Italia, mercato del lavoro fermo anche per la seconda metà dell’anno

Il mercato del lavoro in Italia è fermo e, purtroppo, tale rimarrà anche nella seconda parte dell’anno. La cattiva notizia è emersa dall’Osservatorio sul mercato del lavoro di Itinerari Previdenziali (‘Dinamiche e linee di tendenza del secondo trimestre 2019’), curato dall’economista Claudio Negro. Insomma, salvo sorprese non ci sarà la tanto sperata ripresa dell’occupazione.  “È molto probabile che nel secondo semestre 2019 il mercato del lavoro continui a essere ‘in stallo’, eventualmente con un’ulteriore erosione delle ore lavorate a causa della cassa integrazione” afferma il rapporto.

Previsioni negative

“La crescita nominale dell’occupazione (che, peraltro, pare essersi arrestata) – riporta l’analisi – è avvenuta a spese delle ore lavorate e della retribuzione. All’uscita dalla crisi, il mercato del lavoro ha continuato cioè a muoversi su logiche difensive e ripartitorie, come si fosse ancora in piena crisi. Per il resto dell’anno, l’Istat prevede una dinamica del Pil sostanzialmente statica mentre, per quanto concerne l’indice di produzione industriale, la previsione è negativa nel secondo trimestre sia come dato congiunturale (rispetto cioè al trimestre precedente) che tendenziale (rispetto cioè a dodici mesi prima)”. “Non c’è dunque ragione di pensare -commenta Negro- a una significativa ripresa nella seconda parte dell’anno, tanto più che anche l’indice di fiducia delle imprese, in crescita secondo le ultime rilevazioni, segnala un clima ancora negativo per il settore manifatturiero, settore che potrebbe produrre occupazione più qualificata”.

Probabile curva piatta

“È probabile, perciò, che la curva dell’occupazione continui a essere piatta per tutto l’anno. Anzi, è probabile che gli effetti di Quota 100 e del reddito di cittadinanza, di cui non possiamo ancora apprezzare pienamente gli esiti, diano un ulteriore colpo al tasso di occupazione”, si legge nell’Osservatorio. “Il tasso di sostituzione di Quota 100 è valutato generalmente dagli operatori nel rapporto di 1 a 3 (un assunto ogni tre pensionati anticipati): teniamo conto che, al di là delle intenzioni di chi lo ha istituito, verrà in molti casi incontro alle esigenze delle imprese di flessibilizzare l’occupazione, come utile ed efficace alternativa alla cassa integrazione o alle procedure di esubero”.

In stallo anche il pubblico impiego

Pare non andare meglio anche nella pubblica amministrazione. “Nemmeno nel pubblico impiego, che dovrebbe ‘liberare’ più di 6.000 posti di lavoro e ben 16.000 nel caso della scuola, c’è la certezza di un turn over a somma zero, stante le ben note difficoltà normative e procedurali” ha dichiarato ad Adnkronos Claudio Negro.

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