Le imprese italiane puntano sul digitale: il 77% investe in tecnologia

Saranno stati forse anche il lockdown e la ridotta mobilità causata dal coronavirus, fatto sta che le imprese italiane hanno iniziato una corsa verso il digitale che non può che proseguire. In base a quanto rivela un recentissimo report dell’Istat, circa tre quarti delle imprese con almeno dieci addetti sono attualmente impegnate in investimenti digitali (il 77,5%). Certo, per il nostro Paese si tratta ancora di “primi passi”: secondo il censimento permanente delle imprese dell’Istituto di Statistica, riferito al periodo 2016-2018, soltanto il 3,8% delle aziende ha già raggiunto la fase di ‘maturità’, caratterizzata da un utilizzo integrato delle tecnologie disponibili.

Ancora in numero contenuto, ma rilevanti per addetti e vale aggiunto
Le imprese digitalmente mature, pur essendo solo tre su cento contano però per il 16,8% di addetti e il 22,7% di valore aggiunto. La loro presenza è decisamente più elevata nel Nord-ovest (4,7%). A fare la differenza nella scelta o meno di adottare tecnologie digitali è soprattutto la dimensione: ha effettuato investimenti digitali il 73,2% delle imprese con 10-19 addetti e il 97,1% di quelle con oltre 500 addetti. Meno significative sono le differenze territoriali: si passa dal 73,3% nel Mezzogiorno al 79,6% nel Nord-est.

A livello settoriale emerge il ruolo trainante dei servizi: le telecomunicazioni (94,2%), la ricerca e sviluppo, l’informatica, le attività ausiliarie della finanza, l’editoria e le assicurazioni hanno percentuali di imprese che investono in tecnologie digitali superiori al 90%. Il primo settore manifatturiero per investimenti digitali è la farmaceutica (94,1%), seguita a distanza dalla chimica (86,6%). Tuttavia, segnala l’analisi, la maggior parte delle imprese utilizza ancora “un numero limitato di tecnologie, dando priorità agli investimenti infrastrutturali (soluzioni cloud, connettività in fibra ottica o in mobilità, software gestionali e, necessariamente, cyber-security) e lasciando eventualmente a una fase successiva l’adozione di tecnologie applicative.

Gli step della digitalizzazione italiana

In Italia, rivela ancora il censimento, la maggior parte delle imprese utilizza un numero limitato di tecnologie, dando priorità agli investimenti infrastrutturali (soluzioni cloud, connettività in fibra ottica o in mobilità, software gestionali e cyber-security) e lasciando eventualmente a una fase successiva l’adozione di tecnologie applicative. Sinora il grado di “digitalizzazione” delle imprese è stato misurato essenzialmente in termini di infrastrutturazione (accesso alla banda larga, numero di apparecchiature acquistate od utilizzate, ecc.) con il rischio che una rapida diffusione della capacità tecnica di utilizzo di strumenti digitali potesse dare l’impressione di una maturità digitale che, in realtà, esisteva solo potenzialmente. L’utilizzo di infrastrutture digitali giunge a saturazione già tra le imprese meno digitalizzate (quelle con investimenti “solo” in 4 o 5 tecnologie), e molto più lentamente si diffondono applicazioni più complesse e con maggiore impatto sui processi aziendali: appena il 16,6% delle imprese ha adottato almeno una tecnologia tra Internet delle cose, realtà aumentata o virtuale, analisi dei Big Data, automazione avanzata, simulazione e stampa 3D. Il processo di digitalizzazione delle imprese sembra distinto in due stadi o, in alcuni contesti più complessi, anche multistadio. “Appare infatti evidente la necessità di costruire in una prima fase le condizioni tecniche e culturali per avviare il processo di digitalizzazione che si completa, in una seconda fase, con l’adozione di soluzioni applicative più utili ed efficaci per aumentare efficienza e produttività” conclude il report.

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