Export italiano, tre anni per tornare ai valori 2019: il report dell’Ice

L’importante è saper guardare lontano, un po’ più in là rispetto a questo anno tanto difficile. E la massima vale ancora di più per l’economia, decisamente tartassata nel 2020, e a maggior ragione per l’export, che ha sofferto e soffre di numerose chiusure dovute all’emergenza. Insomma, ci vuole pazienza: ma l’export italiano tornerà ai livelli del 2019 nel 2022, rallentando così la crescita delle nostre esportazioni che erano brillanti dal 2010. La stima emerge dalla XXXIV edizione del Rapporto sul commercio estero realizzato dall’Agenzia Ice in collaborazione con Prometeia, Istat, Fondazione Masi, Università Bocconi e Politecnico di Milano, secondo cui la ripresa degli scambi mondiali nel 2021 sarà guidata dall’aggregato degli emergenti Asia, Cina in testa. Secondo il report, “nel 2020 le esportazioni italiane subiranno una brusca frenata e chiuderanno l’anno in flessione del 12%, a prezzi costanti, per poi crescere del 7,4% nel 2021 e del 5,2% nel 2022”.

Il 2019 era stata un’ottima annata

“I dati consuntivi confermano che nel 2019 l’export italiano godeva di un ottimo stato di salute. Aveva terminato l’anno con una crescita del 2,3% attestandosi a 476 miliardi e mantenuto la quota di mercato sul commercio mondiale stabile al 2,84%. Un risultato importante perché ottenuto in un periodo turbolento sui mercati mondiali, particolarmente per i Paesi europei, stretti nella disputa commerciale Usa-Cina, pressati dai dazi americani su molti beni esportati dall’Europa e confusi nell’incertezza su tempi e termini della Brexit” ha detto Carlo Ferro, presidente dell’Agenzia Ice. La crescita nel 2019 ha riguardato, in particolare, il settore farmaceutico (+25,6%), mentre i tassi di crescita maggiori delle nostre esportazioni si sono registrati con il Giappone (+19,7%) e la Svizzera (+16,6%). Germania (12,2% sull’export totale italiano), Francia (10,5%) e Usa (9,6%) rimangono comunque i primi nostri tre mercati di sbocco.

Un anno partito bene

“Anche i primi due mesi del 2020 sono stati positivi per l’export: +4,7% tendenziale, nonostante a febbraio fosse già evidente il rallentamento dei flussi con la Cina” ha aggiunto Ferro. L’Istat ha recentemente pubblicato le rilevazioni del periodo gennaio-maggio che vedono l’export in caduta tendenziale del 16%, mentre l’andamento congiunturale segna una crescita del 35% da aprile a maggio: “primo segno di ripresa delle attività”, ha osservato Ferro. A marzo e aprile, in particolare, i flussi commerciali con l’estero hanno registrato una brusca contrazione rispetto al mese di febbraio: export -45,8%, import -32,3%.

Azione cambinata

“Più che ragionare sui numeri è ora importante orientare l’azione combinando reazione e visione perché le sfide di oggi si giocano in un contesto globale diverso dal passato” aggiungendo poi che “digitale, innovazione e sostenibilità sono le parole chiave per rivolgersi alle nuove generazioni di consumatori globali” ha concluso Ferro.

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