Lavoro da remoto, tra buon umore e criticità IT

Lavoro da remoto sì o no? Per la gran parte dei lavoratori inglesi, e quindi è plausibile che l’atteggiamento sia del tutto simile anche in Italia, la risposta è sì. Un recente sondaggio condotto dalla piattaforma IT Ivanti Inc. tra i dipendenti del Regno Unito ha infatti messo in luce che il 66% degli intervistati preferirebbe lavorare da remoto anziché ricevere una promozione e quasi la metà (49%) accetterebbe una riduzione dello stipendio in cambio della possibilità di lavorare da casa. Solo il 16% degli intervistati ha sostenuto di voler tornare in ufficio a tempo pieno in futuro. Dello smart working vengono apprezzati maggiormente il calo dello stress (42%), il risparmio di tempo (48%) e l’equilibrio lavoro-vita privata (45%). Ancora, il 55% dei rispondenti ha riscontrato un netto miglioramento del proprio umore.

Tecnologia, croce e delizia

Lavorare a distanza presuppone inevitabilmente il dipendere dalla tecnologia. E proprio in questo campo sono emerse alcune difficoltà, tanto che  il 23,38% degli intervistati ha contattato l’help desk almeno una volta alla settimana e il 25,27% ha richiesto supporto IT da una a tre volte al mese mentre lavorava da remoto. Le le principali criticità sono legate alla difficoltà di accedere alle risorse aziendali (20,78%), a problemi di Wi-Fi (21,98%) e reset delle password (28,77%).
“Poco più di un anno fa, la pandemia ha rimodellato il modo di lavorare di milioni di persone in tutto il mondo, senza tenere conto della preparazione o meno dei datori di lavoro”, ha dichiarato Chris Goettls, Senior Director of Product Management di Ivanti. “È chiaro che molti dipendenti hanno trovato un proprio equilibrio in ambienti di lavoro remoti. L’ingresso in questa nuova ‘era’ del lavoro, dove avremo dipendenti che operano da remoto o in modalità ibrida, richiede alle imprese l’implementazione di una strategia di sicurezza Zero-Trust per proteggere i propri asset digitali e garantire ai dipendenti l’accesso ai dati di cui hanno bisogno, ovunque essi stiano lavorando”.

Più costi per l’elettricità e più… pigiama

Tra i risultati un po” più originali della ricerca si scopre che  il 61% degli intervistati del Regno Unito che ha lavorato da remoto ha riscontrato un aumento della bolletta dell’energia elettrica. I costi dei pasti (38%) sono stati citati come il secondo maggior costo sostenuto, seguito dai costi legati all’home office (31%). Il 42% dei rispondenti ha ammesso di aver indossato i pantaloni del pigiama durante una videoconferenza, mentre il 34% ha guardato la TV o un film attivando la modalità “mute” nel corso di una call. Il 28% ha affermato di aver fatto una doccia durante una call.

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