PMI, per molte la transizione digitale è percepita come un costo

La transizione digitale è una strada segnata per le Poi grandi, mentre per li piccole la strada è ancora lunga. Non solo: per le big – ovvero quelle che superano i 249 occupati e i 50 milioni di euro di fatturato –il digitale è un investimento necessario, per le piccole un costo ancora ingente, da valutare con estrema attenzione. Questi sono alcuni dei dati presentati dall’Innovazione Digitale delle PMI della School of Management del Politecnico di Milano.
“Circa 250mila PMI sono in grado di produrre intorno al 40% del fatturato nazionale e di assorbire oltre il 30% della forza lavoro: numeri che fanno comprendere non solo l’importanza del ruolo giocato dalle PMI in Italia, ma anche l’attenzione che il Paese deve loro dedicare per salvaguardare questo patrimonio economico e sociale” dichiara Claudio Rorato, direttore dell’Osservatorio Innovazione Digitale nelle PMI. “Prima di parlare dei singoli, però, dobbiamo parlare di responsabilità del sistema: troppo spesso sentiamo parlare di arretratezza delle imprese, di scarsa cultura digitale degli imprenditori, di visioni poco evolute. L’imprenditore, per la sua stessa estrazione, prevalentemente tecnica, si concentra più sul prodotto che sulla gestione e la programmazione, più sulla quotidianità che sulla pianificazione e la gestione del cambiamento. Ecco, allora, che le associazioni di categoria, le filiere, le supply chain, gli istituti finanziari, la classe politica, la pubblica amministrazione, gli hub territoriali per lo sviluppo digitale devono fare la loro parte per creare le condizioni che permettano di fare impresa. Solo a quel punto, le responsabilità individuali di fare o non fare potranno essere attribuite alle singole organizzazioni.”

Il ruolo del digitale

In Italia, il digitale è un punto di forza per le PMI “Large” (cioè con fatturato sopra i 50 milioni di euro o numero dipendenti superiore a 250), ma non ancora per quelle “tipiche”: 71% delle prime mostra, infatti, un profilo “convinto” o “avanzato”, rispetto al 50% delle PMI in senso stretto. Il digitale è considerato come un costo solo dal 2% delle Large (rispetto al 16% delle PMI), mentre, per il 61%, è lo strumento cardine per costruire il futuro dell’azienda (rispetto al 35% delle PMI). In entrambe le categorie, però, risulta ancora carente l’attività di formazione svolta per i dipendenti e per il management.

Poca formazione per tutti

Il digitale è considerato come un costo solo dal 2% delle Large (rispetto al 16% delle PMI), mentre, per il 61%, è lo strumento cardine per costruire il futuro dell’azienda (rispetto al 35% delle PMI). In entrambe le categorie, però, risulta ancora carente l’attività di formazione svolta per i dipendenti e per il management.

Internet Advertising: in Italia +24% nel 2021

Da quanto emerge dall’Osservatorio Internet Media della School of Management del Politecnico di Milano, nel 2021 il mercato pubblicitario in Italia, tra raccolta su Tv, Stampa, Radio, Out of Home e Internet Media, sale a 9,3 miliardi di euro, circa 1,4 miliardi in più rispetto al 2020.
Una chiusura positiva, che recupera la flessione dell’8% registrata nel 2020, e consente di raggiungere il valore più alto dal 2009. Internet si conferma il primo Media per raccolta pubblicitaria, con una crescita del +24% e il 46% del mercato, seguito da Tv, con una quota di mercato del 40% e una crescita del 14%, Stampa (7% e +4%), Radio (4% e +10%) e Out of Home (OOH, 3% e +16%). La spinta digitale cresce però anche all’interno dei Media più tradizionali, con fenomeni come la Connected Tv (CTV) e il Digital Out of Home (DOOH) che iniziano a registrare numeri non più marginali.

Audio advertising, +44%, soprattutto su smartphone

Nonostante le vicissitudini legate al periodo pandemico, l’Internet advertising rimane concentrato nelle mani di pochi player tech internazionali, che raccolgono il 79% del mercato, e la percentuale potrebbe ancora crescere nel corso del 2022. Per quanto riguarda i formati, Video e banner, Search, Classified e e-commerce advertising nel corso del 2021 registrano tassi di crescita superiori al +20%, ma il formato con l’incremento percentuale più alto è l’Audio advertising (+44%), caratterizzato da un grande fermento, in particolare sul lato offerta, per l’aumento dell’inventory e la diffusione di nuovi contenuti audio. Quanto al mercato per device, il canale principale è lo smartphone. Il Mobile advertising nel 2021 cresce infatti del 27%, superando in valore assoluto 2,4 miliardi di euro.

È sempre la componente digital a trainare la crescita

La raccolta sui televisori connessi (Connected Tv) vale oltre 230 milioni di euro, più del doppio rispetto al 2020. Il Digital Out Of Home, invece, vale 63 milioni di euro, in ripresa del +30% rispetto al crollo registrato dall’intero comparto Out Of Home nel 2020. La componente digitale pesa per il 22% del totale (+2%): un trend positivo che proseguirà anche nel 2022, con un peso sul totale OOH ulteriormente in sviluppo. 
È infatti la componente digital a trainare la crescita del mezzo, grazie a una diffusione sempre più elevata di impianti digitali, soprattutto nel Nord Italia, dove sono collocati 2 schermi su 3, e dove la raccolta dei formati Roadsid è in continuo aumento, ed è pari a quasi metà del mercato.

L’equilibrio tra privacy, sicurezza e personalizzazione

Quando si parla di pubblicità online, però, nonostante i numerosi interventi su privacy e sicurezza, i consumatori si sentono ancora eccessivamente tracciati, senza avere un ritorno in termini utilità e profilazione. Dall’analisi svolta, è interessante notare invece come la comunicazione geolocalizzata attraverso Smartphone, seppur mostri un certo livello di invasività, abbia un’ottima risposta, con il 40% delle persone raggiunte che almeno una volta si è poi recata realmente al punto vendita sponsorizzato.

Aumentano i cyberattacchi che sfruttano nuova vulnerabilità di MS Office

Si chiama Follina, ed è la nuova vulnerabilità zero-day scoperta di recente in Microsoft Office. Follina consente ai criminali informatici di infiltrarsi nella rete delle vittime distribuendo un documento di testo appositamente progettato in Microsoft Word (.docx) o Rich Text Format (.rtf), che contiene un link a un allegato HTML esterno dannoso. Attraverso documenti di testo compromessi l’attaccante esegue codice dannoso da remoto sui sistemi delle vittime sfruttando una falla nel Microsoft Diagnostics Tool. Per Follina non è stata ancora rilasciata una patch, quindi i ricercatori di Kaspersky prevedono un numero crescente di attacchi che sfruttano questa vulnerabilità.

Il documento preparato dall’aggressore lancia MSDT

Quando viene aperto, il documento preparato dall’aggressore lancia MSDT, lo strumento di risoluzione dei problemi di Windows che raccoglie informazioni e le segnala all’assistenza Microsoft.
La riga di comando fornita a MSDT tramite l’URL distribuito provoca l’esecuzione di codice non attendibile. Questo consente all’attaccante di distribuire e installare programmi dannosi sul computer della vittima (compresi i controller di dominio vulnerabili), nonché rubare i dati memorizzati e creare nuovi account con pieni diritti utente. Insomma, l’attaccante può passare qualsiasi comando da eseguire sul sistema della vittima con i privilegi dell’utente che ha aperto il documento di testo.

In un mese rilevati oltre 1.000 tentativi di attacco

Purtroppo il comando può essere trasmesso al sistema bersaglio anche nel caso in cui la vittima abbia aperto il documento in modalità protetta, o addirittura nel caso in cui non lo abbia aperto affatto.
Complessivamente, dall’inizio di maggio 2022 al 3 giugno, i prodotti Kaspersky hanno rilevato oltre 1.000 tentativi di sfruttamento della vulnerabilità appena scoperta. Circa il 40% di questi tentativi sono stati registrati negli Stati Uniti, seguiti da Vietnam (8,3%) e Pakistan (8,2%).
La situazione è diversa se si considerano i Paesi classificati in base agli utenti unici più colpiti. In questo caso, il Pakistan è in testa, con quasi il 45% degli utenti colpiti, seguito da Russia (6,5%) e Stati Uniti (4,32%).

Colpite le reti aziendali

“Una volta segnalata una vulnerabilità precedentemente sconosciuta, i criminali informatici intensificano la loro attività per trarre il massimo vantaggio dalla situazione – commenta Alexander Al. Kolesnikov, esperto di sicurezza di Kaspersky -. La vulnerabilità Follina ne è un esempio. Abbiamo osservato numerosi tentativi di sfruttare la vulnerabilità nei prodotti MS Office sulle reti aziendali e prevediamo che il numero di tali attacchi crescerà. La vulnerabilità potrebbe essere sfruttata per vari motivi, dalla fuga di dati agli attacchi ransomware. Stiamo monitorando attentamente il panorama delle vulnerabilità per migliorare il rilevamento generico di Follina. Pertanto, raccomandiamo vivamente agli utenti di affidarsi alle più recenti informazioni sulle minacce e di installare soluzioni di sicurezza che individuino in modo proattivo sia le minacce note sia quelle sconosciute”. 

Oltre l’84% degli italiani è su Internet

Internet è sempre di più una costante delle nostre vite, e non si parla solo delle fasce d’età più giovani. La riprova sono le evidenze delle analisi di Datareportal, che ha pubblicato tutti i dati aggiornati a febbraio 2022 relativi alla diffusione del web in Italia, rivelando numerosi dettagli sul comportamento digitale nel nostro paese.

Oltre 78 milioni di connessioni via smartphone

Dall’analisi risultano alcuni elementi davvero interessanti. Ad esempio, si legge che su una popolazione di 60,32 milioni di persone ci sono 78,22 milioni di connessioni via smartphone. Gli utilizzatori abituali di Internet sono 50,85 milioni, l’84,3 per cento della popolazione, mentre chi usa i social media abitualmente è il 71,6 per cento, 43,2 milioni di persone. La celebrità più cercata su Google è stata Raffaella Carrà, lo show TV più visto in streaming Lupin su Netflix, e il film che ha guadagnato di più 007 No Time To Die. Il gioco mobile più giocato in Italia è Clash Royale.

Quasi tutti gli italiani possiedono uno smartphone

Per quanto riguarda i device, il 97,3 per cento della popolazione italiana possiede uno smartphone, l’1,6 per cento un feature phone, il 75,4 per cento un computer laptop o desktop, il 53 per cento un tablet, il 36,8 per cento una console per videogiochi, il 28,1 per cento uno smartwatch, il 19,6 per cento un set top box per lo streaming, il 17,4 per cento almeno un dispositivo per smart home e solo il 2,8 per cento un casco per la realtà virtuale. 

Quanto tempo on line? E per cosa?

Giornalmente, gli Italiani trascorrono 6 ore e 9 minuti su Internet, 3 ore e 12 minuti guardando la TV, 1 ora e 47 minuti sui social media, 1 ora e 22 minuti leggendo testate giornalistiche online e su carta, 1 ora e 5 minuti ascoltando musica in streaming, 48 minuti giocando con una console e 29 minuti ascoltando podcast. Smartphone e computer sono gli strumenti più diffusi per navigare nel web, rispettivamente il 47,37 e il 50,49 per cento del traffico totale. Chrome è il browser più diffuso, utilizzato dal 66,74 per cento degli utenti, seguito da Safari al 18,50 per cento e Edge al 3,99 per cento. Google, Facebook e YouTube sono i siti più frequentati in assoluto, mentre Repubblica.it è la testata giornalistica più letta. Google è il motore di ricerca numero uno, usato dal 94,67 per cento della popolazione, seguito a grandissima distanza da Bing con solamente il 3,33 per cento. 

Picco di iscrizioni per Mastodon, “l’alternativa etica a Twitter”

Fondato nel 2016 dal tedesco Eugen Rochko, allora 24enne, Mastodon è il social che si autopresenta come “l’alternativa etica a Twitter”. Una piattaforma conta 4,4 milioni di iscritti, e che negli ultimi giorni sta registrando a un vero e proprio boom di download. Una crescita considerevole, causata forse dall’acquisizione di Twitter da parte di Elon Musk: da quel momento infatti è scattata la corsa degli utenti verso piattaforme alternative, e la principale candidata al momento sembra essere Mastodon.
Secondo lo stesso Rochko, la notizia dell’acquisizione di Twitter da parte di Musk ha innescato un picco di iscrizioni. E su Twitter ora Mastodon è al quarto posto tra gli argomenti più cinguettati.

No a pubblicità sul “social network federato” 

Il social si caratterizza per l’assenza di pubblicità e profilazione degli utenti, ma soprattutto è interamente guidato dalla sua community, che controlla e segnala i post che violano le regole di utilizzo. L’aspetto di Mastodon è quello di un microblogging in stile Twitter, con un limite di 500 caratteri, e si descrive come “la più grande rete di microblogging libera, open-source e decentralizzata del mondo”. Questo perché non si appoggia a un server centrale, bensì su una rete di ‘nodi’ collegati, tanto da definirsi anche come “social network federato”.

La pubblicazione dei contenuti non risponde agli algoritmi di profilazione

Mastodon è formato da circa 3mila canali, chiamati ‘istanze’, ognuna con le proprie regole d’uso e argomenti vietati.
Ad esempio, su Mastodon.uno, la prima istanza generalista indirizzata ai soli utenti di lingua italiana, è vietata l’apologia di fascismo, cosi come sono vietati razzismo, sessismo, transfobia, proselitismo e intolleranza religiosa, nonché la diffusione intenzionale di fake news, riporta Ansa. Inoltre, la pubblicazione dei contenuti non risponde ad alcun algoritmo che metta in evidenza post che si potrebbero trovare interessanti. Infatti Mastodon mostra tutto in ordine cronologico. E non c’è un unico flusso di informazioni: i post sono pubblicati in diversi hub.

La community gestisce la segnalazione dei post che violano le regole

Il controllo dei contenuti, riporta Techprincess, spetta poi solo alla community, che gestisce la segnalazione dei post che violano le regole. Una prospettiva che in un periodo in un cui le fake news abbondano può spaventare, ma Mastodon crede che lo sforzo collettivo funzioni meglio di qualsiasi algoritmo. 
“Se non volete un social network in cui Mark Zuckerberg, Jack Dorsey o un altro ceo miliardario determini cosa potete pubblicare e quali post possano diventare popolari, Mastodon è una buona alternativa”, si legge nell’hub italiano Mastondon.uno. In ogni caso, dopo il debutto su iOS, Mastodon ora arriva anche su Android. Resta da vedere se la crescita della piattaforma sarà davvero sostenibile.

Le 7 novità di Instagram in arrivo per i messaggi

Ha inizio il roll out di un aggiornamento di Instagram, che introdurrà diverse novità nella sezione di messaggistica della nota app del Gruppo Meta.
Lo ha annunciato la stessa Meta, che in una nota ufficiale della compagnia ha dichiarato che presto le novità saranno disponibili per tutti. Le aggiunte verranno infatti progressivamente estese a tutto il mondo, e saranno valide sia per i sistemi iOS sia per quelli Android. Si tratta di revisioni che puntano alla strategia a lungo termine di Meta, che desidera in futuro unificare l’app di messaggistica Messenger di Facebook, quella di Instagram e WhatsApp.

Rispondere durante la navigazione, condivisione rapida, scoprire chi è online

La prima novità riguarda le risposte durante la navigazione. Quando si riceve un nuovo messaggio mentre si naviga nel feed sarà possibile rispondere senza andare nella casella di posta. Questa nuova funzionalità rende molto più facile e comodo chattare quando si è già all’interno dell’app.
La seconda novità è la condivisione rapida. Toccando e tenendo premuto il pulsante di condivisione si potrà ricondividere facilmente i post. Mentre la terza, verrà introdotta per scoprire chi è online. Nella parte superiore della casella di posta si potrà infatti vedere chi è libero di chattare in quel momento.

Riprodurre, mettere in pausa e ripetere, inviare messaggi “silenziosi”

La quarta novità darà la possibilità agli utenti di Instagram di riprodurre, mettere in pausa e ripetere brani musicali. Grazie all’integrazione con Apple Music, Amazon Music e Spotify, si potrà condividere nei messaggi un’anteprima di 30 secondi di un brano e i gli amici potranno ascoltarlo direttamente dalla finestra della chat. Quinta novità, inviare messaggi “silenziosi”. Con questa funzionalità sarà possibile inviare messaggi senza avvisare gli amici a tarda notte, o quando gli interlocutori sono occupati, aggiungendo ‘@silent’ al messaggio, senza perciò preoccuparsi di inviare notifiche indesiderate.

Tema lo-fi per la chat, creare un sondaggio

La penultima novità per la messaggistica di Instagram è il tema lo-fi per la chat. Si tratta di un nuovo tema della chat lo-fi (bassa fedeltà, contrazione del termine in lingua inglese low fidelity) per rendere le conversazioni più personali e creative.
Infine, segnala Adnkronos, la settima e ultima novità annunciata da Meta riguarda la possibilità di creare un sondaggio. Questa è già una delle funzionalità di chat di gruppo più amate di Messenger per creare un sondaggio direttamente nella chat di gruppo, e verrà estesa anche al sistema di messaggistica di Instagram.

Cybersecurity: in Italia è l’email il mezzo di attacco principale 

Nel 2021 l’Italia ha dovuto affrontare una serie di minacce informatiche, di cui le principali sono sottrazioni di informazioni finanziare, estorsione doppia e attacchi alle catene di fornitura. Stando al Rapporto annuale 2022 di Yoroi, agenzia di cybersecurity parte di TinextaCyber, il vettore principale di violazione malware nel nostro Paese resta la posta elettronica. È in questo modo infatti che si diffondono le email di phishing, ovvero le comunicazioni fraudolente che mimano istituti, banche e aziende reali per convincere le persone a cliccare su link malevoli. Ma le email possono anche essere vettore di spear phishing, una tecnica ancora più sofisticata che rischia di trarre in inganno anche gli utenti più esperti.

Possibile incremento di attacchi provenienti da gruppi appoggiati da Mosca

Secondo Yoroi i primi obiettivi dei cybercriminali sono i dati finanziari. E come evidenziato già nel 2020, gli analisti di Yoroi individuano nei trojan bancari i principali malware diffusi in Italia nel 2021.
I paesi da cui provengono il totale delle minacce sono gli Stati Uniti, la Cina e la Russia, ma a seguito della guerra in corso in Ucraina è lecito aspettarsi un incremento importante degli attacchi provenienti dai gruppi appoggiati da Mosca.

I documenti Ms Office sono il vettore di consegna dei malware più rilevante

“Per il quinto anno di fila, le mail malevole rappresentano una parte rilevante dei cyber-attacchi – spiegano gli esperti di Yoroi -. Esaminando la telemetria raccolta dall’infrastruttura di monitoraggio del nostro Cyber Security Defence Center, possiamo confermare che i documenti di Microsoft Office sono il vettore di consegna dei malware più rilevante”.
Per far fronte alle minacce nel prossimo futuro, secondo Yoroi, è necessario compiere significativi sforzi di miglioramento nella gestione delle ‘cyber-crisis’, diventando capaci di sviluppare politiche aziendali e tecnologiche di protezione e prevenzione, riporta Ansa.

Comprimere gli allegati all’interno di un file di archivio

La strategia più utilizzate dagli attaccanti per sfruttare il vettore email sono le campagne di spam malevolo denominate malspam, configurate per colpire singoli individui e piccole organizzazioni, ad esempio, tramite mail di finte fatture con documenti Office malevoli. I documenti di Microsoft Office sono il vettore di consegna del malware più rilevante, nonché il modo più comune per diffondere il primo stadio della catena di infezione del malware. Infatti, i documenti Microsoft Word (35%) e i fogli di calcolo Excel (33,2%) rappresentano il 68,2% di tutti gli allegati maligni intercettati dai servizi Yoroi di email Protection, si legge su lineaedp.it. Una delle ultime tattiche adottate dai cyber criminali è quella di comprimere gli allegati all’interno di un file di archivio (zip, gzip o rar, 7zip) e crittografarli con una password menzionata all’interno del corpo della mail. Un metodo abbastanza semplice, ma molto efficace, e su cui gli avversari fanno sempre più riferimento.

Internet: accesso universale, sicuro e veloce essenziale per la crescita economica del Paese

Internet come motore dello sviluppo di un paese. E’ questo il principale dato che emerge dall’edizione 2022 del Broadband Index di Cisco, uno studio condotto ogni anno su quasi 60.000 lavoratori di trenta Paesi (fra cui l’Italia) chiamati a rispondere sulla qualità della banda larga domestica. In sintesi, la crescita sociale ed economica di una nazione è legata a doppio filo con un accesso universale, affidabile e veloce a internet: lo pensano tre lavoratori su quattro. Tra i dati emersi dall’analisi, si scopre inoltre che  il 40% della forza lavoro italiana fa affidamento sulla connessione internet domestica per lavorare da casa o gestire la propria attività, il 42% dei nostri connazionali interpellati usa una tecnologia mobile per connettersi da casa, il 28% usa la fibra ottica e il 49% è connesso alla sua rete broadband per 7 o più ore al giorno.

Il lavoro ibrido dipende da una connessione internet di qualità

Secondo l’indagine Cisco, il 71% dei lavoratori italiani (75% a livello globale) ritiene che i servizi in banda larga debbano essere migliorati per supportare un modello di lavoro ibrido di qualità, mentre il 73% pensa che sia importante la qualità e l’affidabilità della connessione internet.

Per comprendere quanto una connessione ad alte prestazioni sia rilevante, basti pensare che il 79,5% del campione italiano ha dichiarato di fare un utilizzo casalingo di internet in banda larga per più di 4 ore al giorno, e il 49% addirittura per 7 ore o più. Percentuali che sono di poco inferiori a quelle registrate a livello globale, dove otto utenti su 10 (l’84%) usano la connessione in banda larga domestica per più di quattro ore, e il 54,6% per più di 7 ore.

Il Broadband Index 2022 di Cisco ha fatto emergere anche altri elementi interessanti. Come ad esempio il fatto che nel 56% dei nuclei familiari di cui fanno parte gli interpellati, tre o più persone usano internet contemporaneamente (il 60% a livello globale). Per far fronte a queste necessità di connessione il 42% afferma di usare qualche tipo di tecnologia mobile, compreso l’uso dei propri smartphone come hub verso la rete 4G o 5G, mentre il 28% usa la banda larga su fibra ottica. 

Obiettivo upgrade

Non solo: il 34% degli interpellati italiani (e il 43% a livello globale) prevede di fare nei prossimi 12 mesi un “upgrade” dei servizi internet di cui dispone, per poter così disporre di un livello di connessione più avanzato.

Ma non è tutto. La connettività è sempre più importante anche per quelle piccole realtà che non hanno a disposizione le stesse risorse delle grandi aziende, dato che secondo lo studio il 40% della forza lavoro italiana (e il 48% a livello globale) si affida alla connessione internet domestica quando deve lavorare da casa o per gestire la propria attività.

Ed anche la sicurezza è vitale per il lavoro ibrido, dal momento che questo modello professionale richiede di accedere a applicazioni, servizi e dati da più luoghi e device, su reti pubbliche o private. Le persone ne sono consapevoli, al punto che oltre la metà a livello globale dichiara che sarebbe disposta a pagare di più per una connessione internet in banda larga “più sicura”.

Twitter, una nuova funzione per superare i 280 caratteri

Twittter dice addio al limite dei 280 caratteri? A quanto pare, sembra che Twitter abbia intenzione di introdurre una nuova funzione, Articles, con cui gli utenti sarebbero liberi dal vincolo imposto al numero di caratteri dei tweet. In questo modo potranno pubblicare sul loro profilo veri e propri blog. Non è chiaro quando Twitter Articles sarà lanciato sul social, ma negli ultimi mesi la compagnia di San Francisco ha introdotto, e spesso eliminato, diverse aggiunte alla propria offerta base. In ogni caso, a suggerire la concretezza all’intenzione è l’insider Jane Manchun Wong, reverse engineer di Twitter, che ha pubblicato sul proprio profilo uno screenshot di Twitter Articles. L’immagine indica che la nuova funzione sarebbe inserita in una sezione a parte dei profili, un po’ come attualmente succede per le audio chat di Twitter Spazi. 

Scompare il limite caratteristico dei cinguettii

Oltre ai già citati Spazi, nel 2020 Twitter aveva lanciato i Fleets, vere e proprie ‘storie’ à la Instagram, che apparivano sulla parte alta del profilo, poi scomparsi l’anno successivo.
Di fatto, con Articles verrebbe meno un limite di caratteri che rappresenta la caratteristica principale del social cinguettante. Del resto, il limite era stato già ritoccato verso l’alto nel 2017, quando per tutti gli utenti dalle 140 battute stabilite dal giorno del lancio nel 2006, si era passati a 280.

Per ora Articles è in fase sperimentale

In ogni caso, per quanto riguarda il limite della lunghezza dei tweet, Articles permetterebbe di comporre messaggi più articolati, non conteggiando immagini o altri file multimediali allegati, e allungando ulteriormente il testo potrebbe quindi trattarsi di un tipo di post differente dai comuni tweet.
Per ora comunque si tratta di funzionalità sperimentali alle quali il social network dell’uccellino sta lavorando, e non ci è dato di sapere se e quando saranno disponibili. Probabilmente è questione di mesi, per ora testate su pochi utenti scelti dal social per verificare l’effettiva utilità delle funzioni in questione. 

In arrivo (forse) anche i “non mi piace”

Ma oltre ad Articles, Twitter starebbe sperimentando anche l’introduzione dei downvote, vale a dire i non mi piace, funzione a cui Facebook ha sempre deciso di astenersi per evitare inutili discussioni. Basti pensare a social network ludici come Ludomedia, dove il tasto non mi piace spesso causa litigi e discussioni varie. Twitter invece starebbe prendendo in considerazione l’idea di esprimere il proprio disappunto a un tweet. Tuttavia, come avviene con i non mi piace su Youtube, gli utenti non potranno conoscere quanti non mi piace ha ricevuto un post. Quindi solo l’autore potrà vederli, in questo modo si evitano non mi piace ingiustificati. Inosmma, Twitter vuole offrire agli utenti la possibilità di esprimere il disappunto ma con criterio.

Passaggio al digitale, così il 71% delle Pmi a livello globale ha resistito alla  pandemia

E’ stato il passaggio al digitale a permettere a quasi due terzi (71%) delle piccole e medie imprese a livello globale di sopravvivere alla scure della pandemia. A dirlo è la quinta edizione del report SMB Trends di Salesforce, realizzata dalla società di ricerca The Harris Poll e che raccoglie le risposte di oltre 2.500 imprenditori e leader di piccole e medie imprese (PMI) in tutto il mondo tra Nord e Sud America, Europa e Sud Est Asiatico. Per quanto riguarda il nostro paese, il 51% dei leader delle PMI intervistati afferma che il supporto della business community è stato importante per il superamento della crisi dovuta alla pandemia, e il 67% afferma che il ruolo del Governo è stato altrettanto determinante.

Sopravvivenza solo con investimenti nel digitale

Con l’arrivo della pandemia, le PMI hanno capito che avrebbero potuto garantirsi un futuro solo facendo forti investimenti in ambito digitale. In moltissimi paesi, Italia compresa, abbiamo visto un vero e proprio cambio di passo. Le aziende sono diventate più digitali e quindi più agili”, commenta Giovanni Crispino, Senior Area Vice President France, Southern Europe Middle East & Africa. “Quando l’emergenza sanitaria sarà finalmente terminata, i benefici risulteranno ancor più evidenti, la situazione sarà completamente nuova e i cambiamenti introdotti rappresenteranno il vero motore della crescita. Insomma un nuovo assetto che renderà le aziende più competitive soprattutto su scala internazionale”.

Digitalizzazione in tempi rapidi

Il report, ripreso da Adnkronos, evidenzia che le piccole e medie imprese hanno dovuto ricorrere in tempi brevissimi all’attivazione di un piano di digitalizzazione.  Molte realtà hanno avuto la necessità di assicurarsi che i propri dipendenti potessero comunicare, collaborare e promuovere le vendite in sicurezza in un nuovo mondo in continua evoluzione. A livello globale, il 71% delle PMI afferma di essere sopravvissuto alla pandemia grazie alla digitalizzazione. In Italia il 63% delle PMI intervistate dichiara che la propria attività non avrebbe potuto sopravvivere alla pandemia senza forti investimenti in ambito tecnologico. Inoltre, sempre in Italia, il 72% delle PMI ha aumentato la presenza online della propria azienda nell’ultimo anno (di cui il 17% in modo significativo). Per le PMI italiane gli investimenti si sono concentrati maggiormente nelle tecnologie a servizio del marketing (35%) e dell’assistenza clienti (31%). D’altra parte, solo il 45% delle PMI era già in possesso di una soluzione CRM. Questa tendenza diventerà sempre più presente anche nell’immediato futuro, dato che le PMI prevedono cambiamenti a lungo termine anche dopo la pandemia.