Work-life blend, per il 70% degli italiani lavoro e vita privata si sovrappongono

Un confine netto tra vita privata e vita professionale? Macché. Gli italiani, in gran parte, hanno perso l’equilibrio tra il tempo da dedicare al lavoro e quello da rivolgere alla propria famiglia e ai propri interessi. La sovrapposizione tra lavoro e vita ha un nome, ovviamente inglese: è il work-life blend, l’esatto contrario del più famoso work-life balance. I numeri sono eloquenti, come rivela l’ultima edizione del Randstad Workmonitor, l’indagine sul mondo del lavoro di Randstad, operatore globale nei servizi per le risorse umane, condotta in 34 Paesi su un campione di 400 lavoratori di età compresa fra 18 e 67 anni per ogni nazione, che lavorano almeno 24 ore alla settimana percependo un compenso economico.  Infatti, ben il 71% dei nostri connazionali risponde a telefonate, email e messaggi di lavoro anche fuori dell’orario di lavoro, al terzo posto in Europa, +6% rispetto alla media globale. E’ significativa anche un’altra percentuale, quella di chi rimane sempre connesso anche durante i periodi di ferie, che tocca il 53%: oltre un lavoratore su due. La colpa di questo atteggiamento? Secondo gli intervistati è da attribuire al datore di lavoro che, per il 59% dei dipendenti, si aspetta che questi ultimi gestiscano questioni professionali anche fuori dall’orario d’ufficio e, secondo il 52%, rispondano durante le ferie e il tempo libero.

Gli italiani i più “disponibili”

La ricerca evidenzia che gli italiani sono fra i più disponibili al mondo a rispondere a telefonate, email e messaggi di lavoro dopo l’orario d’ufficio. Il 71% lo fa quando possibile (in Europa soltanto Portogallo, 72%, e Romania, 74%, sono più solleciti) e ben il 68% lo fa immediatamente, al primo posto in Europa dopo Grecia (71%) e Romania (69%). La modalità è la stessa sia per gli uomini sia per le donne, mentre i lavoratori sotto i 45 anni sono ancora più solerti dei colleghi più “grandi”: rispondono subito nel 70% dei casi contro il 66%.

Il lavoro va anche in vacanza

Per quanto riguarda i periodi di ferie, il 71% dei nostri connazionali non vuole pensare al lavoro (76% uomini contro il 66% delle donne). Oltre un lavoratore su due, però, sceglie di gestire questioni di lavoro mentre è in vacanza perché vuole sentirsi coinvolto e restare aggiornato (53%, ben 10 punti sopra la media globale), soprattutto maschi (56%, contro il 51% delle colleghe) con meno di 45 anni (58%, contro il 47% dei dipendenti senior). Tuttavia, la scelta di essere sempre a disposizione, anche quando ci si trova al mare o in montagna, è dettata – riferiscono gli intervistati – dalle pressioni da parte dei datori di lavoro: il 59% di questi, sempre secondo i dipendenti, si aspetta che i collaboratori si occupino di questioni professionali anche fuori dall’orario d’ufficio.

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