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Metaverso, quanti falsi miti da sfatare

L’anno scorso, la novità tecnologica che ha catturato l’attenzione di tutti è stato il Metaverso. Successivamente, si è parlato di “flop”, di investimenti diversi da parte di Meta e di una tecnologia quasi obsoleta. Ma il Metaverso è davvero già morto? E se esiste, che cosa è veramente? Prima di tutto, è opportuno fare chiarezza. Il Metaverso è un ecosistema immersivo, persistente, interattivo e interoperabile, composto da diversi mondi virtuali interconnessi. Gli utenti possono socializzare, lavorare, fare transazioni, giocare e creare asset, accedendo tramite dispositivi immersivi. Questa definizione è data dall’Osservatorio Extended Reality & Metaverse del Politecnico di Milano.

Il pieno Metaverso non esiste ancora

Il Metaverso rappresenta la prossima grande evoluzione dell’interazione online, ma non esiste ancora. Tuttavia, ha attirato l’interesse di molte aziende, che stanno esplorando le opportunità di business all’interno di mondi virtuali. In Italia, si stima che ci siano 1,4 milioni di utenti internet con più di 18 anni che frequentano almeno uno dei 212 mondi virtuali attualmente esistenti.

Vero o no?

Ci sono diversi falsi miti attorno al concetto di Metaverso. In prima battuta, si sente dire che esistono più Metaversi: falso! Il Metaverso è uno solo, composto da mondi virtuali interoperabili e interconnessi tra di loro. Ancora, è opinione diffusa che il concetto di Metaverso sia stato ideato da Facebook nel rebranding in Meta: falso! Il termine Metaverso è stato affrontato nel corso degli ultimi trent’anni in diversi campi, e Meta lo ha ripreso per rappresentare una rivoluzione digitale portata dalle tecnologie di Extended Reality. Ancora, il Metaverso è quasi sempre assimilato alla realtà virtuale: falso! La realtà virtuale è una tecnologia immersiva, ma il Metaverso è un concetto più ampio, composto da mondi virtuali interconnessi. Per la stessa ragione, non è vero che il Metaverso sia accessibile solo tramite un visore. Il Metaverso è raggiungibile da smartphone, PC o visore. L’hardware di accesso cambia l’immersività dell’utente, ma non ne preclude gli aspetti funzionali.

Non solo gaming: le infinite applicazioni

Un altro falso mito riguarda il fatto che il Metaverso sia solo gaming: non è così! Sebbene oggi sia associato principalmente alle attività di gaming, potrebbe generare opportunità in molti altri ambiti applicativi. In primis, il Metaverso avrà legami con il mondo reale. Le attività nei mondi virtuali possono avere collegamenti con il mondo fisico e viceversa. Poi, potrà servire alle imprese per fare business: il Metaverso potrebbe rappresentare una possibilità per le aziende di ampliare la loro offerta e raggiungere nuovi utenti. Precisando che il Metaverso non sinonimo di Web3 (potrà farne parte, ma non è la stessa cosa), non è nemmeno detto che ingloberà tutti i progetti di Extended Reality. Le aziende dovranno valutare se l’impiego del Metaverso sia utile per raggiungere uno scopo specifico. Infine, il Metaverso non è morto perché quello vero, con tutte le sue caratteristiche peculiari, non esiste ancora. Quello che vediamo oggi potrebbe solo essere il preludio di quello che sarà.

Ue, il 96% dei giovani usa Internet quotidianamente 

Nel 2022, il 96% dei giovani tra i 16 e i 29 anni nell’Unione Europea ha dichiarato di utilizzare Internet quotidianamente, rispetto all’84% della popolazione adulta. L’uso giornaliero di Internet tra i giovani è stato superiore al 94% in tutti i paesi dell’UE. 

Percentuali di utilizzo più basse in Italia e Bulgaria

Le percentuali più basse sono state registrate in Italia e Bulgaria, entrambe al 94%, mentre le percentuali più alte sono state riscontrate in Irlanda al 100% e in sette paesi dell’UE: Malta, Lussemburgo, Portogallo, Repubblica Ceca, Lituania, Slovenia e Lettonia, dove l’utilizzo quotidiano di Internet ha raggiunto il 99% o il 100%.
Sebbene i giovani abbiano riportato percentuali molto elevate di utilizzo giornaliero di Internet in tutti i paesi, c’è stata una maggiore variabilità tra gli utenti adulti. 

Nel Nord Europa giovani e adulti usano il web quasi allo stesso modo 

In media, la differenza tra la percentuale di giovani e adulti che utilizzano Internet quotidianamente nell’UE era del 12%. Tuttavia, nei Paesi Bassi, Svezia, Danimarca, Finlandia, Irlanda, Belgio e Lussemburgo, questa differenza non superava il 7%. Altri paesi dell’UE hanno registrato un alto utilizzo giornaliero di Internet tra i giovani, ma con un divario significativamente maggiore rispetto agli adulti. Ad esempio, in Croazia e Grecia, il divario era del 21%, mentre in Portogallo e Bulgaria era del 19%, e in Polonia e Romania era del 18%.

Gli under vogliono la rete per i social network

La maggior parte dei giovani utilizza Internet, ma quali sono stati alcuni degli utilizzi principali nel 2022 e come sono cambiati nel tempo? Secondo i dati, nel 2022, l’84% dei giovani ha utilizzato Internet per partecipare ai social network. Tra le attività riportate, l’uso dei social network è stata la principale preferenza dei giovani dal 2014, con dati che oscillano leggermente ma rimangono su livelli elevati. Altri utilizzi principali sono stati la lettura di notizie online (68%) e l’home banking (64%).

Crescono l’home banking e i corsi online

Mentre l’uso di Internet per l’home banking è costantemente aumentato dal 2014 (dal 45% dei giovani), la lettura di notizie online ha raggiunto il picco nel 2020 (73%) e successivamente ha perso slancio, con una diminuzione del 5% nel 2022. A causa della pandemia di Covid-19, la maggior parte delle attività online ha registrato un aumento, in particolare l’utilizzo di Internet per corsi online, che è passato dal 13% nel 2019 al 35% nel 2021. Tuttavia, nel 2022, questa percentuale è scesa al 28% (-7%), ma rimane comunque significativamente superiore rispetto al 2019.
Nel 2022, solo il 23% dei giovani ha utilizzato Internet per partecipare a iniziative civiche o politiche, un’attività che ha registrato un leggero aumento dal 2015.

Imprese e innovazione in Italia nel 2023

Il mondo delle imprese italiane nel 2022 ha mostrato una notevole capacità di resilienza agli shock originati dall’incremento dei prezzi dei beni importati, e in particolare dai prodotti energetici. E nei primi mesi del 2023, appena fuori dalla fase più acuta della crisi energetica, una quota rilevante di imprese italiane nella manifattura e nei servizi di mercato ha intrapreso o pianificato l’adozione di strategie di sviluppo sostenibile. Comportamenti virtuosi estesi anche al campo dell’innovazione eco-sostenibile. Tuttavia, sul sistema produttivo italiano pesano, oltre agli scenari economici globali incerti e instabili, la sua elevata frammentazione e la sua scarsa propensione a investire, soprattutto da parte delle imprese piccole e micro. È quanto emerge dal Rapporto annuale dell’Istat per l’Italia nel 2023.

Maggiore competitività sui mercati internazionali

Nel corso del 2022, comunque, commenta l’Istat, “si è registrato un ampio recupero delle esportazioni, fortemente penalizzate durante la fase più acuta della pandemia. La partecipazione alle catene globali del valore si accompagna a una maggiore competitività sui mercati internazionali, ove quest’ultima è strettamente legata anche alla capacità di innovare e di investire in conoscenza. Inoltre, le imprese innovative godono di significativi vantaggi nelle performance economiche e nella propensione all’export, anche a parità di dimensione media di impresa. Gli incentivi pubblici a R&S, con il meccanismo del credito di imposta, sono uno stimolo efficace, ma selettivo, alla crescita della produttività totale dei fattori, in particolare per le imprese esportatrici manifatturiere e multinazionali”.

Imprese innovatrici: +37% di produttività

Nel mondo imprenditoriale, ancora caratterizzato dalla forte prevalenza di Pmi (solo l’1% è costituto da grandi aziende), diventano di fondamentale importanza innovazione, ricerca e sviluppo. La propensione all’innovazione cresce all’aumentare della dimensione aziendale: se nelle piccole imprese una su due è attiva sul fronte dell’innovazione, in quelle di media dimensione il 65,7% svolge attività innovative, e nelle grandi tre su quattro innovano. Il Rapporto evidenzia che le imprese innovatrici godono di un differenziale positivo (+37%) di produttività del lavoro rispetto alle non innovatrici. Differenziale che aumenta per le imprese innovatrici attive nella R&S (+44,7%) ed è massimo nelle grandi imprese attive nella R&S (+46,7%).

Investimenti in R&S

Tra le innovatrici, le imprese che investono in R&S beneficiano di un differenziale positivo di produttività rispetto a quelle che non svolgono attività di R&S (+5,6%). Il differenziale è massimo nel settore dei servizi (+8,2%). Nel triennio 2018-2020, il 50,9% delle imprese industriali e dei servizi con 10 o più addetti ha svolto attività innovative di prodotto e di processo. La quota è in calo di circa 5 punti percentuali rispetto al triennio precedente. Tra le cause della sospensione o riduzione dell’innovazione c’è stata l’emergenza sanitaria, indicata dal 64,8% delle aziende con attività innovative, in particolare per le più piccole, il 66,7, contro il 50,2% delle grandi.

Senior più consapevoli a tavola rispetto a Millennial e GenZ 

Oggi quando si parla di abitudini alimentari sane, benessere e sostenibilità vanno di pari passo, e vengono concepiti come valori da tramandare ai più piccoli. Tanto che per il 94% degli intervistati dal Trend Radar di Samsung, realizzato in collaborazione con Human Highway, è necessario insegnare ai bambini una cultura alimentare più consapevole. In dieci anni cresce infatti dal 61% al 91% la percentuale di italiani consapevoli di un’alimentazione sana e senza sprechi. Segno di una tendenza diventata a tutti gli effetti uno stile di vita. E a sorpresa, i più sensibili al tema sono i Senior (80%), che superano Millennials (61%) e GenZ (52%), generalmente considerati i paladini di questa filosofia.

Mangiare bene non basta: occorre uno stile di vita sano e sportivo

Altrettanto diffusa è la consapevolezza che non basta solo mangiare bene, ma occorre avere uno stile di vita sano e sportivo (94%) e uno stile di vita sano significa anche adottare un’alimentazione sana (93%). Quanto sulla sostenibilità alimentare, il 92% del campione è d’accordo sul fatto che ci sia uno spreco eccessivo di cibo, l’89% che tutti debbano cambiare le abitudini alimentari per salvaguardare la Terra, l’89% che sia fondamentale consumare alimenti stagionali. E la tecnologia in questo ambito è l’alleato principale. Gli italiani infatti si rivolgono a device o elettrodomestici per ricercare contenuti legati al cibo (91%), seguire uno stile di vita sano (90%) e avere un’alimentazione sostenibile (88%).

Un aiuto arriva dalle app, i food blogger e i programmi TV di cucina

Ed è la GenZ a utilizzare maggiormente le app, che vorrebbe personalizzate e in grado di suggerire ricette (41,3%), tracciare le calorie e indicare i benefici nutrizionali degli alimenti (35%).
Se il 48% del campione cerca ricette online, guarda programmi TV di cucina (46%) e legge recensioni dei ristoranti (45%), è sempre la GenZ a cercare maggiormente ricette online (43% Senior), recensioni di un ristorante (52%) o guardare video dei food blogger (37%), mentre i Senior guardano ricette in TV (50%), e i Millennials fotografano e postano le ricette (21%).

Elettrodomestici: frigo e forno al servizio dell’alimentazione healty

Gli italiani sono attenti soprattutto a come conservano il cibo nel frigorifero (38%) e utilizzano elettrodomestici che aiutano a cuocere in modo sano gli alimenti (30%). Le funzionalità del frigorifero sono più importanti per i Senior (54%), così come l’utilizzo di elettrodomestici per cucinare sano (35%), ma per tutti è il frigorifero l’elettrodomestico chiave (94%) per mantenere uno stile di vita alimentare sano e sostenibile. Il forno (91%) invece soddisfa le esigenze di una cottura healthy ottimale: il 77% predilige cucinare al forno perché più sano e il 63% al vapore per mantenere le proprietà nutrizionali.

Mobili in cartone per home staging: perchè fai bene ad usarli?

Ogni professionista del settore immobiliare sa bene quanto sia importante presentare al meglio gli spazi che desidera vendere o affittare, a prescindere dal tipo di unità abitativa.

In questo senso è ormai anche in Italia ampiamente diffusa la tecnica dell’home staging, soluzione sempre più adoperata per valorizzare gli ambienti e renderli più accoglienti e appetibili per i potenziali acquirenti o affittuari.

Se non hai mai sentito parlare dell’esistenza dei mobili in cartone, con particolare riferimento all’home staging, di seguito ti parleremo dei motivi per i quali dovresti considerare l’utilizzo di questa soluzione innovativa e sostenibile.

Che cosa sono i mobili in cartone per home staging?

I mobili in cartone per home staging sono una soluzione innovativa e sostenibile per arredare gli ambienti da valorizzare in ottica di una possibile vendita o locazione.

Si tratta di mobili realizzati interamente in cartone, ma non lasciarti ingannare dal materiale: questi mobili sono sorprendentemente resistenti e versatili, proprio ciò di cui hai bisogno per scattare delle bellissime immagini da mostrare ai potenziali clienti.

Grazie alla loro leggerezza e alla facilità di montaggio e smontaggio, i mobili in cartone sono diventati una risorsa preziosa per l’home staging, in quanto consentono di arredare rapidamente e con stile gli spazi da valorizzare, giusto il tempo del set fotografico.

I vantaggi dei mobili in cartone per home staging

Tra i vantaggi che i mobili in cartone offrono per l’home staging ce ne sono alcuni che meritano sicuramente di essere evidenziati maggiormente.

In primo luogo, essi sono molto più leggeri e facili da trasportare rispetto ai mobili “classici” e pesanti come quelli in legno o metallo. Inoltre, sono estremamente resistenti e possono sopportare il peso delle persone e degli oggetti senza problemi.

Tra l’altro, i mobili in cartone per home staging sono altamente personalizzabili e puoi creare infinite combinazioni, adattandole alle esigenze specifiche di ogni ambiente da valorizzare.

Al termine dell’utilizzo, i mobili in cartone possono essere facilmente smontati e riposti in un angolo, senza occupare troppo spazio.

L’aspetto estetico dei mobili in cartone per home staging

I mobili in cartone per home staging non sono solo pratici ed ecologici, ma sono anche esteticamente piacevoli ed in grado di trasmettere “calore”.

Grazie alla loro versatilità, questi mobili possono essere utilizzati per creare ambienti di ogni stile e gusto.

A parte questo, la loro superficie uniforme offre una base perfetta per la personalizzazione con colori e decorazioni, in modo da creare un ambiente ancora più particolare e accattivante per i potenziali acquirenti o affittuari.

Versatilità dei mobili in cartone per home staging

I mobili in cartone sono altamente versatili e possono essere utilizzati in molti contesti diversi, sulla base delle necessità individuali.

Non solo sono perfetti per arredare gli spazi da valorizzare, ma possono anche essere utilizzati per arricchire ambienti temporanei come stand fieristici o eventi promozionali.

Grazie alla loro leggerezza e modularità, i mobili in cartone possono essere facilmente trasportati e montati ovunque tu abbia bisogno di arredare uno spazio in modo rapido ed efficace.

Conclusioni

In sintesi, i mobili in cartone per home staging sono una soluzione innovativa, sostenibile ed economica per arredare gli spazi da valorizzare.

Se sei un professionista del settore immobiliare, non puoi non considerare di optare per questa soluzione in grado di valorizzare gli ambienti ed offrire ai tuoi potenziali clienti una prima impressione positiva per qualsiasi appartamento o soluzione abitativa tu abbia da mostrar loro.

Non perdere l’occasione di cominciare a sfruttare un valido elemento come i mobili in cartone per l’home staging e di valorizzare al massimo le proprietà da mostrare ai tuoi clienti.

Megatrend e sfide globali: la scienza aiuta ad affrontare il futuro 

Scienza, economia, società e tecnologia si stanno evolvendo a una velocità senza precedenti. Oggi, a livello planetario stiamo affrontando sfide dettate dal cambiamento climatico, scarsità di risorse, cambiamento demografico e sociale, e sinergia tra mondo fisico e digitale. Ma secondo il rapporto State of Science Index 2023 di 3M, l’84% degli italiani riconosce il legame tra la scienza e il ruolo che svolge nel migliorare la qualità della vita.
“Come azienda globale affrontiamo con impegno le sfide poste dai megatrend – afferma Maurizio Asti, Managing Director 3M in Italia e Sud Est Europa -. La scienza dispone del potenziale necessario per risolvere le sfide globali più impegnative, e l’ampio portfolio di soluzioni 3M, nonché la vasta esperienza dell’azienda, ci rendono perfettamente in grado di fornire soluzioni innovative su larga scala”.

Soluzioni per minimizzare gli effetti del cambiamento climatico


In un periodo storico in cui l’impatto delle tendenze globali continua a plasmare il nostro quotidiano, 3M si impegna ad applicare le più evolute potenzialità della scienza per fornire soluzioni significative per il progresso della società. Il 93% degli italiani ritiene che la scienza possa aiutare a minimizzare gli effetti del cambiamento climatico. Ne è un esempio il catalizzatore nanostrutturato all’iridio di 3M, che riduce la quantità di iridio, un metallo prezioso raro, necessaria per soddisfare i severi requisiti di efficienza e durata degli elettrolizzatori ad acqua. In questo modo, è possibile rendere la produzione di idrogeno verde più conveniente, efficiente e accessibile.

Migliorare la sicurezza delle batterie dei veicoli elettrici

Il 95% degli italiani ritiene inoltre che il trasporto pubblico elettrico sia affidabile. Tra le soluzioni 3M a portfolio per rispondere a quest’esigenza spicca il TB5000 Thermal Barrier material, che migliora la sicurezza delle batterie dei veicoli elettrici proteggendo le celle adiacenti dall’energia prodotta da una cella guasta. In questo modo, forma una barriera ignifuga e isolante dal punto di vista elettrico e termico che impedisce di conseguenza la diffusione dell’evento termico.

Aumentare produttività e qualità della produzione

Il 91% degli italiani, poi, teme conseguenze negative se il Paese non riuscirà a risolvere il problema della carenza di manodopera qualificata, a partire dall’impatto economico negativo fino all’abbandono delle infrastrutture pubbliche e al declino della qualità complessiva. Nell’intento di affrontare questa problematica, aumentando al contempo la produttività e la qualità della produzione, 3M propone la tecnologia del sistema robotico per la riparazione della Vernice Finesse-it, che si avvale di sistemi di visione di terze parti per identificare e riparare automaticamente i più comuni difetti di verniciatura sulle linee di produzione automobilistica.

Tecnologia e vita quotidiana: è una relazione stabile e serena?

La tecnologia è ormai parte integrante della vita quotidiana, e mediamente l’impatto con l’innovazione tecnologica è ritenuto positivo. Aumenta inoltre la consapevolezza sull’utilizzo dei propri dati una volta diffusi nel Web, e diminuisce la preoccupazione per la privacy dei dati. Sono alcune evidenze tratte dall’indagine annuale WIN World Survey, realizzata a livello internazionale in 39 Paesi da WIN (Worldwide Independent Network of Market Research) e per l’Italia BVA Doxa, sul tema dell’utilizzo quotidiano della tecnologia. Su scala globale, gli intervistati che si dichiarano spaventati per la condivisione delle proprie informazioni personali sono infatti diminuiti rispetto alla rilevazione precedente.

I social media stravolgono la vita?

I dati della ricerca analizzano le opinioni di circa 29mila persone anche riguardo l’uso dei social media, dimostrando, in particolare, come nell’ultimo anno sia diminuita la paura legata alla violazione della privacy dei dati. In Italia, il 35% degli intervistati si dichiara preoccupato di condividere le proprie informazioni digitali, ma il 10% non lo è per nulla. Ma il 22% degli intervistati a livello globale, è completamente d’accordo con l’affermazione secondo cui ‘i social media stanno stravolgendo completamente le nostre vite’. In particolare, Croazia (80%), Slovenia (75%) e Serbia (47,1%) sono i Paesi a sentirsi più impattati dal cambiamento.

Le nuove tecnologie aiutano a essere più organizzati

Altri paesi europei, come Francia (53%) e Germania (51%) confermano questa sensazione, mentre l’Italia (30%) non sembra particolarmente preoccupata di quanto i social network stiano condizionando la nostra quotidianità. Nonostante le persone mostrino sentimenti contrastanti riguardo l’argomento, l’uso della tecnologia nella vita quotidiana è innegabile. Il 45,3% degli intervistati a livello globale (Italia 45%) concorda sul fatto che le nuove tecnologie aiutino a essere più organizzati nella vita di tutti i giorni, soprattutto i giovani tra 18-24 anni (51,5%), e in prevalenza uomini (47,4%) rispetto alle donne (43%).

Italiani informati sull’uso dei dati personali condivisi sul web

Rispetto alla rilevazione precedente, crescono al 35% quanti si ritengono consapevoli dell’uso che viene fatto delle informazioni personali una volta condivise. Gli italiani, con un 44% che spicca nella classifica globale, si dimostrano particolarmente informati sull’uso che fornitori di servizi, inserzionisti, rivenditori, assicuratori o enti pubblici, fanno dei loro dati una volta ricevuti. Si registra anche un calo, su scala globale, di coloro che sono preoccupati di condividere le proprie informazioni.
Se un anno fa si trattava del 48% degli intervistati, nell’ultima indagine il dato scende al 45%.
Segue la tendenza anche l’Italia, dove la preoccupazione relativa alla condivisione dei dati passa dal 45% del 2019 al 35% dell’ultima rilevazione.

Podcast, i numeri di un successo: un terzo degli italiani li ascolta

I podcast sono diventati compagni fedeli delle giornate degli italiani. Tanto che, solo negli ultimi 12 mesi, la platea di chi li ha ascoltati ha raggiunto la quota di  16,4 milioni di persone. Si tratta di un numero in costante crescita, anno dopo anno. Rispetto al 2022, l’aumento è di un milione di ascoltatori (+7%), ma se si considera l’ultimo quinquennio l’incremento raggiunge addirittura il 59%. Nel 2018, infatti, gli appassionati di podcast erano “solo” 10,3 milioni. Questi dati emergono dall’ultima ricerca di NielsenIQ (NIQ) per Audible, società Amazon tra i principali protagonisti nella produzione e distribuzione di contenuti audio. “Siamo stati i pionieri dell’audio entertainment in Italia e la crescita impressionante di questa industry in questi sette anni ci riempie di soddisfazione: quasi un italiano su tre ha ascoltato un podcast o un audiolibro nell’ultimo anno. Stiamo parlando di quasi 17 milioni di persone con un incremento del 4% rispetto al 2022”. A commentare i dati con soddisfazione è Juan Baixeras, country manager Spain and Italy di Audible.

Si alza la frequenza di ascolto e si allarga la platea dei fruitori 

Un ulteriore dato che conferma l’interesse crescente degli italiani per i podcast è l’aumento della frequenza di ascolto: oltre la metà degli intervistati (53%, +10 punti percentuali rispetto all’anno precedente) li ascolta almeno una volta al mese, mentre coloro che li ascoltano almeno una volta alla settimana sono aumentati notevolmente (36% degli intervistati, +12 punti percentuali rispetto al 2022). Ma chi sono i fan dei podcast? Sono principalmente persone giovani o giovanissime (le fasce di età più rappresentate sono 18-24 e 25-34 anni) ed estremamente connesse. Però la tendenza è in cambiamento: i podcast stanno conquistando anche le fasce d’età più mature, con un aumento significativo delle persone oltre i 55 anni che li ascoltano (+8% rispetto al 2022). Inoltre, i podcast si confermano come un fenomeno che unisce le generazioni: il 40% dei genitori intervistati ha figli che ascoltano questo formato audio.

I luoghi dell’ascolto: a casa, ma anche “in movimento”

Sia che vengano ascoltati a casa (luogo preferito dal 75% degli intervistati) sia in movimento, il principale vantaggio riconosciuto ai podcast è la possibilità di ascoltarli in modalità multitasking, mentre si svolgono altre attività (per il 59% degli intervistati). I podcast vengono apprezzati principalmente per intrattenere, ma anche per imparare e come valido supporto allo studio. Inoltre, il 39% degli intervistati li trova utili per selezionare argomenti e approfondire notizie senza dover “subire” il ciclo tradizionale dei media, mentre cresce l’interesse (+5 punti percentuali dal 2022) per i podcast sulle tematiche sociali.

Social network, come vengono utilizzati dagli italiani?

I social network più utilizzati in Italia sono WhatsApp (73,9%), Facebook (67,5%), Telegram (34,4%) e Twitter (25,9%). Lo rivela il recente Rapporto Italia 2023 realizzato da Eurispes, giunto quest’anno alla 35a edizione. Per quanto riguarda le piattaforme di condivisione multimediale, YouTube è al primo posto (59,2%), seguito da Instagram (46,8%) e TikTok (26,5%). Circa il 23,2% degli italiani utilizza Linkedin, il social network legato all’ambito lavorativo e professionale. Pinterest (18,4%) e Snapchat (11,7%) hanno decisamente meno utenti. Approssimativamente il 10% del campione intervistato si iscrive a Tinder, Meetic, Badoo, ecc., e una percentuale simile si collega a Onlyfans (9,7%).

Passare il tempo, la prima ragione per cui ci si iscrive a un social

Ci sono tre motivi principali per cui le persone scelgono di iscriversi a uno o più social network: passare il tempo (23,5%), mantenere i contatti con gli amici (21,4%) e rimanere informati su argomenti ed eventi di interesse personale (18,1%). È stata riscontrata una buona consapevolezza dei rischi legati all’uso dei social network. Il 69% degli intervistati ritiene che possano influire negativamente sulle interazioni sociali, il 66,6% solleva il problema della dipendenza digitale, il 68,8% sottolinea che i social network contribuiscono alla diffusione di notizie false e il 66,3% li ritiene pericolosi per la privacy. Un altro motivo di ansia riguarda la navigazione in anonimato, che può incoraggiare comportamenti aggressivi, offensivi e intimidatori (66,9%). Infine, per gli italiani l’uso dei social network è considerato utile per il lavoro (64%), ma anche come stimolo per atteggiamenti razzisti e discriminatori (63,4%). 

Più della metà degli italiani vorrebbe maggiore regolamentazione

Il 56,2% ritiene che i social network debbano essere regolamentati e soggetti a maggiori controlli, mentre il 51% reputa che dovrebbero essere consentiti solo agli adulti. Al contrario, il 45,8% afferma che dovrebbero essere completamente liberi e senza censure, stimolando la creatività (47,8%).

A che età il primo smartphone?

Per quanto riguarda l’età in cui i ragazzi dovrebbero ricevere uno smartphone, il 34,8% degli italiani concorda sul fatto che dovrebbe essere il più tardi possibile. Il 22,6% ritiene che l’età adeguata sia tra i 14 e i 15 anni, mentre il 16,6% pensa che sia dai 16 anni. L’indagine ha rilevato un aumento dell’uso del telefono a letto, al risveglio o prima di dormire (73,3% rispetto al 59,2% nel 2018). Anche l’uso del telefono a tavola è diventato più diffuso, sia quando si è soli (dal 58,2% nel 2018 al 64,4% nel 2023) sia in compagnia (dal 31,6% nel 2018 al 33,9% nel 2023). Inoltre, è aumentato il numero di persone che utilizzano il telefono quando sono fermi ai semafori (dal 30,6% al 32,7%) o mentre guidano (dal 23% al 28%). Molti, infine, continuano a usare il telefono mentre camminano: si è passati dal 54,3% nel 2018 al 55,1% nel 2023.

Cybersecurity: minaccia deepfake e scenari nel 2023

Spesso gli attacchi che sfruttano i deepfake hanno come obiettivo disinformare e manipolare l’opinione pubblica, ricattare o svolgere attività di spionaggio. Grazie alle reti neurali e al deep learning è infatti possibile utilizzare immagini, video e materiali audio per creare video realistici, ma falsi, alterando digitalmente viso o corpo di una persona in modo da farla sembrare qualcun altro.
I ricercatori di Kaspersky stanno facendo luce sui tre scenari di frode principali utilizzati dai deepfake a cui prestare attenzione nel 2023: frodi finanziarie, minacce alla reputazione e alle aziende. Anche perché, secondo il World Economic Forum il numero di video deepfake online sta aumentando a un ritmo annuale del 900%. 

Il social engineering che sfrutta le celebrità

I deepfake possono essere utilizzati per il social engineering: i criminali usano immagini modificate per fingersi celebrità, così da adescare vittime e indurle a credere alle loro truffe. L’anno scorso, ad esempio, è diventato virale un video creato artificialmente in cui Elon Musk prometteva elevati profitti grazie a un piano di investimento in criptovalute di dubbia efficacia, che portava gli utenti a perdere il proprio denaro. Per creare deepfake come questo, i truffatori usano filmati di celebrità o uniscono vecchi video e li pubblicano in live stream sui social, promettendo agli utenti di ottenere il doppio in criptovaluta di quanto gli è stato inviato.

Violare la privacy e la reputazione

Un altro modo in cui vengono utilizzati i deepfake è per violare la privacy. In particolare, sovrapponendo il volto di una persona in un video pornografico. In un caso, sono apparsi online video di celebrità che mostravano il loro volto sovrapposto a corpi di attrici porno in scene esplicite. Di conseguenza, in casi simili, le vittime degli attacchi subiscono danni alla propria reputazione e la violazione dei propri diritti.
In ogni caso, è importante considerare che i deepfake sono una frode molto costosa, che richiede grossi investimenti. Se un utente trovasse un software su internet e provasse a creare un deepfake, il risultato sarebbe poco realistico.

Responsabili HR già in allerta

Pertanto, nonostante i pericoli che può comportare un deepfake solo pochi acquirenti sono in grado di permetterselo: il prezzo per un minuto di deepfake può partire da 20.000 dollari americani. Ma spesso i deepfake sono utilizzati anche per colpire le aziende a fini criminali, come l’estorsione ai dirigenti, il ricatto e lo spionaggio industriale. Ad esempio, è noto un caso in cui i cyber criminali sono riusciti a ingannare un dirigente bancario negli Emirati Arabi e a rubare 35 milioni di dollari utilizzando un deepfake vocale.  I responsabili HR sono già in allerta per quanto concerne l’uso dei deepfake da parte di candidati che si propongono per un lavoro a distanza, come si legge in un avviso dell’FBI. Qualora riescano a ingannare i responsabili HR e ottenere un’offerta lavorativa, potrebbero rubare i dati del datore di lavoro.