Come cambiare lavoro. I consigli dell’headhunter

Dal punto di vista professionale è a settembre che inizia il nuovo anno. Ma se non siamo soddisfatti del lavoro attuale cosa possiamo fare per reinventarci e trovarne uno nuovo? Il primo consiglio è tracciare una linea di demarcazione precisa tra un’insoddisfazione insanabile e una leggera stanchezza. Una cosa è avere piccole aree di insoddisfazione, altra cosa è tornare a lavorare dopo le vacanze e sentire il peso di una montagna insormontabile da scalare. Nel primo caso, elaborare e risolvere le piccole aree di insoddisfazione non è difficile, nel secondo è necessario prendere atto che è opportuno effettuare alcuni cambiamenti, ma senza essere precipitosi.

Il consiglio arriva da Roberto D’Incau, headhunter & coach, nonché Ceo e fondatore di Lang&Partners, la società di consulenza HR italiana.

A volte il disagio è il segnale di un malessere più profondo

Il mantra “quasi quasi mi licenzio” vale sempre, “ma il mio consiglio è porsi un orizzonte temporale di almeno sei o dodici mesi per non fare scelte sbagliate”, spiega D’Incau . Cambiare non è facile, anche se siamo consapevoli di dover lavoro. La prima cosa da fare quindi è fare un vero e proprio bilancio, personale e professionale. “A volte il disagio verso il lavoro è infatti solo la punta di un iceberg, il segnale di un malessere più profondo che investe altre aree della nostra vita – continua l’headhunter -. Capita molto più spesso di quanto non si pensi, si dice ‘basta, voglio cambiare lavoro’ e invece si dovrebbe dire ‘basta, voglio cambiare vita’.

Non sempre è necessario cambiare azienda

Fare la diagnosi giusta perciò è già un primo passo verso la “guarigione”. Fare chiarezza, insomma, e chiedersi se davvero è quel lavoro che non ci fa stare bene. La seconda cosa da fare è ragionare con un’ottica non immediata, ma prospettica.

“Cerca di capire cosa non va esattamente: sei poco motivato, hai problemi relazionali in azienda, senti il peso del lavoro giornaliero?”, aggiunge D’Incau. A volte inserire una giornata settimanale di smartworking fa bene, oppure chiedere al proprio capo o a Hr di essere spostato su altri progetti o a un settore diverso. Non sempre è necessario cambiare azienda.

Se è arrivato il momento di tagliare il cordone ombelicale

Se invece è arrivato davvero il momento di una svolta bisogna elaborare una strategia di cambiamento del lavoro. Ma una volta presa la decisione non bisogna precipitarsi nel rimettersi in gioco, ma mantenersi decisi e preparasi bene alla svolta.

“Il lavoro dei sogni forse non esiste, ma se pensi con terrore a un altro anno identico col tuo lavoro, o con i tuoi colleghi, col tuo capo, è davvero arrivato il momento di tagliare il cordone ombelicale”, sottolinea D’Incau. A volte l’affetto che si prova per l’azienda o i colleghi “impedisce di prendere quella decisione che un headhunter invece consiglia sempre – sostiene D’Incau – mai rimanere nella stessa azienda per più di dieci anni”. Un po’ di energia nuova serve sempre, anche al lavoro.

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