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Italiani e shopping online: si acquista sempre più sul web 

Nel corso del 2021 in Italia 9 utenti attivi di Internet su 10 hanno effettuato almeno un acquisto online. E più della metà di loro (52%) ritiene che farà la maggior parte dei propri acquisti online già nel 2022. Questo dato posiziona i consumatori italiani al pari dei consumatori che nel 2022 effettueranno acquisti soprattutto online nel Regno Unito (57%) e in Svezia (52%), ma li posiziona davanti a Paesi come Stati Uniti (43%), Germania (42%), Finlandia (36%), Norvegia (33%) e Austria (32%). Insomma, le abitudini di acquisto degli italiani stanno diventando sempre più digitali. E per il 2022 la maggior parte degli abitanti del nostro Paese sembra intenzionata ad acquistare soprattutto online.

Il 33% dei consumatori digitali effettua già acquisti su base settimanale

Si tratta di alcune evidenze emerse da uno studio commissionato da Klarna, società globale nei servizi di pagamento, bancari e di shopping, che ha coinvolto 16.000 consumatori in 11 Paesi, di cui oltre 1.000 in Italia. Dallo studio risulta poi che il 33% dei consumatori online italiani effettua già acquisti digitali su base settimanale. Tuttavia, permane la preferenza per i negozi fisici, che in Italia rimane più alta rispetto ad altri Paesi, come Regno Unito, Paesi Bassi e Germania.
Questo suggerisce che i retailer online italiani hanno ancora un margine di miglioramento.

I brand devono investire in nuove tecnologie per soddisfare i clienti

Dalla ricerca Klarna emerge inoltre come il 76% degli italiani ritenga che i brand debbano investire in nuove tecnologie per soddisfare le richieste, sempre in evoluzione, dei propri clienti. Ma quali sono gli aspetti da ‘correggere’ nell’esperienza di acquisto digitale? Secondo i risultati della ricerca sono soprattutto la logistica, i resi e i pagamenti a essere percepiti dai consumatori come punti deboli dello shopping online. Il 79% degli intervistati pensa infatti che i retailer debbano migliorare i processi di restituzione, mentre  il 74% è alla ricerca di metodi di pagamento più semplici.

Attesa del rimborso, un deterrente all’acquisto per il 78% degli italiani

A più di un consumatore su 4 (23%) è capitato di dover aspettare un rimborso per oltre 7 giorni, mentre a 3 consumatori su 10 (31%) per più di 3 giorni, riporta Italpress. Non sorprende, quindi, che 8 italiani su 10 (78%) a volte evitino di acquistare online se non sono certi di voler tenere la merce.
Si tratta comunque di un limite che è possibile superare. Tanto che il 75% degli italiani sarebbe più propenso ad acquistare online se avesse la possibilità di pagare l’intero importo solo dopo aver ricevuto la merce.

Twitter, una nuova funzione per superare i 280 caratteri

Twittter dice addio al limite dei 280 caratteri? A quanto pare, sembra che Twitter abbia intenzione di introdurre una nuova funzione, Articles, con cui gli utenti sarebbero liberi dal vincolo imposto al numero di caratteri dei tweet. In questo modo potranno pubblicare sul loro profilo veri e propri blog. Non è chiaro quando Twitter Articles sarà lanciato sul social, ma negli ultimi mesi la compagnia di San Francisco ha introdotto, e spesso eliminato, diverse aggiunte alla propria offerta base. In ogni caso, a suggerire la concretezza all’intenzione è l’insider Jane Manchun Wong, reverse engineer di Twitter, che ha pubblicato sul proprio profilo uno screenshot di Twitter Articles. L’immagine indica che la nuova funzione sarebbe inserita in una sezione a parte dei profili, un po’ come attualmente succede per le audio chat di Twitter Spazi. 

Scompare il limite caratteristico dei cinguettii

Oltre ai già citati Spazi, nel 2020 Twitter aveva lanciato i Fleets, vere e proprie ‘storie’ à la Instagram, che apparivano sulla parte alta del profilo, poi scomparsi l’anno successivo.
Di fatto, con Articles verrebbe meno un limite di caratteri che rappresenta la caratteristica principale del social cinguettante. Del resto, il limite era stato già ritoccato verso l’alto nel 2017, quando per tutti gli utenti dalle 140 battute stabilite dal giorno del lancio nel 2006, si era passati a 280.

Per ora Articles è in fase sperimentale

In ogni caso, per quanto riguarda il limite della lunghezza dei tweet, Articles permetterebbe di comporre messaggi più articolati, non conteggiando immagini o altri file multimediali allegati, e allungando ulteriormente il testo potrebbe quindi trattarsi di un tipo di post differente dai comuni tweet.
Per ora comunque si tratta di funzionalità sperimentali alle quali il social network dell’uccellino sta lavorando, e non ci è dato di sapere se e quando saranno disponibili. Probabilmente è questione di mesi, per ora testate su pochi utenti scelti dal social per verificare l’effettiva utilità delle funzioni in questione. 

In arrivo (forse) anche i “non mi piace”

Ma oltre ad Articles, Twitter starebbe sperimentando anche l’introduzione dei downvote, vale a dire i non mi piace, funzione a cui Facebook ha sempre deciso di astenersi per evitare inutili discussioni. Basti pensare a social network ludici come Ludomedia, dove il tasto non mi piace spesso causa litigi e discussioni varie. Twitter invece starebbe prendendo in considerazione l’idea di esprimere il proprio disappunto a un tweet. Tuttavia, come avviene con i non mi piace su Youtube, gli utenti non potranno conoscere quanti non mi piace ha ricevuto un post. Quindi solo l’autore potrà vederli, in questo modo si evitano non mi piace ingiustificati. Inosmma, Twitter vuole offrire agli utenti la possibilità di esprimere il disappunto ma con criterio.

Passaggio al digitale, così il 71% delle Pmi a livello globale ha resistito alla  pandemia

E’ stato il passaggio al digitale a permettere a quasi due terzi (71%) delle piccole e medie imprese a livello globale di sopravvivere alla scure della pandemia. A dirlo è la quinta edizione del report SMB Trends di Salesforce, realizzata dalla società di ricerca The Harris Poll e che raccoglie le risposte di oltre 2.500 imprenditori e leader di piccole e medie imprese (PMI) in tutto il mondo tra Nord e Sud America, Europa e Sud Est Asiatico. Per quanto riguarda il nostro paese, il 51% dei leader delle PMI intervistati afferma che il supporto della business community è stato importante per il superamento della crisi dovuta alla pandemia, e il 67% afferma che il ruolo del Governo è stato altrettanto determinante.

Sopravvivenza solo con investimenti nel digitale

Con l’arrivo della pandemia, le PMI hanno capito che avrebbero potuto garantirsi un futuro solo facendo forti investimenti in ambito digitale. In moltissimi paesi, Italia compresa, abbiamo visto un vero e proprio cambio di passo. Le aziende sono diventate più digitali e quindi più agili”, commenta Giovanni Crispino, Senior Area Vice President France, Southern Europe Middle East & Africa. “Quando l’emergenza sanitaria sarà finalmente terminata, i benefici risulteranno ancor più evidenti, la situazione sarà completamente nuova e i cambiamenti introdotti rappresenteranno il vero motore della crescita. Insomma un nuovo assetto che renderà le aziende più competitive soprattutto su scala internazionale”.

Digitalizzazione in tempi rapidi

Il report, ripreso da Adnkronos, evidenzia che le piccole e medie imprese hanno dovuto ricorrere in tempi brevissimi all’attivazione di un piano di digitalizzazione.  Molte realtà hanno avuto la necessità di assicurarsi che i propri dipendenti potessero comunicare, collaborare e promuovere le vendite in sicurezza in un nuovo mondo in continua evoluzione. A livello globale, il 71% delle PMI afferma di essere sopravvissuto alla pandemia grazie alla digitalizzazione. In Italia il 63% delle PMI intervistate dichiara che la propria attività non avrebbe potuto sopravvivere alla pandemia senza forti investimenti in ambito tecnologico. Inoltre, sempre in Italia, il 72% delle PMI ha aumentato la presenza online della propria azienda nell’ultimo anno (di cui il 17% in modo significativo). Per le PMI italiane gli investimenti si sono concentrati maggiormente nelle tecnologie a servizio del marketing (35%) e dell’assistenza clienti (31%). D’altra parte, solo il 45% delle PMI era già in possesso di una soluzione CRM. Questa tendenza diventerà sempre più presente anche nell’immediato futuro, dato che le PMI prevedono cambiamenti a lungo termine anche dopo la pandemia.

e-commerce: in Italia +68% nel 2021

Secondo un’analisi condotta da idealo, dopo il 2020, caratterizzato da una crescita record (+99%) per l’e-commerce in Italia, il 2021 è stato un anno di ‘ritorno alla normalità’, sia dal punto di vista dei tassi di crescita sia da quello delle preferenze online degli italiani. E nel 2021 le intenzioni di acquisto hanno mostrato un aumento dell’interesse per lo shopping online del +68%. 

“Un dato importante che conferma come il picco di interesse verso l’e-commerce indotto dalla pandemia non sia stato momentaneo e contingente – commenta all’Adnkronos Dumitru Baltatescu, Country Manager di idealo per l’Italia -, ma abbia generato un reale cambiamento nelle abitudini di acquisto dei consumatori italiani”. 

Per competere con i big serve preparazione

“Questa accelerazione nella digital transformation, da un lato, ha aiutato a far crescere la consapevolezza negli strumenti online a disposizione per risparmiare, e dall’altro, a far capire che mondo online e offline possono coesistere e supportarsi – sottolinea Baltatescu -. Questo non lo hanno capito solo i consumatori, ma anche tante aziende italiane che nel 2021 si sono lanciate sul mercato digitale, dopo aver colto la necessità di cambiare strategia per far fronte al calo delle vendite offline. Bisogna però essere coscienti che come in ogni altro settore non ci si può improvvisare, e che per competere con i big dell’e-commerce serve preparazione”.

Categorie merceologiche: Elettronica e Abbigliamento le più gettonate

Un recente sondaggio di idealo conferma come durante eventi come il Black Friday solo il 10% dei consumatori online ha acquistato sui siti web medio-piccoli, a fronte di oltre il 56% che ha acquistato dai grandi marketplace. Quanto alle categorie merceologiche, nell’anno appena concluso Elettronica e Abbigliamento tornano a essere le categorie protagoniste nelle preferenze online degli italiani, rappresentando oltre due terzi del totale delle intenzioni d’acquisto. In particolare, 47% per Elettronica, 11% per Sport & Outdoor e 10% per Moda e Accessori.

Smartphone: per gli acquisti gli e-shopper usano il filtro prezzo

Di fatto, però, gli smartphone sono in assoluto i prodotti più desiderati online nel 2021. Questo nonostante il loro aumento dei prezzi, pari a oltre il +10%. Un aumento dovuto, in parte, alle carenze di chip su scala mondiale. Su 100 utenti online, circa 7 e-shopper hanno utilizzato il filtro prezzo nelle loro ricerche per acquistare uno smartphone, e quasi la metà imposta un range tra i 100 e i 300 euro, concentrandosi su modelli non più vecchi di due anni. Questo per sfruttare il naturale deprezzamento che anche i cellulari fanno registrare dopo il loro lancio.

I prezzi dei nuovi modelli di smartphone, infatti, scendono in media del 5% già dopo tre mesi dal loro lancio, ma è dopo sei/sette mesi che si possono fare gli affari migliori, in quanto dopo quel periodo i prezzi scendono in media del 10%.

Italiani e digitale nel 2021: meno social, più dispositivi indossabili

Nell’ultimo anno è parzialmente diminuito il fascino di social media mentre è aumentato quello dei device digitali. Le piattaforme social restano comunque una fonte di informazione per una larga fetta della popolazione mentre lo smartphone si conferma lo strumento presellò per lo shopping online. E i contenuti streaming non hanno età, dato che i video on demand piacciono e vengono fruiti anche dagli over 65. Ecco, in estrema sintesi, le principali evidenze contenute nell’ultima Digital Consumer Trends Survey 2021 di Deloitte, una indagine basata su oltre 2 mila interviste a persone tra i 18 e i 75 anni.

Il 22% ha abbandonato almeno un social media

Il 73% dei nostri connazionali in possesso di uno smartphone, riferisce la ricerca ripresa da Ansa, ha utilizzato piattaforme social o app di messaggistica su base giornaliera. Però un altro 22% ha invece deciso di utilizzare almeno una piattaforma, sia in versione definitiva sia temporaneamente. Le ragioni di questo disamore, riporta l’indagine, sono sostanzialmente tre: l’essersi stancati dei contenuti (35%), la presenza eccessiva di fake news (25%) e le preoccupazioni per la propria privacy (21%). A fronte di questo parziale dietrofront, però, ci sono altri aspetti da considerare. Nello specifico, avverte la ricerca, i social media sono però diventati una fonte primaria per accedere alle notizie per una quota significativa di utenti (23%), poco al di sotto del risultato raggiunto dai media più tradizionali, come i giornali cartacei e i siti di notizie. Ma la Tv, riporta una nota diffusa da Ansa, resta la fonte più citata, con il 37% che la identifica come canale preferito di informazione. Nel 2021 in Italia sono saliti dal 40 al 63% gli utenti che fruiscono costantemente di contenuti video in streaming on demand (Svod), ed è cresciuta in modo rilevante la penetrazione dei servizi Video on demand tra gli ‘over 65’.

Lo shopping on line è via smartphone

Un altro dato interessante che si scopre dalla survey è che gli italiani apprezzano lo shopping online, in particolare attraverso il cellulare. Quattro italiani su 5 dichiarano di utilizzare lo smartphone per acquistare un prodotto online, per lo più almeno una volta al mese. Un’altra tendenza in decisa crescita è poi quella dei dispositivi indossabili: se nel 2017 solo il 10% possedeva uno smartwatch, nel 2021 questa percentuale è salita al 25%; mentre 1 su 5 ha un braccialetto per il fitness. E il principale utilizzatore è la Gen-Z, cioè gli individui nati tra il 1997 e il 2010.

L’IoT nel 2030 secondo McKinsey

L’Internet delle cose sarà sempre più presente nella nostra vita. E secondo lo studio di McKinsey ‘The Internet of Things: Catching up to an accelerating opportunity’, entro il 2030 potrebbe generare tra i 5500 e i 12.600 miliardi di dollari a livello globale. Ma se da una parte c’è cautela sullo sviluppo di fabbriche intelligenti, smart city e veicoli autonomi, dall’altra sembra esserci stata un’accelerazione nelle case, negli uffici, e nella salute. Nonostante le stime al ribasso, l’applicazione dell’IoT nelle fabbriche resta la più promettente in termini economici (vale 1.400-3.300 mila miliardi di dollari, circa un quarto del totale), dove permetterebbe di trovare quello che McKinsey chiama ‘il sacro Graal dei tecnici’: la manutenzione predittiva.

Agricoltura, salute e città

Se l’agricoltura di precisione permetterebbe di produrre di più con meno risorse, aumentando la resa del 15-20%, la seconda applicazione dell’IoT per valore generato (550-1.760 miliardi) è la sanità.
Nel 2030 il monitoraggio e il trattamento delle malattie potrebbe arrivare a valere il doppio rispetto alle applicazioni legate al benessere. I pazienti potranno utilizzare apparecchiature che rilevano e comunicano dati ai medici, lanciando allarmi in caso di anomalie. L’impatto economico dell’IoT sulle città potrebbe invece essere di 1000-1700 miliardi di dollari. Dal monitoraggio della qualità dell’aria alla riduzione degli sprechi, dalla sicurezza all’energia, la fetta più consistente dell’IoT in città sarebbe però generata dalla ‘gestione del traffico centralizzata e adattiva’. 

Al supermercato e in casa 

L’IoT cambierà anche il modo di comprare. Già nei prossimi due anni più della metà delle catene di vendita al dettaglio potrebbe avere casse automatiche, con una copertura fino al 90% nel 2030.
McKinsey prevede però che ‘la chiave della futura esperienza’ sarà legata alla personalizzazione: offerte su misura in tempo reale, sconti, e consigli dedicati. Con telecamere e reti neurali poi ognuno potrebbe fornire informazioni sui suoi gusti. Tecnologie come questa potrebbero aumentare la spesa in negozio del 20-30%. L’IoT in casa, invece, se dal punto di vista economico ha ricadute potenziali contenute (400-800 miliardi di dollari, il 7-8% del totale), ha un impatto enorme su come le persone trascorrono tempo e spendono denaro. Verrà utilizzato per automatizzare le faccende domestiche, per l’intrattenimento e il risparmio energetico.

Al lavoro

Un ufficio in cui tutto è connesso renderebbe più efficiente la gestione degli spazi: le informazioni raccolte su movimenti e attività dei dipendenti permetterebbero di progettare meglio la configurazione degli spazi, e la realtà aumentata migliorerebbe la condivisione, anche da remoto.
Gli stessi principi, applicati sui cantieri, potrebbero aumentare la produttività del 5-10% e ridurre il costo delle materie prime del 5-9%. Come dimostra McKinsey, riporta Agi, sono molti i fattori che potrebbero accelerare o frenare lo sviluppo dell’IoT. Quelli che il report chiama ‘abilitatori’ (il valore percepito, la tecnologia e la connettività) e le ‘barriere’: le imprese si concentrano troppo poco su progetti di trasformazione. E poi ci sono cybersecurity e privacy, senza le quali l’IoT si trasforma da opportunità in rischio. 

Il mondo cambia e Instagram annuncia le novità per il 2022

“Dovremo ripensare a cosa sia davvero Instagram – ha dichiarato Adam Mosseri, capo del social network del gruppo Meta, già Facebook – perché il mondo cambia velocemente e noi dobbiamo cambiare insieme a lui”. In un video intervento su Twitter Mosseri ha presentato tutte le novità del social per il 2022. Novità che riguardano le Stories, i Reel a la parivacy. Di fatto però il focus di Instagram resterà sui video anche per l’anno appena iniziato, un genere di post su cui Instagram ha puntato molto nell’ultimo biennio soprattutto per fronteggiare le app concorrenti, come TikTok, che sui video brevi ha fondato parte del suo successo. Nel suo video messaggio Mosseri ha spiegato come nel 2022 Instagram porterà la durata delle Stories da 15 a 60 secondi, ed erediterà una serie di funzioni proprio da TikTok, come i commenti nei Reel, i mini filmati simili alle storie, ma ai quali l’app dedica un menu a sé, e la sintesi vocale del testo per i video.

Più opportunità di guadagnare per i creator, ma occhio alla privacy  

Nei prossimi mesi per i creatori di contenuti ci saranno maggiori opportunità di monetizzazione, ma un altro punto su cui Instagram ha intenzione di intervenire è una migliore gestione della privacy.
Quest’ultimo aspetto è una risposta ai problemi evidenziati nel corso del 2021 dovuti alle rilevazioni della ex product manager nel dipartimento di integrità civica di Facebook, Frances Haugen, e ai Facebook Papers, che hanno sollevato molti dubbi sul lavoro dei prodotti capitanati da Mark Zuckerberg nel preservare l’incolumità digitale e la salute dei più giovani. A riguardo, una prima mossa è stata l’introduzione su Instagram di ‘prendi una pausa’, la funzione per ridurre il tempo passato sull’app.

Maggiore tutela dei minori: arriva la funzione parental control

Mosseri, a fine novembre 2021, aveva infatti testimoniato dinanzi al Senato Usa, e poco dopo la società si era detta pronta a fornire maggiore trasparenza sui dati riguardo alle modalità d’uso della piattaforma da parte dei minori. Instagram nel 2022 introdurrà quindi la funzione parental control, per offrire ai genitori una visione più chiara delle attività dei figli online, riferisce Il Giorno.

Migliorare il sistema di messaggistica

Mosseri ha proseguito dichiarando che un altro aspetto importante su cui l’azienda vuole lavorare è il sistema di messaggistica, il punto cardine della comunicazione tra aziende e creator. Ulteriore conferma, si legge su hdblog.it, arriva anche sull’imminente possibilità di scegliere un feed cronologico a scapito di quello algoritmico, e in generale sulla necessità di ridare agli utenti maggior controllo sull’esperienza social. Insomma, le novità di Instagram anticipate da Mosseri per il 2022 sono nella maggior parte dei casi più indicazioni e direzioni da prendere piuttosto che funzioni specifiche. Ma quello che emerge è la volontà di dare una ‘svecchiata’ al social, nell’ottica di restare il più possibile al passo con i tempi e le tendenze sempre in costante evoluzione.

Arriva l’esame della patente ‘mini’, ma è più difficile

Da lunedì 20 dicembre 2021 è cambiata la prova per l’esame della patente. Il numero dei quiz di teoria diminuirà, passando da 40 a 30, ma contestualmente il tempo a disposizione si ridurrà da 30 a 20 minuti. Con la riduzione delle domande scenderà anche il numero di errori consentiti: non più 4, ma al massimo 3. Con il quarto quindi scatterà la bocciatura. La nuova versione della prova di teoria è prevista dal decreto del Ministero delle Infrastrutture e mobilità sostenibili del 27 ottobre 2021, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 9 dicembre, cui ha fatto seguito la circolare della Direzione Generale della Motorizzazione che ne ha stabilito la data di entrata in vigore.

Le modalità di esecuzione della prova non cambiano 

Chi pensava di cavarsela meglio con il nuovo esame per la patente non si faccia ingannare dalla parola ‘mini’, essere promossi potrebbe infatti risultare più complicato. Non cambiano però le modalità di esecuzione della prova, che sarà sempre informatizzata. Verrà inoltre confermato il metodo casuale di estrazione delle proposizioni per la composizione della scheda da sottoporre a chi fa l’esame. Come già accade, i candidati dovranno rispondere vero o falso alle varie domande.

Quasi un terzo di chi prova l’esame non riesce a superarlo

Nel percorso per ottenere la patente, riferisce Ansa, l’esame di teoria si conferma come il vero scoglio da superare. Nel 2020, 424.752 cittadini hanno superato la prova di guida, e ottenuto la patente B, pari all’87,8% di tutte le persone che hanno sostenuto i quiz. Ma la guida è solo la fase finale del test. Prima bisogna infatti superare proprio i quiz di teoria, dove il dato degli idonei si ferma al 70,2%. Poco meno di un terzo di chi prova l’esame non riesce infatti a superarlo (29,8%). Tra le regioni, la percentuale più alta di bocciati alla teoria si registra nel Lazio (36,3%), seguito da Liguria (31,1%) e Campania (31%). Il dato migliora leggermente in Emilia Romagna (27%) e Veneto (27,6%).

Solo per patenti A e B

Gli esami che subiscono il ridimensionamento sono quelli che riguardano le patenti A1, A2, A, B1, B e BE. La modifica non interessa quindi le patenti C, D e AM, quest’ultima per guidare i ciclomotori. La riforma del Codice della Strada, dello scorso 10 novembre, ha prolungato poi la validità del foglio rosa, passato da 6 mesi a un anno. Questa agevolazione consente a coloro che devono effettuare l’esame di guida di poter ripetere la prova pratica per ben tre volte (prima erano due). Tra le novità, anche la deroga sul limite di potenza delle auto utilizzate, da rispettare durante i primi 12 mesi in cui si è conseguita la patente B.
È infatti consentito ai conducenti freschi di patente di guidare un’auto di qualsiasi potenza, ma solo se accompagnati da una persona in possesso della stessa tipologia di patente da più di 10 anni e di età non superiore a 65 anni.

I wireless provider sono ottimisti nonostante la pandemia

L’ottimismo tra i provider di servizi a banda larga wireless è a livelli record. Nonostante la sfida posta dalla pandemia e l’incertezza economica, più di quattro WISP su cinque (81%) dichiarano di essere ottimisti sul futuro, rispetto al 71% nel 2020 e al 61% nel 2019. Questi i dati di un sondaggio realizzato da Cambium Networks, e condotto tra luglio e agosto 2021 tra i provider di 23 paesi.
“I wireless service provider rimangono resilienti nei confronti delle attuali difficoltà, con una notevole capacità di adattarsi rapidamente ai cambiamenti della domanda e della tecnologia e un forte impegno a offrire un servizio affidabile a prezzi competitivi – afferma Scott Imhoff, Senior Vice President of Product Management di Cambium Networks -. Sfruttando le nuove opportunità offerte nelle aree suburbane e rurali, i WISP continuano a far progredire il settore e a creare comunità più forti e più connesse”.

La copertura nelle aree urbane è salita dal 15% al 18%

Sebbene i provider di servizi wireless a banda larga storicamente eccellono nei servizi residenziali rurali, lo studio ha dimostrato che questi operatori stanno diventando ugualmente capaci nel fornire connettività in ambito urbano e suburbano. In particolare, attraverso la tecnologia delle onde millimetriche a 28 e 60 GHz, con le prime implementazioni avvenute nel 2021. Mentre Il 44% fornisce una copertura nelle aree rurali, la copertura nelle aree urbane è salita dal 15% al 18%. Quasi un quarto dei WISP (24%) fornisce infatti servizi in maniera uniforme a comunità urbane, suburbane e rurali.

Espandere l’offerta per far crescere l’attività

Anche la disponibilità prevista per il 2022 del nuovo spettro a 6 GHz è considerata un’entusiasmante opportunità di espansione: tutti gli intervistati riferiscono che stanno sviluppando piani per capitalizzare la nuova tecnologia e soddisfare meglio le esigenze della crescente domanda di connettività. Inoltre, i fornitori di servizi wireless a banda larga continuano a espandere la loro offerta per far crescere la loro attività, con il 22% che aggiunge Wi-Fi residenziale, il 14% hotspot all’aperto e il 3% che ora offre servizi mobili. Tra le sfide che i WISP devono affrontare, i finanziamenti continuano a occupare il posto più alto, con il 31% che li considera un ostacolo alla crescita. Segue da vicino la disponibilità dello spettro RF (29%).

Nel 2022 ci sarà un uso rapido ed efficiente dello spettro RF

“Guardando al 2022, quando le bande di frequenza a 6 GHz saranno disponibili, ci sarà un uso rapido ed efficiente dello spettro RF – continua Imhoff -. Ci aspettiamo che i service provider colgano questa opportunità di crescita offrendo più servizi ‘chiavi in mano’ ai mercati business, industriali e pubblici, estendendo al contempo i servizi per le applicazioni dedicati all’home office”.

Durante il Black Friday il mercato Tech non ha rallentato la sua corsa

Nelle settimane precedenti il Black Friday l’anticipo delle promozioni non ha frenato la crescita dei mercati della Tecnologia. Nella settimana del Black Friday 2021, dal 22 al 28 novembre, il mercato italiano del tech di consumo ha infatti registrato un risultato a valore positivo del 6% in più rispetto allo stesso periodo del 2020. Secondo le rilevazioni effettuate da GfK sul Panel Weekly le vendite dei Technical Consumer Goods mostrano un trend positivo per le categorie più importanti del mercato, tra cui TV, PC, Smartphone, Tablet, Frigoriferi, Lavatrici, Aspirapolvere, e Stampanti.

Un incremento delle vendite del +116%

Per questo perimetro di prodotti durante la settimana del Black Friday 2021 è stato generato un controvalore pari a 492 milioni di euro. Come avvenuto negli ultimi anni, molti retailer ed e-tailer hanno giocato d’anticipo, e le promozioni sono iniziate fin dall’inizio di novembre, con importanti campagne pubblicitarie a sostegno. Questo ha portato a un trend positivo anche nelle settimane precedenti a quella del Black Friday. Ma è la domanda di Tecnologia a sostenere la performance della settimana più importante dell’anno. Rispetto al valore della settimana media riferita all’ultimo anno, la settimana del Black Friday 2021 ha fatto registrare un incremento delle vendite del +116%.

I prodotti più importanti in termini di fatturato si confermano gli Smartphone

I comparti che hanno ottenuto la migliore performance sono il Grande Elettrodomestico (+16%), seguito dall’Informatica e Ufficio (+5%), dall’Elettronica di Consumo (+4%), e dal Piccolo Elettrodomestico (+4%). I prodotti più importanti in termini di fatturato si confermano gli Smartphone (124 milioni di euro), le TV (107 milioni) spinti anche dal Bonus Rottamazione legato allo Switch-off, e i PC Portatili (53 milioni). Le categorie che hanno mostrato le crescite più rilevanti, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, sono i Condizionatori (+44%), i Core Wearables (+41%), le Asciugatrici (+32%) e Sistemi Audio (+23%), trainati dagli Assistenti Vocali.

Si conferma l’approccio omnichannel degli italiani

Anche l’impatto delle attività promozionali nella settimana del Black Friday è tornato a crescere rispetto agli ultimi anni, arrivando al 46% dei volumi venduti con un taglio prezzo di almeno il 15%.
Ma si conferma anche l’approccio omnichannel degli italiani, già adottato dall’inizio dello scorso anno, che ha contribuito alla crescita del canale online (+1%), e ancor più del canale tradizionale (+9%). Di fatto, per la settimana del Black Friday le vendite online contribuiscono al 32,7% del fatturato di tutte le vendite di prodotti Tech. Sarà quindi importante continuare a monitorare la crescita dei prodotti tecnologici anche per gli acquisti di Natale, alla luce dei fenomeni di ‘shortage’ che stanno influenzando i mercati, e alle difficoltà nel reperimento delle materie prime da parte dei produttori.