Caffè, altro che crisi: crescono domanda e prezzi all’ingrosso

Ci sono beni di prima necessità, in questo particolare momento storico, che per i consumatori sono più “essenziali” di altri. Molto più del petrolio, solo per fare un esempio. Stiamo parlando del caffè, una materia prima che, da quando è iniziata l’emergenza sanitaria legata al coronavrius, ha visto schizzare i suoi prezzi verso l’alto. Insomma, le persone sono disposte a rimanere chiuse in casa, a compiere sacrifici, a rinunciare a molte delle loro abitudini, ma non all’amato espresso. Il caffè, qualsiasi cosa accada, non si tocca e continua a profumare le case di tutto il mondo.

Prezzi dell’arabica aumentati del 20%

Rispetto allo scorso febbraio, il prezzo del caffè all’ingrosso ha registrato aumenti del 20% (sulla qualità arabica al mercato di New York), mentre altri beni ritenuto essenziali – come il petrolio appunto – hanno invece visto crolli del 40%. La notizia è stata riportata dal Financial Times, che segnala anche qualche criticità. Infatti nel prossimo futuro potrebbero presentarsi problemi alle forniture, anche perché si stanno assottigliando le scorte, all’avvicinarsi dei raccolti chiave da parte dei grandi produttori latino americani. Il rischio che i raccolti, e di conseguenza le forniture del caffè, non siano sufficienti è in gran parte dovuto al fatto che i prezzi bassi degli ultimi due anni hanno provocato l’abbandono di diverse piantagioni.

In America Latina coltivatori previdenti

Non mancano però notizie più rassicuranti: nella pandemia che stiamo vivendo, il caffè conserva dei margini di sicurezza. La maggior parte dei coltivatori in America Latina, infatti, lavorava già in una sorta di “autoisolamento” di fatto, operando in località lontane dagli affollamenti urbani. I coltivatori sono così in grado di continuare la produzione anche in settimane di lockdown e di misure di di contenimento del virus.

La domanda di caffè continuerà a tenere?

Un altro quesito, sotto la lente degli analisti finanziari, è la tenuta nel tempo della domanda di caffè. Le analisi sono riferite al mercato statunitense, ma probabilmente le valutazioni sono valide in tutti i paesi occidentali: a marzo 2020, negli Usa, le vendite di caffè confezionato hanno segnato un balzo di oltre il 70%. Però, secondo gli esperti, la domanda totale probabilmente calerà dato che i consumi domestici non compenseranno totalmente il calo di quelli legati alla chiusura di ristoranti e bar. In ogni caso, l’indicazione che arriva dal mercato è forte e chiara: alle persone si può anche togliere la libertà, ma il caffè proprio no.

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