AI: i lavoratori la temono? Sì, ma con entusiasmo 

L’Intelligenza artificiale ha già avuto un forte impatto sulla vita professionale dei lavoratori di tutto il mondo. Ma quale è la percezione di questa tecnologia? Secondo un’indagine globale condotta da Linkedin il 60% degli intervistati è convinto che già nel corso del prossimo anno l’AI introdurrà nuove modalità di lavoro e altri cambiamenti significativi. Ma se 9 intervistati globali su 10 sono curiosi ed entusiasti di poter utilizzare l’AI al lavoro, 2 su 5 (39%) si sentono sopraffatti da questa trasformazione. Al contempo, per il 69% l’AI nei prossimi 5 anni l’AI diverrà un ‘aiutante invisibile’.
In Europa, gli italiani (60%) sono tra i più entusiasti, ma il 19% si sente in difficoltà a causa delle barriere linguistiche. Gli strumenti a disposizione sono infatti in larga parte più efficienti e fruibili se utilizzati in lingua inglese.

A sorpresa è la GenZ a temere maggiormente di rimanere indietro

Se il 73% degli uomini a livello globale vede nell’AI un alleato sul lavoro questa convinzione è condivisa dal 65% delle donne. A livello generazionale è la GenZ a temere maggiormente di rimanere indietro nell’apprendimento delle skill necessarie a utilizzare l’AI. Forse, proprio per via di una maggiore consapevolezza della vastità delle possibili applicazioni, dei suoi pro e contro.
È infatti preoccupato il 29% degli intervistati tra 16-26 anni, a fronte del 22% dei Millenials, il 16% dei GenX e il 15% dei boomers. Timore che trova riscontro anche nelle risposte italiane sul tema delle opportunità di formazione. Il 58% dei giovanissimi vorrebbe imparare a utilizzare al meglio l’AI sul lavoro, ma non sa come accedere a questo know-how (49% boomers).

Tra lacune formative e opportunità di progresso

Se in Italia il 57% dichiara di non aver ricevuto dal proprio datore di lavoro né linee guida né un training specifico volto a migliorare o ottimizzare il ricorso all’AI, al contempo, le aree in cui gli italiani vedono più opportunità di progresso grazie all’AI sono l’accesso più veloce al sapere e l’informazione (29%), l’aumento della produttività (28%), la velocizzazione dei lavori di sintesi (23%). Non mancano, tuttavia, i timori. In particolare, a preoccupare professioniste e professionisti italiani, è l’aspetto dell’adeguamento delle skills, e la mancanza di opportunità di formazione specifica in questo ambito.

Spetta alle imprese guidare il cambiamento

Di fatto se il 33% degli intervistati nel nostro Paese già ricorre all’AI per lo svolgimento delle proprie mansioni la stessa percentuale si sente sopraffatta dal cambiamento che potrebbe portare, e il 30% ha il timore di non riuscire a tenere il passo con l’innovazione. Inogni caso, se è difficile stimare quale sarà l’entità reale dell’impatto dell’AI sul lavoro quotidiano di professionisti e professioniste di tutto il mondo nei diversi settori, è chiaro invece che le imprese per poter crescere e attrarre nuovi talenti dovranno cercare di guidare questo cambiamento. Concentrandosi, in particolare, sull’offerta di nuove opportunità di formazione.

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