e puoi creare infinite combinazioni, adattandole alle esigenze specifiche di ogni ambiente da valorizzare.

Al termine dell’utilizzo, i mobili in cartone possono essere facilmente smontati e riposti in un angolo, senza occupare troppo spazio.

L’aspetto estetico dei mobili in cartone per home staging

I mobili in cartone per home staging non sono solo pratici ed ecologici, ma sono anche esteticamente piacevoli ed in grado di trasmettere “calore”.

Grazie alla loro versatilità, questi mobili possono essere utilizzati per creare ambienti di ogni stile e gusto.

A parte questo, la loro superficie uniforme offre una base perfetta per la personalizzazione con colori e decorazioni, in modo da creare un ambiente ancora più particolare e accattivante per i potenziali acquirenti o affittuari.

Versatilità dei mobili in cartone per home staging

I mobili in cartone sono altamente versatili e possono essere utilizzati in molti contesti diversi, sulla base delle necessità individuali.

Non solo sono perfetti per arredare gli spazi da valorizzare, ma possono anche essere utilizzati per arricchire ambienti temporanei come stand fieristici o eventi promozionali.

Grazie alla loro leggerezza e modularità, i mobili in cartone possono essere facilmente trasportati e montati ovunque tu abbia bisogno di arredare uno spazio in modo rapido ed efficace.

Conclusioni

In sintesi, i mobili in cartone per home staging sono una soluzione innovativa, sostenibile ed economica per arredare gli spazi da valorizzare.

Se sei un professionista del settore immobiliare, non puoi non considerare di optare per questa soluzione in grado di valorizzare gli ambienti ed offrire ai tuoi potenziali clienti una prima impressione positiva per qualsiasi appartamento o soluzione abitativa tu abbia da mostrar loro.

Non perdere l’occasione di cominciare a sfruttare un valido elemento come i mobili in cartone per l’home staging e di valorizzare al massimo le proprietà da mostrare ai tuoi clienti.

I sistemi più efficaci per proteggere la tua casa

“Casa” è quel posto che custodisce i nostri affetti, i nostri ricordi e le nostre passioni, prima ancora che i nostri averi e beni materiali in genere. È il luogo più intimo nel quale troviamo calore, ristoro e felicità, per questo consideriamo il nostro appartamento un rifugio inviolabile in cui nessuno è autorizzato ad entrare senza il nostro permesso.

Proprio quello delle intrusioni indesiderate è un tema oggi più che mai all’ordine del giorno, considerando che secondo una recente statistica ISTAT nel nostro paese vengono svaligiati 7 appartamenti su 1000, non poco.

La maggior parte di questi furti avviene in Estate, quando le persone si allontanano da casa per andare in vacanza lasciando gli appartamenti incustoditi. Ad ogni modo non bisogna mai abbassare la guardia, in nessun periodo dell’anno. Proprio per questo motivo c’è un interesse crescente da parte di chi desidera mettere al sicuro la propria casa e garantire l’incolumità dei propri cari.

I sistemi di protezione per la casa

A tal proposito è importante sottolineare il fatto che in commercio vi sia una buona disponibilità di sistemi realmente utili a diminuire le possibilità che qualcuno possa accedere furtivamente all’interno di un appartamento.

Vediamo allora di seguito di capire quali sono i più efficaci sistemi di protezione per la casa, quelli che consentono realmente di dormire dei sonni tranquilli.

Le telecamere di videosorveglianza

Un impianto di videosorveglianza è già di per sé un ottimo deterrente. La possibilità infatti che la propria immagine venga registrata e poi mostrata agli inquirenti induce la maggior parte dei malintenzionati a direzionare altrove i propri intenti.

Esistono impianti con telecamere a vista e nascoste, in base al tipo di prodotto e tipo di effetto che si desidera ottenere. Grazie ad un impianto di questo tipo è possibile controllare contemporaneamente più zone di casa e coordinare l’impianto anche da remoto per mezzo di un apposito software.

Le grate di sicurezza

Le grate di sicurezza rappresentano un importante impedimento fisico, che spesso induce i malintenzionati a cambiare obiettivo.

Troppo difficile infatti il pensare di poter attaccare le grate di sicurezza e riuscire a superarle, ed in ogni caso è troppo il tempo necessario semplicemente per provare a vincere la loro resistenza.

Oggi esistono sul mercato tantissimi modelli di grate, e per questo motivo non c’è alcun tipo di problema circa la loro adattabilità all’estetica generale del luogo in cui vengono installate.

È possibile posizionare le grate di sicurezza sia sulle finestre che sulle porte, per una protezione totale.

Un sistema di allarme

Un sistema antintrusione con allarme presenta tutta una serie di sensori che, nel momento in cui vengono attivati, rilevano ogni minimo movimento che avviene all’interno dell’appartamento.

È possibile posizionare tutti i sensori che si preferisce e, quando uno di questi rileva un movimento, fa scattare la sirena e lancia anche l’allarme direttamente alla centrale, che può provvedere ad inviare il personale di sicurezza.

Grazie ad un apposito software è sempre possibile ricevere una notifica in tempo reale ogni qualvolta l’impianto di allarme suona, ed eventualmente poter vedere con i propri occhi ciò che sta succedendo grazie alle telecamere.

Una porta blindata

Soprattutto se il tuo è un appartamento e vivi ai piani alti, probabilmente la porta di ingresso è l’unico punto dal quale i malintenzionati potrebbero tentare di accedere.

Diventa importante per questo motivo scegliere una buona porta blindata, possibilmente di classe 4 o superiore, che possa offrire una resistenza tale da rendere non conveniente nemmeno effettuare il tentativo di infrazione.

I malintenzionati infatti non hanno a disposizione molto tempo per scardinare una porta e perlopiù dedicano la propria attenzione a quei modelli che sono particolarmente facili da attaccare.

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Cosa è un condizionatore Dual split?

Quando si necessita di acquistare un nuovo condizionatore e si cercano delle informazioni sul web, una delle prime cose che saltano all’occhio è che esistono condizionatori mono-split e condizionatori dual-split. Qual è la differenza?

Semplicemente, nell’utilizzare un condizionatore dual-split c’è una unica unità esterna ma due unità refrigeranti in casa, le quali possono essere installate in punti diversi.

I vantaggi del dual-split

I vantaggi di sfruttare la tecnologia dual-split applicata ai condizionatori d’aria sono chiaramente molteplici e fanno sì che questo tipo di acquisto possa essere particolarmente conveniente per quel che riguarda i consumi.

In questa maniera infatti, la resa è massima in quanto si vanno a refrigerare due diversi ambienti con l’azione di un unico motore ottenendo così tutti i benefici relativi alla frescura adoperando però una sola unità esterna (o motore).

Chiaramente è possibile regolare autonomamente ogni singolo split, in base alle proprie necessità con tutta la libertà di poter rinfrescare anche una sola stanza se non si necessita di un’azione combinata. Sarà possibile dunque decidere ad esempio di avviare l’azione rinfrescante in soggiorno durante le ore di urne e in camera da letto la sera, o il contrario.

Meglio un condizionatore mono-split o dual-split?

Non esiste in assoluto una soluzione che sia migliore delle altre, ma come sempre dipende dall’utilizzo che se ne intende fare e dalla cubatura dell’ambiente da rinfrescare.

Chiaramente in caso di ambiente unico, oppure se è necessario rinfrescare un solo ambiente tra tutti quelli presenti, meglio un mono-split. Al contrario, se si desidera rinfrescare due ambienti di casa è meglio optare per il dual-split grazie al quale è possibile anche risparmiare sui costi di installazione, visto che l’unità esterna da montare è una sola.

Esistono sul mercato condizionatori Daikin dual-split con classe energetica A+++, e dunque perfetti per rinfrescare ogni tipo di ambiente ottimizzando i consumi.

La spettroscopia ottica

Oggi la spettroscopia ottica è una tecnica che vanta diverse applicazioni in settori quali quello scientifico e medicale, ma anche industriale. Vi si fa ricorso quando è necessario identificare e classificare materiali che possono essere organici o meno.

In ambito industriale la classificazione dei materiali viene spesso eseguita con camere iperspettrali, ovvero particolari telecamere che riescono a coniugare tecniche di analisi e misura basandosi sulla nota spettroscopia ottica. Le camere iperspettrali dunque, rappresentano oggi una importante componente del processo tecnologico di analisi, e consentono di monitorare tutti i processi produttivi in maniera tale da fare in modo che la qualità del prodotto finito possa essere sempre garantita.

Come funzionano gli spettrometri?

In sintesi parliamo di uno strumento che viene adoperato per misurare le proprietà di luce su di una piccola parte dello spettro elettromagnetico, al fine di identificarne i materiali. Come accennato tali apparecchiature trovano applicazione nei settori più svariati e tra questi vi è anche l’astronomia, settore in cui questi dispositivi vengono adoperati per misurare la radiazione proveniente dagli oggetti astronomici al fine di intuire quella che è la loro composizione chimica.

Optoprim è un’azienda nata in Francia nel 1994 e fornisce questo tipo di tecnologia, ma non si limita agli spettrometri. Il suo vasto catalogo offre risposte ad ogni tipo di esigenze di qualsiasi realtà industriale, tutti pensati per risolvere le necessità manifestate dai clienti e dunque essere sempre in grado di soddisfare le richieste di mercato.

Migliorare l’intero processo produttivo

L’azienda offre supporto ai propri clienti sia in fase progettuale che in quella di definizione del progetto stesso, fornendo consigli al fine di individuare l’attrezzatura più adatta alle necessità individuali e offrendo supporto nell’integrare la tecnologia desiderata.

Grazie alla componentistica di alto livello fornita, Optoprim può ritenersi a tutti gli effetti un importante partner in grado di consentire a ciascuna azienda di fare un salto di qualità, grazie a prodotti tecnologicamente avanzati che consentono di migliorare e rendere più efficiente l’intero processo produttivo.

Impianti osmosi inversa

L’assunzione di acqua per il nostro organismo è essenziale per mantenerci ben idratati e per eliminare le tossine che ogni giorno nostro malgrado accumuliamo. Assumere costantemente acqua assume maggiore importanza per alcune categorie di persone, quali ad esempio gli anziani o le donne in stato interessante. Nel corso dei nove mesi i liquidi che la donna si ritrova ad avere in circolo nel corpo aumentano di più di otto litri! Una donna in dolce attesa quindi, per il bene proprio e del proprio bambino, dovrebbe bere almeno due litri di acqua al giorno. I medici consigliano un’acqua che sia batteriologicamente pura, che contenga minerali sufficienti a garantirne il fabbisogno e che, soprattutto, sia priva di nitrati. I nitrati costituiscono un rischio altissimo sia per la donna che per il bambino che porta in grembo, in quanto innescano un processo ossidativo dannoso sull’emoglobina, rendendola metaemoglobina, quindi incapace di trasportare ossigeno ai tessuti; per eliminarli basterebbe filtrare l’acqua che prendiamo dal rubinetto ma filtrandola si andrebbero ad eliminare anche quei minerali di cui invece si ha bisogno in quello stato.

Per non incappare in tali rischi, la maggior parte delle future mamme preferisce acquistare acqua in bottiglia, indipendentemente dal costo che andrà ad affrontare nei mesi di gravidanza, certamente superiore al costo del quotidiano pre-stato interessante. Ma chi ci assicura che l’acqua in bottiglia sia veramente buona e salutare come dice di essere? Come sciogliere dunque i dubbi che sorgono in questo particolare periodo della vita di una donna?

E’ possibile mettersi al sicuro in un modo solo: installare in casa un impianto osmosi inversa di IWM, ovvero un prodotto International Water Machines. Un investimento a lungo termine, durevole anche oltre il periodo di gravidanza e per tutta la famiglia, che, cosa non da meno, consente un risparmio altrettanto considerevole nel tempo. Una soluzione che permette di avere in casa, direttamente dal proprio rubinetto, acqua pura come appena raccolta dalla sorgente e soprattutto oligominerale. Tutte le informazioni su questa azienda leader nel trattamento delle acque potabili possono essere reperite comodamente sul sito IWM, altrimenti basta chiamare il numero verde 800 800 813 per avere a propria disposizione gentilezza, preparazione e celerità

Chatbot a robotica entrano nel Food

Dalla robotica alle automazioni di ordini e prenotazioni, dai software gestionali alle strategie di comunicazione e marketing, nel 2023 si consolida l’impiego di tecnologie in sala e in cucina. Per un ristoratore su due questi strumenti consentono di far risparmiare allo staff fino a 20 ore di lavoro a settimana.
Emerge dalla ricerca ‘Tecnologia in Ristorazione – Scenari e Opportunità’, effettuata dall’Osservatorio Ristorazione.

Il 2023 della ristorazione verrà tuttavia ricordato come l’anno della diffusione capillare dell’AI. Quattro ristoratori su 10 ne hanno fatto uso in maniera costante, e per il 2024 il 73% dichiara di volerne implementare o potenziare l’uso, tra chatbot e strumenti generativi di foto e video, per proporre contenuti sempre più calibrati sul gusto dei clienti.

La tecnologia sopperisce alla mancanza di personale

L’84% dei ristoratori utilizza strumenti tecnologici in sala, in prevalenza gestionali di cassa, prenotazioni e ordini. Il 9% utilizza sistemi di self order, tra totem e menu digitali integrati con la cassa, che consentono di risolvere il problema del reperimento di personale ai tavoli. Solo l’1% dispone di robot di sala.

I ristoratori che utilizzano tecnologia in cucina rappresentano il 77% e fanno ricorso a supporti in grado di elevare la qualità della produzione.
Tra gli impieghi, spopolano i software per la gestione del magazzino e il calcolo del food cost, sistemi di ricezione e gestione delle comande, e per il 16%, l’utilizzo di robotica da cucina.
Anche in questo caso, l’impatto principale è sul lavoro più operativo, senza sacrificare a creatività degli chef.

Anche fuori dal ristorante spopola il ricorso al tech

All’esterno del ristorante, il 95% mette in moto azioni di marketing digitale nei confronti del mondo esterno.
Sul podio degli strumenti più utilizzati, social media (91%), piattaforme per le prenotazioni (73%) e WhatsApp Business (60%).
Molto utilizzati anche i software per l’email marketing (49%) e le piattaforme di intermediazione (The Fork, Just Eat, Deliveroo e affini, 24%).

Il 12% dichiara inoltre di utilizzare e-commerce per vendere i propri prodotti, l’8% di declinare la comunicazione in prodotti editoriali come podcast e web-radio, e il 6% di fare ricorso ai canali Telegram per aggiornare i propri clienti.

Il 2023 è l’anno dell’AI

Il 78% dei ristoratori nel 2023 ha fatto uso dell’AI per velocizzare o migliorare la stesura di testi, come contenuti social, e-mail e app di messaggistica. Ampio impiego (tra 23% e 35%), anche per l’elaborazione di piani editoriali, traduzioni, descrizioni dei piatti, stesura di procedure interne, ricerca di informazioni e dati.

Alla domanda sulle previsioni di utilizzo dell’AI nel 2024, riporta Adnkronos, la percentuale relativa alla stesura di testi per comunicare verso l’esterno cala al 54%, mentre crescono notevolmente l’analisi di dati (dal 13 al 40%), la produzione di idee creative (37%, 53%), la generazione di foto e video (36%, 47%) e la ricerca di spunti per le ricette (23%, 33%).

Le aziende utilizzano AI e IoT nei processi operativi

Intelligenza artificiale (AI) e Internet of Things (IoT) costituiscono una rete in continua crescita di dispositivi, applicazioni e sistemi collegati a Internet e tra loro. Trasformano le imprese, consentendo di raccogliere più dati e automatizzare i processi, ma comportano anche nuovi rischi e sfide per la sicurezza delle risorse aziendali, e la protezione dei clienti.

Un recente studio di Kaspersky ha rivelato che oltre il 50% delle aziende ha implementato l’AI e l’Internet of Things nelle infrastrutture aziendali. E il 33% prevede di adottare queste tecnologie entro due anni.
Ma gli esperti consigliano ai dirigenti aziendali di assicurarsi di adottare le soluzioni di cybersecurity adeguate per proteggerle.

Connettere il futuro del business

Per aiutare le aziende ad affrontare i cambiamenti che le tecnologie interconnesse comportano, Kaspersky ha realizzato la ricerca ‘Connecting the future of business’, che ha coinvolto 560 responsabili senior di IT security provenienti da Nord America, America Latina, Europa, Medio Oriente e Africa, Russia e Asia-Pacifico.
Con questo studio, Kaspersky ha cercato di analizzare l’opinione degli intervistati sulle tecnologie interconnesse. Oltre ad AI e IoT, anche Realtà aumentata (AR), Realtà virtuale (VR) e digital twins, 6G, Web 3 e Data space.

AI e IoT sono già utilizzati rispettivamente dal 54% e dal 51% delle aziende, e una su tre prevede di adottarli entro due anni. I data space sono invece utilizzati dal 32% delle imprese, e quasi la metà (49%) ha intenzione di adottarli nel prossimo futuro.
Digital twins, AR, VR, Web 3.0 e 6G sono utilizzate solo da un’azienda su cinque (20%-21%), ma più del 70% sta pensando di integrarle nei propri processi aziendali.

L’innovazione è più difficile da proteggere

Ma a fronte di un’incredibile diffusione AI e IoT sono vulnerabili a nuovi vettori di attacchi informatici.
Il 16%-17% delle organizzazioni ritiene che AI e IoT siano difficili da proteggere, mentre solo l’8% di chi utilizza l’AI e il 12% di chi dispone dell’IoT ritiene che le proprie aziende siano completamente protette.

Tuttavia, minore è l’implementazione delle tecnologie, maggiore è la difficoltà di proteggerle, e viceversa.
Ad esempio, AR/VR e 6G, che sono meno adottati, secondo il 39%-40% delle aziende risultano essere le tecnologie più difficili da proteggere.

Immense opportunità commerciali, ma attenzione alle minacce informatiche

“Le tecnologie interconnesse offrono immense opportunità commerciali, ma inaugurano anche una nuova era di vulnerabilità a gravi minacce informatiche – ha commentato Ivan Vassunov, VP, Corporate products, Kaspersky -. Con un numero sempre maggiore di dati raccolti e trasmessi, le misure di sicurezza IT devono essere rafforzate. Le imprese devono proteggere le risorse più importanti, rafforzare la fiducia dei clienti in un panorama interconnesso in espansione e garantire risorse adeguate alla sicurezza informatica, in modo da poter utilizzare le nuove soluzioni per fronteggiare le nuove sfide della tecnologia interconnessa”. 

L’intelligenza artificiale? Sempre più simile a quella umana (anche nelle debolezze)

L’intelligenza artificiale (IA) sta sempre più assimilando tratti umani, al punto da manifestare stati d’animo riconducibili all’esperienza tipica delle persone. Lo hanno dimostrato recenti studi che indicano la possibilità che l’IA possa addirittura sperimentare stati di ansia.
Un approfondimento su questo fenomeno è stato pubblicato sulla rivista PNAS, dove sono stati analizzati i comportamenti dei più avanzati modelli di chatbot IA, in particolare le versioni GPT-3.5-Turbo e GPT-4 sviluppate da OpenAI.
E dall’analisi sono emerse notevoli somiglianze con il comportamento umano.

Menti umane e artificiali a confronto

Lo studio ha coinvolto un vasto campione di oltre 108.000 partecipanti provenienti da oltre 50 paesi a cui è stato somministrato un test di Turing.  Le stesse domande sono state rivolte ai chatbot con un database di risposte umane, e poi confrontate con quelle del campione. I risultati ottenuti attraverso l’impiego del questionario OCEAN Big Five per valutare i profili di personalità e sei giochi comportamentali per esaminare tratti come altruismo, equità e avversione al rischio, sono stati davvero sorprendenti.

I chatbot? Più inclini alla generosità delle persone

ChatGPT-4 ha dimostrato di rispecchiare le medie umane in tutte le dimensioni della personalità, presentando leggere deviazioni rispetto a ChatGPT-3. Entrambi i chatbot hanno evidenziato comportamenti simili a quelli umani, con particolare attenzione all’estroversione e alla nevrosi. Inoltre, i chatbot hanno dimostrato una propensione alla generosità e all’equità superiore alla media degli esseri umani. I giochi comportamentali hanno rivelato che ChatGPT-4 ha spesso superato o eguagliato le performance umane, suggerendo la sua capacità di superare il test di Turing in specifici contesti.

Nota interessante, riferisce Adnkronos, è che i comportamenti dei chatbot si discostano dai comportamenti umani di base, orientandosi maggiormente verso l’altruismo e preferendo soluzioni che prevedono la cooperazione.

Imparare dalle esperienze

Un aspetto affascinante emerso dallo studio è la capacità dei chatbot di adattarsi e di apprendere dalle esperienze. Hanno dimostrato di poter modificare le proprie strategie in base al contesto e alle esperienze precedenti, comportandosi in modo sorprendentemente simile agli esseri umani.
Questi risultati aprono nuove prospettive sul potenziale delle intelligenze artificiali e sulla loro integrazione nella società, sollevando importanti interrogativi riguardo alle decisioni che le IA possono assumere. Per una comprensione più approfondita sull’intelligenza artificiale, è necessario attendere ulteriori test e approfondimenti.

Sì alle recensioni, no agli influencer: gli italiani e gli acquisti online

I consumatori italiani si fidano dei loro “colleghi” quando devono effettuare acquisti on line, mentre sono diffidenti nei confronti degli influencer. In sintesi, prima di comprare seguono le recensioni – specie quelle negative – e non gli adv di tiktoker e star di Instagram. E’ in sintesi quanto emerge ‘Tableau de bord®. L’indice di fiducia dei consumatori, monitor sugli italiani’, documento realizzato dall’Istituto Piepoli per Udicon, e che Adnkronos/Labitalia ha visionato e diffuso.

Il 25% del campione guarda sempre le recensioni online

Dall’indagine condotta tra il 5 e il 7 febbraio 2024 attraverso 500 interviste con metodologia Cati/Cawi su un campione rappresentativo della popolazione italiana, composto da uomini e donne dai 18 anni in su, emerge un interessante quadro sul comportamento d’acquisto degli italiani. Prima di prendere una decisione sull’acquisto di un prodotto o servizio, come ad esempio hotel, ristoranti o servizi medici, il 59% del campione si affida alle recensioni online, di cui il 25% lo fa sempre e il 34% a volte.

Per il 73% di coloro che consultano le recensioni, queste influenzano in modo significativo o abbastanza la loro scelta di acquisto. Sorprendentemente, il 93% ammette di optare solo per prodotti o servizi con recensioni positive molto alte.

Solo i giovanissimi si fidano degli influencer

Dall’analisi si scopre poi che la fiducia riposta nei confronti degli influencer, almeno al momento dell’indagine, non equivale a quella per le recensioni. Solo il 23% del campione dichiara di fidarsi molto o abbastanza degli influencer, mentre il 36% non si fida affatto e il 38% si fida poco. La situazione migliora nella fascia di età tra i 18 e i 34 anni, con il 44% che afferma di avere una fiducia significativa negli influencer.
Per il 44% degli intervistati gli influencer non hanno nessun impatto sulle decisioni di acquisto

Quanto alla reale influenza dei consigli degli influencer sulle decisioni d’acquisto, il 44% del campione sostiene che non hanno alcun impatto, mentre il 35% dichiara un’influenza limitata. Ancora una volta, è la fascia di età tra i 18 e i 34 anni a distinguersi, con il 44% dei giovani che ammette di essere influenzato – da abbastanza a molto –  dai consigli degli influencer.

Obiettivo trasparenza 

Per il presidente Udicon, Martina Donini, “le recensioni sono fonte di informazione nella vita quotidiana dei consumatori italiani. Viviamo nell’era della reputation economy dove le recensioni online sono diventate uno specchio delle esperienze dei consumatori. La gestione oculata di queste recensioni diventa cruciale per garantire un ambiente online affidabile e trasparente per gli acquirenti. Non possiamo permettere che alcuni giudizi recensiti siano influenzati da pratiche fraudolente o condizionate da bot. È nostro dovere assicurare e garantire che i consumatori abbiano accesso a informazioni oneste e non manipolate per prendere decisioni consapevoli nel processo di acquisto”, sottolinea con Adnkronos/Labitalia. Secondo Donini, “il rischio di commenti non verificati o falsi è sempre più alto e in questo contesto è necessario creare un sistema integrato tra le piattaforme per verificarne l’autenticità, proseguendo e rafforzando quella linea tracciata dalla recente Direttiva Omnnibus”.

“Per fare questo -aggiunge- dobbiamo obbligare le piattaforme ad adottare misure sempre più trasparenti e stringenti: rendere pubblico il processo di autenticazione, dichiarare e provare l’utilizzo effettivo di un prodotto, assicurare l’integrità dell’intero processo di raccolta e pubblicazione delle recensioni sono solo alcuni passi fondamentali per garantire la fiducia del consumatore ed evitare possibili pratiche commerciali scorrette”.

Global Risk Report: come affrontare i rischi globali nel 2024?

Da quasi due decenni, il Global Risks Report del World Economic Forum (WEF) svolge un ruolo chiave nel processo decisionale strategico. Realizzato in collaborazione con Marsh McLennan e Zurich Insurance Group, il Report 2024 esplora le sfide più pressanti che il mondo dovrà affrontare nei prossimi anni, con particolare attenzione ai cambiamenti tecnologici, l’incertezza economica, i problemi legati a clima e conflitti.
In un mondo caratterizzato da crescente complessità, incertezza e frammentazione, la previsione e la gestione del rischio globale diventano sempre più cruciali per i leader aziendali e i policy maker.

Tensioni geopolitiche, crisi climatiche e incertezze economiche contribuiscono a un panorama globale instabile, caratterizzato da narrativa polarizzante e crescente insicurezza. E mentre le società si adattano a queste sfide, la capacità di cooperare a livello globale viene messa alla prova.

La soluzione è il dialogo costruttivo tra governi, imprese e società civile

Il rapporto mette in luce la necessità di un maggiore consenso e cooperazione per affrontare efficacemente i rischi globali, identificando la possibilità di uno ‘sforzo minimo vitale’ per affrontare questi problemi in base alla loro natura.

Le intuizioni del rapporto sono supportate da dati originali sulla percezione del rischio globale, raccolti attraverso il Global Risks Perception Survey, che coinvolge leader globali provenienti da diverse aree, tra cui accademici, imprese, governi e società civile.
Guardando al futuro, il rapporto evidenzia la necessità di un dialogo aperto e costruttivo tra i leader del governo, delle imprese e della società civile per affrontare i rischi globali e sviluppare opportunità e soluzioni a lungo termine.

Le sfide future: clima, demografia, tecnologia, migrazioni

Dalla persistenza dei conflitti letali in varie regioni del mondo alle condizioni meteorologiche estreme legate ai cambiamenti climatici, il 2023 è stato caratterizzato da una serie di sfide.
Il malcontento sociale è cresciuto in molti paesi, con proteste violente e rivolte che hanno dominato i cicli di notizie. Sebbene le conseguenze destabilizzanti a livello globale siano state in gran parte evitate, le prospettive a lungo termine suggeriscono la possibilità di ulteriori shock globali.

Il rapporto delinea quattro forze strutturali che modelleranno la gestione dei rischi globali nel prossimo decennio: i cambiamenti climatici, la biforcazione demografica, l’accelerazione tecnologica e gli spostamenti geostrategici. Queste transizioni saranno caratterizzate da incertezza e volatilità, mettendo alla prova la capacità delle società di adattarsi e rispondere efficacemente ai rischi globali.

Supportare con le informazioni le decisioni politiche

A sostenere l’iniziativa del World Economic Forum nella gestione dei rischi globali ci penserà il neo nato Global Risks Consortium.
Il nuovo consorzio si concentrerà sull’elaborazione di azioni proattive per affrontare i rischi globali, migliorando la comprensione e la diffusione della previsione del rischio e promuovendo l’azione concreta attraverso il dialogo nazionale e di settore.

L’obiettivo principale di questa iniziativa è assicurare che i leader politici e aziendali di tutto il mondo prendano decisioni cruciali basate sulle migliori informazioni disponibili, riporta Adnkronos, con una chiara comprensione dei potenziali futuri e delle relative implicazioni.

Cosa fanno gli italiani on line? Lo rivela uno studio

Cosa fanno gli italiani quando sono collegati? Cosa guardano, cercano, digitano? A questa domanda risponde l’ultimo Global Digital Report di We Are Social e Meltwater, la più vasta ricerca realizzata sull’argomento. Si scopre così che, nel gigantesco panorama dell’online, le attività preferite sono quelle he coinvolgono la messaggistica e i social network. Un dato che riflette  la necessità umana di comunicare e condividere.

Secondo il report, il 94,7% degli utenti Internet, compresi tra i 16 e i 64 anni, ha utilizzato servizi di messaggistica nell’ultimo mese, mentre il 94,3% ha navigato su piattaforme sociali. Al terzo posto si collocano i motori di ricerca, con l’80,7% degli intervistati che li utilizza regolarmente. Lo shopping online è praticato da quasi tre quarti degli utenti, mentre i servizi basati sulla posizione, come mappe e app per il parcheggio, completano la top 5, coinvolgendo circa il 50% degli intervistati.

Perchè si usa il web: per avere informazioni, compagnia e intrattenimento 

Le principali motivazioni per l’utilizzo di Internet risultano essere “ricerca di informazioni”, “rimanere in contatto con amici e familiari” e “guardare video, programmi TV e film”. Nell’ultimo periodo tutti e tre gli ambiti hanno registrato una crescita significativa. Un altro dato interessante: l’utente medio di Internet oggi trascorre 6 ore e 40 minuti online ogni giorno.

Perchè si utilizzano i social? 

Quali sono invece i motivi per cui le persone si avvicinano ai social media? Il 50% degli utenti li utilizza principalmente per “restare in contatto con amici e familiari”, mentre un sorprendente 38,5% afferma di farlo per “riempire il tempo libero”.

Questo indica che i social media non sono solo un veicolo di connessione sociale, ma si sono evoluti in una piattaforma di intrattenimento. TikTok, con l’80,3% degli utenti che la scelgono per “cercare contenuti divertenti e di intrattenimento”, è la prima testimonianza questa trasformazione.

Instagram al primo posto

Con l’aumento della diversificazione delle piattaforme, il tipico utente ne utilizza 6,7 ogni mese. TikTok primeggia con 34 ore mensili per utente, seguita da YouTube con poco più di 28 ore. Tuttavia, in termini di preferenza globale, Instagram ha surclassato WhatsApp, ottenendo il titolo di piattaforma “preferita” per il 16,5% degli utenti tra i 16 e i 64 anni, relegando WhatsApp al secondo posto con il 16,1%.

In sintesi, il mondo online si presenta come uno spazio intricato di comunicazione, intrattenimento e connessione sociale, con le piattaforme emergenti che sempre più assorbono il tempo libero (e non solo) delle persone.

Consumi: la spesa dei turisti stranieri nei pubblici esercizi supera i livelli pre-pandemia

È quanto emerge dai dati elaborati da Fiepet, l’associazione dei pubblici esercizi aderenti a Confesercenti, sulla base di elaborazioni su dati del CER e del Centro Studi Turistici di Firenze. La spesa al bar e al ristorante dei viaggiatori stranieri in Italia costituisce il 33% dei loro consumi complessivi, che nel 2023 dovrebbero aver toccato quota 42 miliardi di euro, +7,8% rispetto al 2022.

Nel 2023 hanno visitato il nostro Paese oltre 65 milioni di stranieri, spendendo in media oltre 212 euro a persona in colazioni, pranzi, cene e aperitivi, per un totale di oltre 13,8 miliardi di euro. L’ammontare più alto dal 2019.
Insomma, una massa di vacanzieri nel 2023 ha mostrato di apprezzare il nostro Paese, non solo per le città, i borghi d’arte o le spiagge, ma anche per lo stile di vita. Soprattutto la cucina.

I tedeschi consumano di più

La spesa dei turisti stranieri nei pubblici esercizi è la seconda voce in assoluto dei visitatori esteri in Italia. Subito dopo l’alloggio, che ne assorbe il 36%, per un totale di oltre 15,1 miliardi di euro.
Seguono i trasporti (11%, 4,6 miliardi), ma anche lo shopping nei nostri negozi, cui i turisti hanno destinato circa 4,2 miliardi (10%). Circa il 6%, poco più di 2,5 miliardi, è stato destinato invece ad attività ricreative e culturali, mentre quasi 1,7 miliardi sono stati assorbiti per altre attività e servizi.

In generale, a consumare di più, per un totale complessivo di 6,8 miliardi di euro, sono i turisti tedeschi. Al secondo posto i visitatori in arrivo dagli USA (5,2 miliardi), seguiti da Regno Unito (3,8 miliardi), Francia (3,6 miliardi), Austria (2,1 miliardi), Spagna (1,8 miliardi) e Svizzera (1,6 miliardi).

Una parziale compensazione con il rallentamento della domanda interna

Seguono i viaggiatori del Canada (1 miliardo) e del Giappone (550 milioni), mentre la spesa dei Russi si ferma a 210 milioni. I restanti 15,34 miliardi di euro, invece, arrivano dai viaggiatori degli altri Paesi.

“I viaggiatori stranieri spendono un euro su tre in un pubblico esercizio – commenta Giancarlo Banchieri, Presidente Fiepet Confesercenti -. Una preferenza che ha permesso, nelle mete turistiche, di compensare in parte il rallentamento della domanda italiana e l’aumento dei costi di attività. E che conferma il ruolo fondamentale che i nostri bar, ristoranti, pizzerie e pub svolgono nel nostro turismo”.

L’Italia attira foodie e amanti della buona cucina

“Il sistema dei pubblici esercizi italiani ha caratteristiche uniche al mondo. A partire dalla numerosità, oltre 340mila imprese, dovuta alla scarsa penetrazione delle grandi catene e dalla prevalenza di locali indipendenti e a gestione familiare. Realtà spesso legate alla cucina tradizionale locale, che generano una varietà di offerta sul territorio unica, che rende l’Italia tra le mete più ambite per i viaggi ‘a scopo enogastronomico’ di foodie e turisti amanti della buona cucina – aggiunge Banchieri -. Anche grazie all’aumento di dehors e tavoli all’aperto: un ampliamento avvenuto per ragioni di sicurezza pubblica con la pandemia, ma che è diventato una delle modalità di consumo più gradite”.

Il mercato digitale italiano? Cresce più del PIL

La dinamica del mercato digitale italiano continua a segnare una decisa crescita, superando persino l’andamento dell’economia nel suo complesso. Si prevede che entro il 2026 il comparto raggiungerà oltre i 90 miliardi di euro, confermando il suo ruolo centrale nello sviluppo dell’economia del Paese.

ICT e gli altri servizi trainanti

Nel 2023, nonostante le difficoltà e crisi a livello globale, il mercato digitale si è dimostrato in ottima salute, con un forte aumento del 2,8% negli ultimi dodici mesi. I settori trainanti sono stati i Servizi ICT (+9%), Contenuti e pubblicità digitale (+5,9%) e Software e soluzioni ICT (+5,8%), sottolineando la resilienza del digitale anche di fronte alle incertezze mondiali.

Il presidente di Anitec-Assinform, Marco Gay, sottolinea che nonostante l’instabilità economica, il mercato digitale mantiene il suo ruolo chiave nell’innovazione e nello sviluppo economico. Nel 2023, con la diffusione di tecnologie come l’intelligenza artificiale generativa e ChatGPT, l’IA ha ottenuto attenzione a livello accademico, istituzionale e commerciale, considerata finalmente come una forza rivoluzionaria in grado di affrontare sfide complesse e potenziare le capacità umane.

Valore di 38.106 milioni di euro nei primi sei mesi del 2023

Nei primi sei mesi del 2023, il mercato digitale ha registrato un valore di 38.106 milioni di euro, con una crescita del 2,5% rispetto all’anno precedente. I settori in maggiore crescita sono stati Servizi ICT (+8,8%), Contenuti e pubblicità digitale (+6%) e Software e soluzioni ICT (+5,7%).

Le prospettive per i prossimi anni indicano un aumento più sostenuto, con previsioni del +3,8% nel 2024, +4,8% nel 2025 e +5% nel 2026, portando il mercato oltre i 90 miliardi di euro entro quest’ultimo anno.

Il ruolo dei Digital Enabler

I Digital Enabler, in particolare l’intelligenza artificiale, giocheranno un ruolo chiave con una prevista crescita media annua del +28,2% tra il 2023 e il 2026, contribuendo in modo significativo al progresso del mercato digitale italiano. Gay sottolinea che le dinamiche del mercato digitale saranno sempre più legate a fattori che influenzano la trasformazione digitale, l’economia e il capitale umano, evidenziando l’importanza delle nuove competenze digitali e il ruolo delle nuove tecnologie nel raggiungere obiettivi di sostenibilità ambientale, sociale ed economica.

La questione cybersicurezza

Il rapporto si concentra anche sulla cibersicurezza e sull’importanza crescente della pubblica amministrazione nel mercato digitale. Nel 2023, gli attacchi informatici sono aumentati, con la spesa per la cybersicurezza in aumento del 13%.

La Pubblica Amministrazione rappresenta uno degli attori principali del mercato digitale, con una prevista crescita del 9,1% nel 2023 e una spesa complessiva di quasi 8 miliardi di euro.

Italia, perchè il settore dei Data Center rappresenta un’enorme opportunità?

In Italia, il mercato della colocation dei Data Center, ovvero la compravendita o l’affitto di infrastrutture per ospitare server e dati delle organizzazioni, ha raggiunto nel 2023 il valore di 654 milioni di euro, registrando un aumento del 10% rispetto al 2022. Si prevede che, in condizioni favorevoli, possa addirittura raddoppiare entro il 2025.

Questo settore ha un impatto significativo sull’economia, generando un indotto collegato ai mercati digitali abilitati da tali infrastrutture.

Milano protagonista dell’ecosistema dei Data Center europei

Le nuove aperture nel 2023 hanno aumentato la potenza energetica nominale attiva in Italia a 430 MW, con Milano che si conferma come il principale polo infrastrutturale del paese con 184 MW. Nonostante sia ancora distante da Francoforte, il capoluogo lombardo si posiziona come un centro di grande interesse rispetto ad altri paesi emergenti nell’ecosistema dei Data Center europei, come Madrid e Varsavia.

I dati emergono dalla prima edizione dell’Osservatorio Data Center, promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano e presentato all’evento “Data Center Economy: l’Italia a un punto di svolta”.

83 nuove strutture nel 2023

Il contesto italiano nel 2023 ha visto un’accelerazione senza precedenti con l’annuncio di 83 nuove infrastrutture da parte di 23 organizzazioni, con un potenziale investimento complessivo di fino a 15 miliardi di euro entro il 2025. Questo, secondo Alessandro Piva, Direttore dell’Osservatorio Data Center, rappresenta un’opportunità unica che avrà impatti positivi sul territorio, dalle filiere locali ai comuni.

Cresce l’interesse degli investitori 

La crescita delle infrastrutture territoriali sta cambiando il panorama europeo, tradizionalmente dominato da cinque città. L’Italia, insieme a Polonia, Spagna e Svizzera, sta attirando l’interesse degli investitori, mentre lo sviluppo dell’ecosistema Cloud europeo si orienta verso una logica decentralizzata.

Dal punto di vista dimensionale, la maggior parte dei Data Center italiani è di media o piccola potenza, ma si prevede una maggiore concentrazione di aperture nell’alta potenza nei prossimi anni. La Lombardia, in particolare Milano, rimane il primo polo infrastrutturale, seguita da Roma che sta emergendo come secondo polo, seppur con numeri inferiori.

Le sfide da affrontare 

Tuttavia, l’Italia deve affrontare alcune sfide. Il settore dei Data Center non è ancora riconosciuto a livello regolatorio, creando incertezze e rallentamenti burocratici. È fondamentale definire norme specifiche e una procedura chiara per l’apertura di nuovi Data Center, soprattutto quelli di potenza superiore ai 10 MW.

La collaborazione tra attori del mercato e enti preposti sarà essenziale per garantire una crescita sostenibile e rendere l’Italia un punto chiave nell’infrastruttura digitale europea e mediterranea.