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I sistemi più efficaci per proteggere la tua casa

“Casa” è quel posto che custodisce i nostri affetti, i nostri ricordi e le nostre passioni, prima ancora che i nostri averi e beni materiali in genere. È il luogo più intimo nel quale troviamo calore, ristoro e felicità, per questo consideriamo il nostro appartamento un rifugio inviolabile in cui nessuno è autorizzato ad entrare senza il nostro permesso.

Proprio quello delle intrusioni indesiderate è un tema oggi più che mai all’ordine del giorno, considerando che secondo una recente statistica ISTAT nel nostro paese vengono svaligiati 7 appartamenti su 1000, non poco.

La maggior parte di questi furti avviene in Estate, quando le persone si allontanano da casa per andare in vacanza lasciando gli appartamenti incustoditi. Ad ogni modo non bisogna mai abbassare la guardia, in nessun periodo dell’anno. Proprio per questo motivo c’è un interesse crescente da parte di chi desidera mettere al sicuro la propria casa e garantire l’incolumità dei propri cari.

I sistemi di protezione per la casa

A tal proposito è importante sottolineare il fatto che in commercio vi sia una buona disponibilità di sistemi realmente utili a diminuire le possibilità che qualcuno possa accedere furtivamente all’interno di un appartamento.

Vediamo allora di seguito di capire quali sono i più efficaci sistemi di protezione per la casa, quelli che consentono realmente di dormire dei sonni tranquilli.

Le telecamere di videosorveglianza

Un impianto di videosorveglianza è già di per sé un ottimo deterrente. La possibilità infatti che la propria immagine venga registrata e poi mostrata agli inquirenti induce la maggior parte dei malintenzionati a direzionare altrove i propri intenti.

Esistono impianti con telecamere a vista e nascoste, in base al tipo di prodotto e tipo di effetto che si desidera ottenere. Grazie ad un impianto di questo tipo è possibile controllare contemporaneamente più zone di casa e coordinare l’impianto anche da remoto per mezzo di un apposito software.

Le grate di sicurezza

Le grate di sicurezza rappresentano un importante impedimento fisico, che spesso induce i malintenzionati a cambiare obiettivo.

Troppo difficile infatti il pensare di poter attaccare le grate di sicurezza e riuscire a superarle, ed in ogni caso è troppo il tempo necessario semplicemente per provare a vincere la loro resistenza.

Oggi esistono sul mercato tantissimi modelli di grate, e per questo motivo non c’è alcun tipo di problema circa la loro adattabilità all’estetica generale del luogo in cui vengono installate.

È possibile posizionare le grate di sicurezza sia sulle finestre che sulle porte, per una protezione totale.

Un sistema di allarme

Un sistema antintrusione con allarme presenta tutta una serie di sensori che, nel momento in cui vengono attivati, rilevano ogni minimo movimento che avviene all’interno dell’appartamento.

È possibile posizionare tutti i sensori che si preferisce e, quando uno di questi rileva un movimento, fa scattare la sirena e lancia anche l’allarme direttamente alla centrale, che può provvedere ad inviare il personale di sicurezza.

Grazie ad un apposito software è sempre possibile ricevere una notifica in tempo reale ogni qualvolta l’impianto di allarme suona, ed eventualmente poter vedere con i propri occhi ciò che sta succedendo grazie alle telecamere.

Una porta blindata

Soprattutto se il tuo è un appartamento e vivi ai piani alti, probabilmente la porta di ingresso è l’unico punto dal quale i malintenzionati potrebbero tentare di accedere.

Diventa importante per questo motivo scegliere una buona porta blindata, possibilmente di classe 4 o superiore, che possa offrire una resistenza tale da rendere non conveniente nemmeno effettuare il tentativo di infrazione.

I malintenzionati infatti non hanno a disposizione molto tempo per scardinare una porta e perlopiù dedicano la propria attenzione a quei modelli che sono particolarmente facili da attaccare.

La lettura digitale di ebook nel 2022 in Italia aumenta del 62%

Dopo un significativo incremento di lettori a partire dalla pandemia, anche quest’anno il trend si conferma in forte crescita. Il 2022, infatti, è stato un anno importante per libri e audiolibri, e il tempo totale dedicato alla lettura da parte degli italiani ha raggiunto l’equivalente di 1800 anni, registrando un incremento medio del 62% rispetto all’anno precedente. E se dovessimo combinare lettura e ascolto digitale, si arriverebbe a ben 982 milioni di minuti totali. È quanto rivela il Book report annuale di Rakuten Kobo, piattaforma di ebook e lettori di libri digitali. Di fatto, anche nel 2022 la lettura, soprattutto quella digitale, ha ricoperto un ruolo da protagonista nella quotidianità degli italiani. Ma le ultime tendenze del mondo editoriale arrivano anche dai social. 

“Una corsa sfrenata per i lettori e per le librerie”

“Gli ultimi due anni sono stati una corsa sfrenata sia per i lettori sia per le librerie – ha dichiarato Michael Tamblyn, ceo di Rakuten Kobo -. Nel 2022 le restrizioni Covid si sono allentate, i lettori hanno ricominciato a uscire di casa e Kobo, in qualità di libreria digitale, ha assistito ad alcuni interessanti cambiamenti e nuovi trend nei comportamenti di lettura a livello globale”. 
Se si analizzano i momenti della giornata in cui si legge di più, la situazione varia a seconda della zona d’Italia in cui si vive. A Padova e a Torino, ad esempio, si legge di più durante l’ora del tè, ovvero vero le 16-17, a Roma e Firenze invece si preferisce l’orario dell’aperitivo (19-20), e a Milano, Genova e Treviso il momento preferito per la lettura è quello post cena, prima di andare a dormire (22-23).

Le nuove tendenze arrivano da TikTok

Secondo il Kobo Book Report 2022, anche i social, e in particolare TikTok, hanno giocato un ruolo centrale nello sviluppo dei trend e nella crescita delle vendite Kobo. La piattaforma più usata dalla Gen Z continua infatti a conquistare l’industria editoriale, e sono i consigli degli influencer presenti sulla piattaforma a guidare le tendenze di lettura in Italia.

L’ebook più venduto nel 2022? “Il caso Alaska Sanders” di Joël Dicker

Ma quali sono gli ebook più venduti nel 2022? La classifica dei dieci ebook più venduti in Italia su Kobo quest’anno, riferisce Adnkronos, vede in testa ‘Il caso Alaska Sanders’, di Joël Dicker, seguito da ‘I bambini silenziosi’, di Patricia Gibney, e da ‘Non è un paese per single’, di Felicia Kingsley al terzo posto. La classifica continua con, al quarto posto, ‘Violeta’, di Isabel Allende, al quinto ‘Le ossa parlano’, di Antonio Manzini, al sesto ‘Rancore’, di Gianrico Carofiglio, al settimo ‘Incidente Franciacorta’, di Rebecca Quasi, all’ottavo ‘Il codice dell’illusionista’, di Camilla Läckberg, e al nono ‘La carrozza della Santa’, di Cristina Cassar Scaliai. Chiude la Top ten degli ebook più venduti ‘L’inverno dei Leoni’, di Stefania Auci.

Quattro italiani su cinque comprano durante il Back Friday e il Cyber Monday

Il Black Friday e il Cyber Monday sono diventati due appuntamenti fissi per gli italiani, che aspettano proprio questi momenti dell’anno per fare shopping. Tanto che oggi 4 nostri connazionali su 5 (precisamente l’84%) affermano di voler “investire” in acquisti approfittando degli sconti. Si compa però se ne vale la pena: il 47% farà compere se ritiene che ci sia un’offerta sufficientemente conveniente, mentre solo il 7% dichiara di non essere interessato ad acquistare. Tra gli italiani interessati a fare shopping, quattro su cinque (82%) compreranno oggetti per sé stessi, mentre il 65% acquisterà prodotti per la propria famiglia. Lo rivela lo studio PwC Black Friday/Cyber Monday Italy 2022 condotto fra il 26 ottobre e 1° novembre 2022 su un campione di 2.025 adulti italiani di età superiore ai 18 anni. 

Cosa si acquista? 

“Dai nostri dati emerge che i più acquistati durante il Black Friday e il Cyber Monday saranno i prodotti elettronici e tecnologici, oltre a quelli del comparto fashion, inclusi capi di abbigliamento per adulti, scarpe e accessori, preferiti da due italiani su cinque (41%). Seguono nelle preferenze gli articoli per la casa (21 %), i prodotti di salute e bellezza (20 %) e i libri (19 %)” racconta Erika Andreetta, EMEA Fashion & Luxury Leader e Partner PwC Italia.
Anche se quello rappresentato da queste due occasioni rimane un momento clou per  lo shopping, c’è maggiore attenzione allo scontrino, anche perchè nel 2022 gli italiani hanno riscontrato un aumento dei prezzi in tutte le categorie di spesa rispetto all’anno precedente. Il segmento con l’aumento più marcato sono i prodotti alimentari e le bevande (96%), seguito da viaggi e tempo libero (83%), salute e bellezza (83%) e abbigliamento, scarpe e accessori (83%). Per otto italiani su dieci, l’inflazione e l’aumento dei prezzi di energia e alimentari modificheranno i comportamenti d’acquisto. Più di un terzo del campione intervistato dichiara che comprerà solo ciò di cui ha realmente bisogno (35%), il 18% acquisterà prodotti più economici (18%), mentre il 13% farà shopping in negozi con prezzi più convenienti e competitivi (13%). Solo un consumatore su cinque dichiara che acquisterà meno di quanto avrebbe fatto negli anni passati (17%). Probabilmente per queste ragioni lo scontrino medio sarà di 222 euro, in flessione rispetto al 2021.

Dove si fa shopping?

Per quanto riguarda il “dove” acquistare,  le piattaforme e-commerce e i siti dei big come Amazon si confermano il metodo di ricerca principale per le vendite, preferito da oltre la metà dei consumatori intervistati (53%). Il 34% del campione ha dichiarato di volersi rivolgere ad aggregatori digitali di offerte, mentre il 23% di voler acquistare visitando i siti web di marchi specifici. Altre forme di ricerca comuni sono la consultazione di e-mail e newsletter di brand e rivenditori (24%) e di pubblicità su giornali e riviste (12%).  Gli titani amano lo shopping online soprattutto per la possibilità di ricevere gli articoli a casa con i servizi di consegna a domicilio. Dai dati PwC emerge che un terzo del budget d’acquisto sarà speso presso negozi fisici, l’8% sarà speso online con modalità click and collect, mentre il 4% utilizzando dispositivi di riconoscimento vocale. E per pagare? La carta di credito continua ad essere il metodo di pagamento più diffuso (scelto dal 47% del campione), seguito da PayPal (34%), dall’uso di contanti (10%) e di servizi di pagamento mobile, come Apply Pay (3%).

Big Data: un mercato da 2,41 miliardi di euro

Quest’anno il mercato Data Management e Analytics in Italia raggiungerà 2,41 miliardi di euro, +20% rispetto al 2021. Una crescita trainata soprattutto dalla componente software (54% del mercato, +25%), mentre la spesa in risorse infrastrutturali cresce in maniera meno sostenuta, sotto la media del mercato. Un buon andamento che coinvolge tutti i settori merceologici, ma in controtendenza con gli anni precedenti, nel 2022 sono GDO/Retail, PA e Sanità i comparti che segnano la crescita più marcata. Il budget Analytics destinato a servizi di Public Cloud sale a un ritmo doppio rispetto alla media di mercato, e sfiora un quarto della spesa in soluzioni e servizi di Data Management & Analytics. Sono alcuni risultati della ricerca dell’Osservatorio Big Data & Business Analytics della School of Management del Politecnico di Milano.

Grandi aziende e Pmi 

Nelle grandi aziende permane la difficoltà nell’inserimento di ruoli professionali specializzati su gestione e analisi dei dati: il 49% dichiara di aver introdotto almeno un Data Scientist, il 76% un Data Analyst e il 59% un Data Engineer. Inoltre, il 66% delle grandi realtà ha sperimentato tempi di recruiting più lunghi, e circa il 40% tassi di turnover più elevati. Quanto alle Pmi, il 55% dichiara di aver portato avanti investimenti in ambito Data Management & Analytics o prevede di farlo entro fine anno. Percentuale in crescita rispetto al 2021, ma che non mostra importanti accelerazioni rispetto agli ultimi tre anni. E quattro aziende su dieci non hanno alcuna figura dedicata all’analisi dei dati. 

Gli Analytics nelle Pmi

Così come già evidenziato negli scorsi anni, permangono importanti differenze tra il livello di maturità delle medie (50-249 addetti) e piccole (10-49 addetti) imprese. Le imprese di medie dimensioni hanno un livello medio di adozione delle tecnologie più alto delle piccole. Inoltre, solo un terzo dichiara di non avere personale dedicato, almeno parzialmente, all’analisi dei dati. La forbice tra piccole e medie registra comunque leggeri segnali di riduzione rispetto agli scorsi anni. Le piccole e medie imprese che hanno figure interne si affidano spesso anche a consulenti esterni, prevalentemente in maniera spot su specifici progetti.

Le aree della Data Strategy

La ricerca ha costruito un indice di maturità complessivo relativo a tre ambiti (Data Management & Architecture, Business Intelligence e Descriptive Analytics, e Data Science), che mostra come solo il 15% delle grandi aziende può dirsi ‘avanzato’, mentre il 30% ‘intraprendente’, il 22% ‘prudente’ e il 33% ‘immaturo’ o ‘ai primi passi’. Negli ambiti Business Intelligence e Descriptive Analyticsle grandi organizzazioni però sono a buon punto. L’83% dichiara la presenza di competenze e il 69% sfrutta strumenti di Data Visualization avanzati. Sul fronte Data Science, prosegue la crescita delle organizzazioni che hanno avviato almeno una sperimentazione in ambito Advanced Analytics (65%). Le funzioni in cui la Data Science trova maggiore applicazione sono Marketing, Vendite, e Produzione, in cui risulta più semplice valorizzare in termini economici i risultati portati dalle singole progettualità.

VPN: perchè in Italia sono sempre più diffuse?

Le statistiche parlano chiaro: negli ultimi anni il cybercrimine è diventato un problema tra i più gravi in Italia. Nel periodo ottobre-dicembre 2021 l’Osservatorio Cybersecurity di Exprivia ha registrato 454 attacchi hacker, con un aumento del 66% rispetto al trimestre precedente, e quasi il doppio rispetto all’anno precedente. Si tratta di attacchi rivolti soprattutto a banche e siti di grandi aziende, ma anche a singoli cittadini. Per questo motivo l’industria è passata al contrattacco, riporta Adnkronos, con soluzioni di protezione per difendersi dai malintenzionati, e le VPN stanno svolgendo la parte del leone. Gli italiani stanno quindi iniziando a usarle. Ma cosa sono e a cosa servono?

Una Rete Virtuale Privata che maschera la propria attività online

VPN significa Rete Virtuale Privata. Chi scarica l’applicazione VPN si ritrova con un programma installato su computer o smartphone, che permette di mascherare la propria attività online e criptare i dati trasmessi attraverso la rete, prevenendo quindi cyberattacchi e furti di identità online. I nostri dati sono infatti facilmente intercettabili. soprattutto usando le connessioni wireless. Basta un programma apposito e quasi chiunque può rintracciar e i dati mentre ‘escono’ dal nostro computer o smartphone e si ‘infilano’ nei server dell’Internet provider.

Il protocollo tunneling codifica i dati in uscita

Questa è la prima funzione delle VPN. Tramite un protocollo di trasmissione particolare, denominato tunneling, un servizio VPN codifica i dati in uscita utilizzando chiavi ad alta sicurezza, impossibili da decifrare per un ‘normale’ hacker. Questi dati potrebbero essere le credenziali per accedere alla nostra banca, alla nostra posta privata, alle nostre cartelle sanitarie: insomma, la nostra privacy potrebbe essere in pericolo. Se qualcuno riesce a intercettare dati criptati vede invece solo un mare di bit. 

Ingannare l’Internet provider e nascondere la sede della connessione

Inoltre, le VPN permettono di ingannare l’Internet provider facendo apparire la sede della nostra connessione in un altro paese. Diversi paesi bloccano alcuni siti, come la Cina e la Russia. Se per qualche motivo fossimo lì non potremmo accedere a Facebook, ad esempio. Con una VPN invece riusciremo a farlo, perché questa fa credere al sistema che la connessione avvenga in altro paese dove non ci sono limitazioni. Questi sono solo due degli aspetti fondamentali delle VPN e del perché siano così importanti. E gli italiani, che le hanno scoperte recentemente, hanno iniziato a usarle per proteggere la propria navigazione. Una raccomandazione però è necessaria: evitare le VPN gratuite. Proprio perché una VPN serve a difendersi da minacce online è meglio che sia professionale.

Consumi non food, come ci comportiamo in tempi di inflazione?

Riduco, rinvio, rinuncio e soprattutto risparmio: sembrano essere queste le 4 R che dominano gli acquisti non food degli italiani. Un macrosettore che finora ha goduto di ottima salute: il mondo del Non Food italiano ha vinto la grande sfida del 2021, dato che tutti i 13 comparti merceologici analizzati dall’Osservatorio Non Food 2022 di GS1 Italy1 hanno aumentato le vendite annue (+12,0%) e superato i valori pre-pandemia (+2,2% nel quinquennio) arrivando a quota 104,7 miliardi di euro. Ora però tocca a un’altra sfida, ancora più impegnativa visto lo scenario di quest’anno: garantire ai consumatori l’accessibilità ai prodotti non alimentari – dai cosmetici agli elettrodomestici, dai mobili agli smartphone, dai casalinghi ai capi di abbigliamento, dalle attrezzature sportive ai televisori – quelli che, per loro natura, non sono acquisti strettamente indispensabili e che, quindi, sono i primi a essere messi in discussione quando si ha (o si teme di avere in prospettiva) una minore capacità di spesa.

Come comprano gli italiani

Come si muovono gli italiani per comprare alle migliori condizioni i prodotti non alimentari? In modo sistematico, partendo dal confronto sui prezzi praticati sia nei negozi fisici che nei siti e nelle piattaforme online, rivela l’Osservatorio Non Food 2022 di GS1 Italy. Tra il 35 e il 45% degli acquirenti si informa del prezzo direttamente in negozio davanti allo scaffale e circa il 20% si informa con quello esposto in vetrina (in particolare per abbigliamento, profumeria, ottica e arredamento). Allo stesso tempo, c’è una significativa quota di consumatori che si informa dei prezzi attraverso i canali online, ad esempio sui siti specializzati in e-commerce (come Amazon) soprattutto per elettronica e giocattoli (circa il 45% dei casi), sugli e-shop delle catene specializzate e sui motori di ricerca (come Google), in particolare per elettrodomestici, elettronica e articoli per lo sport con circa il 30% dei casi.

Il plus? La convenienza degli e-commerce

La convenienza è il plus che porta a scegliere i siti di e-commerce, a partire dai pure player dell’online. Circa la metà degli shopper cerca su internet i prezzi più bassi e dal 30% al 40%, a seconda dei comparti, viene attratto dalle offerte promozionali. Nella rete fisica il livello dei prezzi e, soprattutto, di quelli in volantino è in quasi tutte le merceologie il motivo principale che fa scegliere di acquistare negli ipermercati o nei supermercati di grandi dimensioni, in particolare alcune merceologie (come i libri best seller, la cartoleria e l’edutainment in genere) e in alcuni periodi dell’anno, come Natale. Le offerte promozionali sono determinanti anche per spingere gli acquisti nei negozi specializzati (in particolare nel mondo dei casalinghi) e nei discount, soprattutto per articoli per la casa e piccoli elettrodomestici.

Il digitale guida la ripresa del Turismo

La conferma arriva dall’Osservatorio Innovazione Digitale nel Turismo della School of Management del Politecnico di Milano: l’e-commerce dei viaggi guida la ripresa del Turismo italiano.
Dopo due anni caratterizzati dalle limitazioni alla mobilità, il settore del turismo nel suo complesso registra una forte ripresa, avvicinandosi ai livelli del pre-pandemia. E a guidare questo trend positivo è proprio la componente digitale. Nel 2022 l’e-commerce nel mercato dei trasporti cresce in valore assoluto del +84% rispetto al 2021, toccando quota 11,2 miliardi di euro, e attestandosi a -6% sul 2019. Nel mercato ricettivo invece gli acquisti online crescono del +32% e oltrepassano quota 14,9 miliardi, superando del 2% il dato pre-pandemia, ovvero i 14,5 miliardi del 2019.

Trasporti: un mercato da 16,6 miliardi di euro 

Nel 2022 il comparto dei trasporti, tra online e offline nelle tre componenti incoming, domestica e outgoing, vale complessivamente 16,6 miliardi di euro, riducendo a -24% il gap con il 2019, anno in cui il totale del mercato aveva toccato quota 21,7 miliardi. Si registra quindi un aumento del +62% rispetto al 2021, quando il valore complessivo dei trasporti era sceso a soli 10,2 miliardi. L’e-commerce di settore continua la sua rincorsa, e con 11,2 miliardi di raccolta arriva a superare i due terzi del totale del mercato (68%, contro il 32% del canale offline). La rilevanza degli acquisti online si manifesta in particolar modo nelle prenotazioni tramite canali diretti, che arrivano nel 2022 a rappresentare l’88% del volume digitale totale. 

Comparto ricettivo: +26% rispetto al 2021

Anche il comparto ricettivo, alberghiero ed extra-alberghiero, è in recupero. Considerando i flussi incoming e quelli domestici, nel 2022 il comparto vale 28,3 miliardi, in crescita del 26% rispetto al 2021. Restano ancora lontani i livelli del 2019, quando il totale del comparto (offline più online) valeva 33,4 miliardi di euro, ma la distanza si riduce sensibilmente.
Nell’ospitalità l’e-commerce raggiunge i 14,9 miliardi di euro (+3,6 miliardi rispetto al 2021), continuando a crescere a tassi più alti rispetto al totale del mercato, sebbene inferiori a quelli dello scorso anno, anche a causa del ritorno delle vendite in agenzia (+27% sull’anno scorso). Nel complesso, quindi, l’e-commerce rappresenta il 53% del comparto ricettivo contro il 47% dell’offline, mentre dopo due anni di sostanziale parità, le transazioni digitali sul canale indiretto (62%) tornano a erodere parzialmente l’incidenza di quelle sul canale diretto (38%).

Tour operator e crociere in crescita vertiginosa: +106% 

Anche il turismo organizzato (tour operator e crociere) registra una buona ripresa, cui contribuisce il ritorno dei viaggi internazionali. Il fatturato del comparto, in grande sofferenza nel 2021 (-66% rispetto al 2019), recupera oltre la metà della perdita, con una crescita del +106% negli ultimi 12 mesi. Anche per le agenzie di viaggio, dopo il crollo del -72% tra 2019 e 2021, si nota una netta inversione di tendenza in positivo: nel 2022 la crescita annua è del +182% e il differenziale con l’anno pre-pandemia torna a un incoraggiante -21%.

Acquisti online: nel 2022 +20%, ma rallenta l’e-commerce di prodotto

Dopo due anni di crescita l’e-commerce di prodotto è in una fase di evoluzione più strutturata e controllata. Nel 2022 rimane stabile (11%) la penetrazione dell’e-commerce sul totale Retail nei prodotti, mentre aumenta dal 12% al 14% quella nei servizi. L’e-commerce di prodotto continua quindi la sua corsa, pur con un ritmo più contenuto (+8%) rispetto al 2021 (+18% sul 2020), toccando 33,2 miliardi di euro. Gli acquisti online di servizi, invece, portano a termine il proprio percorso di ripresa (+59%) e raggiungono quota 14,9 miliardi di euro. Ma in generale, nel 2022 gli acquisti online in Italia valgono 48,1 miliardi di euro, +20% rispetto al 2021. Sono alcune evidenze dell’Osservatorio eCommerce B2c della School of Management del Politecnico di Milano e Netcomm, dal titolo eCommerce B2c: verso una crescita sostenibile.

I retailer ripensano il negozio in ottica omnicanale

Si continua inoltre a ridurre progressivamente lo spazio del Retail ‘solo fisico’ e di quello ‘solo online’ a vantaggio di modelli che sappiano coniugare i punti di forza delle diverse alternative. Da una parte, i retailer ripensano il negozio in ottica omnicanale (chioschi digitali in store, punti vendita che svolgono la funzione di magazzino e formule di click&collect), dall’altra le dot com si avvicinano sempre più al mondo offline, sia tramite progetti sperimentali, come pop-up store presenti all’interno di negozi o in nodi strategici delle città, sia attraverso investimenti più strutturati nella rete fisica, come ad esempio, i flagship store. 

Meno fatturati, più spese. E diminuisce l’export

“L’instabilità geopolitica, la crisi della supply chain, così come il ritorno alla piena attività dei negozi fisici, stanno influenzando la dinamica dei consumi in Italia”, commenta Valentina Pontiggia, Direttrice dell’Osservatorio. Non sono infatti rosee le aspettative dei merchant del nostro Paese: circa uno su due ha rivisto le stime a chiusura del conto economico per accogliere modifiche, al ribasso, del proprio fatturato, e al rialzo, delle spese. Già ad aprile 2022, l’88% del campione dichiarava l’incremento dei costi di energia e trasporto, il 65% l’aumento dei costi delle materie prime e l’11% una diminuzione dell’export, soprattutto verso i paesi più coinvolti nelle tensioni socio-politiche.

I merchant sono al lavoro sull’intera catena del valore 

In un contesto altamente volubile e sfidante come quello attuale, tutti i principali merchant sono al lavoro sull’intera catena del valore (marketing, customer care, pagamenti, logistica, tecnologia) per migliorare i ricavi, ma soprattutto per contenere i costi con obiettivi di breve, medio e lungo termine.
Il ripensamento dei processi si traduce nell’implementazione di soluzioni tecnologiche in grado di abilitare un modello di commercio omnicanale. È in atto un processo di trasformazione e integrazione dell’infrastruttura di back-end che coinvolge a 360° le attività di gestione di un’iniziativa e-commerce: dalla raccolta e utilizzo del dato (CDP), fino alla gestione delle informazioni (PIM, DAM) e degli ordini (OMS).

L’ora legale tutto l’anno? Farebbe risparmiare 3 miliardi di euro

Siamo tutti abituati, due volte l’anno, a spostare avanti o indietro le lancette dell’orologio di 60 minuti per assestarci sull’ora solare o legale. Tuttavia, dicono le più recenti stime, se mantenessimo tutto l’anno l’ora legale potremmo avere un deciso beneficio in termini di risparmio energetico. E, visti i tempi che corrono, l’opzione è particolarmente interessante, sia per le imprese sia per le famiglie. 
“Mantenere l’ora legale potrebbe certamente contribuire a scongiurare tutte quelle misure pratiche di emergenza – conferma Roberto Capobianco, presidente di Conflavoro Pmi – come la riduzione degli orari di lavoro, lo spegnimento anticipato e l’accensione posticipata dell’illuminazione e, nei casi peggiori, gli eventuali distacchi che le imprese potrebbero trovarsi costrette ad attuare per tamponare le criticità della situazione. Per questo facciamo appello al governo perché valuti con molta rapidità i benefici di questa proposta”.

Cosa cambierebbe con un’ora di luce in più

In base ai dati raccolti nella ricerca realizzata dal Centro Studi di Conflavoro Pmi in merito alle modalità per ammortizzare i costi energetici, si legge che confermando l’ora legale tutto l’anno nel 2023 si potrebbero spendere 2,7 miliardi di euro in meno in energia elettrica. “Facciamo un esempio pratico: a Roma, quando l’ora solare è in vigore, il 21 dicembre (il giorno più corto dell’anno) il sole tramonta alle 16.42. Con quella legale – spiega Roberto Capobianco, presidente di Conflavoro Pmi – diventerebbero le 17.42. È vero che l’alba dello stesso giorno verrebbe spostata alle 8.34, anziché alle 7.34, ma il risparmio di consumi e luce elettrica sarebbe comunque maggiore visto che alle cinque di pomeriggio la gran parte delle attività lavorative è ancora in pieno svolgimento”.

2,7 miliardi risparmiati nel 2023

Ipotizzando che nel periodo in cui vige l’ora solare si applicasse l’ora legale (30 ottobre – 26 marzo, per un totale di 147 giorni), si acquisterebbe un’ora di luce naturale al giorno in più, per un totale di 147 ore, riporta Askanews. Considerati gli attuali prezzi, determinerebbe nel nostro Paese risparmi sui consumi di energia ipotizzabili in 2,7 miliardi di euro per il 2023. Si tratta di una stima basata sull’ultimo fabbisogno energetico certo (dati del gestore al 2021) pari a 318,1 miliardi di KWh rinnovabili comprese (i primi 8 mesi del 2022 hanno già registrato una media di fabbisogno mensile di 25,9 miliardi di KWh) calcolati sul prezzo oggi nel mercato tutelato da Arera, ossia 0,51 euro/KWh calcolato al momento per il mese di ottobre 2022.

Ue, arriva il caricabatterie unico per contrastare 51mila tonnellate di rifiuti elettronici

Comodo, pratico, ma soprattutto sostenibile. Il caricabatterie universale è realtà e verrà introdotto definitivamente nel 2024 su tutti i device: a decretarlo è stato il Parlamento Europeo, che a Strasburgo ha preso questa decisione epocale. Oltre a vantaggi per gli utenti, che potranno utilizzare un solo cavo, il pronunciamento punta a contrastare l’emergenza dovuta ai rifiuti elettronici, che sono una vera e propria piaga contemporanea.

Risparmi per gli utenti e cura per l’ambiente

In base alle stime effettuate, si ipotizza che i nuovi obblighi aiuteranno i consumatori a risparmiare fino a 250 milioni di euro l’anno sull’acquisto di caricabatterie inutili, liberando l’ambiente di circa 11mila tonnellate di rifiuti elettronici. Soddisfazione da parte della Sima, la Società italiana di medicina ambientale, che commenta così questa storica decisione: “I rifiuti elettronici sono la categoria di rifiuti che cresce più velocemente nell’Ue e ogni anno in Europa vengono prodotte circa 51mila tonnellate di rifiuti elettronici, 44,7 milioni di tonnellate nel mondo, con un impatto negativo sull’ambiente considerato che i dispositivi elettronici ed elettrici gettati contengono materiali potenzialmente nocivi che generano inquinamento e aumentano i rischi per le persone addette allo smaltimento”, spiega il presidente, Alessandro Miani. In Italia si stima che ogni cittadino produca circa 16,6 kg di rifiuti elettronici all’anno, ma raramente si esegue un corretto smaltimento di tali prodotti: nel nostro Paese solo il 32,1% dei rifiuti elettronici viene riciclato, contro una media Ue di circa il 40%. “Sul tema sono stati fatti enormi passi avanti, col numero di caricabatterie elettronici passato dai 30 modelli diversi del 2009 alle 3 tipologie standard attualmente in commercio – spiega Miani, come riporta Adnkrronos-. L’introduzione di un caricatore universale, quindi, avrà innegabili vantaggi sul piano ambientale, perché permetterà di abbattere le quantità di rifiuti elettronici prodotte ogni anno da cittadini che utilizzano smartphone, tablet e altri apparecchi”.

Cosa accade dal 2024

Sul piano pratico, invece, cosa accade nelle nostre case e nei nostri uffici? Entro la fine del 2024, tutti i telefoni cellulari, i tablet e le fotocamere in vendita nell’Unione Europea dovranno essere dotati di una porta di ricarica Usb-c. Dalla primavera 2026, l’obbligo si estenderà ai computer portatili. Il Parlamento a Strasburgo si è espresso in modo compatto, con un totale di 602 sì, 13 no, 8 astenuti. Indipendentemente dal produttore, tutti i nuovi telefoni cellulari, tablet, fotocamere digitali, auricolari e cuffie, console per videogiochi portatili e altoparlanti portatili, e-reader, tastiere, mouse, sistemi di navigazione portatili, cuffiette e laptop ricaricabili via cavo, che operano con una potenza fino a 100 Watt, dovranno essere dotati di una porta USB-C.