Curiosità, economia, tecnologia.

Megatrend e sfide globali: la scienza aiuta ad affrontare il futuro 

Scienza, economia, società e tecnologia si stanno evolvendo a una velocità senza precedenti. Oggi, a livello planetario stiamo affrontando sfide dettate dal cambiamento climatico, scarsità di risorse, cambiamento demografico e sociale, e sinergia tra mondo fisico e digitale. Ma secondo il rapporto State of Science Index 2023 di 3M, l’84% degli italiani riconosce il legame tra la scienza e il ruolo che svolge nel migliorare la qualità della vita.
“Come azienda globale affrontiamo con impegno le sfide poste dai megatrend – afferma Maurizio Asti, Managing Director 3M in Italia e Sud Est Europa -. La scienza dispone del potenziale necessario per risolvere le sfide globali più impegnative, e l’ampio portfolio di soluzioni 3M, nonché la vasta esperienza dell’azienda, ci rendono perfettamente in grado di fornire soluzioni innovative su larga scala”.

Soluzioni per minimizzare gli effetti del cambiamento climatico


In un periodo storico in cui l’impatto delle tendenze globali continua a plasmare il nostro quotidiano, 3M si impegna ad applicare le più evolute potenzialità della scienza per fornire soluzioni significative per il progresso della società. Il 93% degli italiani ritiene che la scienza possa aiutare a minimizzare gli effetti del cambiamento climatico. Ne è un esempio il catalizzatore nanostrutturato all’iridio di 3M, che riduce la quantità di iridio, un metallo prezioso raro, necessaria per soddisfare i severi requisiti di efficienza e durata degli elettrolizzatori ad acqua. In questo modo, è possibile rendere la produzione di idrogeno verde più conveniente, efficiente e accessibile.

Migliorare la sicurezza delle batterie dei veicoli elettrici

Il 95% degli italiani ritiene inoltre che il trasporto pubblico elettrico sia affidabile. Tra le soluzioni 3M a portfolio per rispondere a quest’esigenza spicca il TB5000 Thermal Barrier material, che migliora la sicurezza delle batterie dei veicoli elettrici proteggendo le celle adiacenti dall’energia prodotta da una cella guasta. In questo modo, forma una barriera ignifuga e isolante dal punto di vista elettrico e termico che impedisce di conseguenza la diffusione dell’evento termico.

Aumentare produttività e qualità della produzione

Il 91% degli italiani, poi, teme conseguenze negative se il Paese non riuscirà a risolvere il problema della carenza di manodopera qualificata, a partire dall’impatto economico negativo fino all’abbandono delle infrastrutture pubbliche e al declino della qualità complessiva. Nell’intento di affrontare questa problematica, aumentando al contempo la produttività e la qualità della produzione, 3M propone la tecnologia del sistema robotico per la riparazione della Vernice Finesse-it, che si avvale di sistemi di visione di terze parti per identificare e riparare automaticamente i più comuni difetti di verniciatura sulle linee di produzione automobilistica.

Tecnologia e vita quotidiana: è una relazione stabile e serena?

La tecnologia è ormai parte integrante della vita quotidiana, e mediamente l’impatto con l’innovazione tecnologica è ritenuto positivo. Aumenta inoltre la consapevolezza sull’utilizzo dei propri dati una volta diffusi nel Web, e diminuisce la preoccupazione per la privacy dei dati. Sono alcune evidenze tratte dall’indagine annuale WIN World Survey, realizzata a livello internazionale in 39 Paesi da WIN (Worldwide Independent Network of Market Research) e per l’Italia BVA Doxa, sul tema dell’utilizzo quotidiano della tecnologia. Su scala globale, gli intervistati che si dichiarano spaventati per la condivisione delle proprie informazioni personali sono infatti diminuiti rispetto alla rilevazione precedente.

I social media stravolgono la vita?

I dati della ricerca analizzano le opinioni di circa 29mila persone anche riguardo l’uso dei social media, dimostrando, in particolare, come nell’ultimo anno sia diminuita la paura legata alla violazione della privacy dei dati. In Italia, il 35% degli intervistati si dichiara preoccupato di condividere le proprie informazioni digitali, ma il 10% non lo è per nulla. Ma il 22% degli intervistati a livello globale, è completamente d’accordo con l’affermazione secondo cui ‘i social media stanno stravolgendo completamente le nostre vite’. In particolare, Croazia (80%), Slovenia (75%) e Serbia (47,1%) sono i Paesi a sentirsi più impattati dal cambiamento.

Le nuove tecnologie aiutano a essere più organizzati

Altri paesi europei, come Francia (53%) e Germania (51%) confermano questa sensazione, mentre l’Italia (30%) non sembra particolarmente preoccupata di quanto i social network stiano condizionando la nostra quotidianità. Nonostante le persone mostrino sentimenti contrastanti riguardo l’argomento, l’uso della tecnologia nella vita quotidiana è innegabile. Il 45,3% degli intervistati a livello globale (Italia 45%) concorda sul fatto che le nuove tecnologie aiutino a essere più organizzati nella vita di tutti i giorni, soprattutto i giovani tra 18-24 anni (51,5%), e in prevalenza uomini (47,4%) rispetto alle donne (43%).

Italiani informati sull’uso dei dati personali condivisi sul web

Rispetto alla rilevazione precedente, crescono al 35% quanti si ritengono consapevoli dell’uso che viene fatto delle informazioni personali una volta condivise. Gli italiani, con un 44% che spicca nella classifica globale, si dimostrano particolarmente informati sull’uso che fornitori di servizi, inserzionisti, rivenditori, assicuratori o enti pubblici, fanno dei loro dati una volta ricevuti. Si registra anche un calo, su scala globale, di coloro che sono preoccupati di condividere le proprie informazioni.
Se un anno fa si trattava del 48% degli intervistati, nell’ultima indagine il dato scende al 45%.
Segue la tendenza anche l’Italia, dove la preoccupazione relativa alla condivisione dei dati passa dal 45% del 2019 al 35% dell’ultima rilevazione.

Podcast, i numeri di un successo: un terzo degli italiani li ascolta

I podcast sono diventati compagni fedeli delle giornate degli italiani. Tanto che, solo negli ultimi 12 mesi, la platea di chi li ha ascoltati ha raggiunto la quota di  16,4 milioni di persone. Si tratta di un numero in costante crescita, anno dopo anno. Rispetto al 2022, l’aumento è di un milione di ascoltatori (+7%), ma se si considera l’ultimo quinquennio l’incremento raggiunge addirittura il 59%. Nel 2018, infatti, gli appassionati di podcast erano “solo” 10,3 milioni. Questi dati emergono dall’ultima ricerca di NielsenIQ (NIQ) per Audible, società Amazon tra i principali protagonisti nella produzione e distribuzione di contenuti audio. “Siamo stati i pionieri dell’audio entertainment in Italia e la crescita impressionante di questa industry in questi sette anni ci riempie di soddisfazione: quasi un italiano su tre ha ascoltato un podcast o un audiolibro nell’ultimo anno. Stiamo parlando di quasi 17 milioni di persone con un incremento del 4% rispetto al 2022”. A commentare i dati con soddisfazione è Juan Baixeras, country manager Spain and Italy di Audible.

Si alza la frequenza di ascolto e si allarga la platea dei fruitori 

Un ulteriore dato che conferma l’interesse crescente degli italiani per i podcast è l’aumento della frequenza di ascolto: oltre la metà degli intervistati (53%, +10 punti percentuali rispetto all’anno precedente) li ascolta almeno una volta al mese, mentre coloro che li ascoltano almeno una volta alla settimana sono aumentati notevolmente (36% degli intervistati, +12 punti percentuali rispetto al 2022). Ma chi sono i fan dei podcast? Sono principalmente persone giovani o giovanissime (le fasce di età più rappresentate sono 18-24 e 25-34 anni) ed estremamente connesse. Però la tendenza è in cambiamento: i podcast stanno conquistando anche le fasce d’età più mature, con un aumento significativo delle persone oltre i 55 anni che li ascoltano (+8% rispetto al 2022). Inoltre, i podcast si confermano come un fenomeno che unisce le generazioni: il 40% dei genitori intervistati ha figli che ascoltano questo formato audio.

I luoghi dell’ascolto: a casa, ma anche “in movimento”

Sia che vengano ascoltati a casa (luogo preferito dal 75% degli intervistati) sia in movimento, il principale vantaggio riconosciuto ai podcast è la possibilità di ascoltarli in modalità multitasking, mentre si svolgono altre attività (per il 59% degli intervistati). I podcast vengono apprezzati principalmente per intrattenere, ma anche per imparare e come valido supporto allo studio. Inoltre, il 39% degli intervistati li trova utili per selezionare argomenti e approfondire notizie senza dover “subire” il ciclo tradizionale dei media, mentre cresce l’interesse (+5 punti percentuali dal 2022) per i podcast sulle tematiche sociali.

Social network, come vengono utilizzati dagli italiani?

I social network più utilizzati in Italia sono WhatsApp (73,9%), Facebook (67,5%), Telegram (34,4%) e Twitter (25,9%). Lo rivela il recente Rapporto Italia 2023 realizzato da Eurispes, giunto quest’anno alla 35a edizione. Per quanto riguarda le piattaforme di condivisione multimediale, YouTube è al primo posto (59,2%), seguito da Instagram (46,8%) e TikTok (26,5%). Circa il 23,2% degli italiani utilizza Linkedin, il social network legato all’ambito lavorativo e professionale. Pinterest (18,4%) e Snapchat (11,7%) hanno decisamente meno utenti. Approssimativamente il 10% del campione intervistato si iscrive a Tinder, Meetic, Badoo, ecc., e una percentuale simile si collega a Onlyfans (9,7%).

Passare il tempo, la prima ragione per cui ci si iscrive a un social

Ci sono tre motivi principali per cui le persone scelgono di iscriversi a uno o più social network: passare il tempo (23,5%), mantenere i contatti con gli amici (21,4%) e rimanere informati su argomenti ed eventi di interesse personale (18,1%). È stata riscontrata una buona consapevolezza dei rischi legati all’uso dei social network. Il 69% degli intervistati ritiene che possano influire negativamente sulle interazioni sociali, il 66,6% solleva il problema della dipendenza digitale, il 68,8% sottolinea che i social network contribuiscono alla diffusione di notizie false e il 66,3% li ritiene pericolosi per la privacy. Un altro motivo di ansia riguarda la navigazione in anonimato, che può incoraggiare comportamenti aggressivi, offensivi e intimidatori (66,9%). Infine, per gli italiani l’uso dei social network è considerato utile per il lavoro (64%), ma anche come stimolo per atteggiamenti razzisti e discriminatori (63,4%). 

Più della metà degli italiani vorrebbe maggiore regolamentazione

Il 56,2% ritiene che i social network debbano essere regolamentati e soggetti a maggiori controlli, mentre il 51% reputa che dovrebbero essere consentiti solo agli adulti. Al contrario, il 45,8% afferma che dovrebbero essere completamente liberi e senza censure, stimolando la creatività (47,8%).

A che età il primo smartphone?

Per quanto riguarda l’età in cui i ragazzi dovrebbero ricevere uno smartphone, il 34,8% degli italiani concorda sul fatto che dovrebbe essere il più tardi possibile. Il 22,6% ritiene che l’età adeguata sia tra i 14 e i 15 anni, mentre il 16,6% pensa che sia dai 16 anni. L’indagine ha rilevato un aumento dell’uso del telefono a letto, al risveglio o prima di dormire (73,3% rispetto al 59,2% nel 2018). Anche l’uso del telefono a tavola è diventato più diffuso, sia quando si è soli (dal 58,2% nel 2018 al 64,4% nel 2023) sia in compagnia (dal 31,6% nel 2018 al 33,9% nel 2023). Inoltre, è aumentato il numero di persone che utilizzano il telefono quando sono fermi ai semafori (dal 30,6% al 32,7%) o mentre guidano (dal 23% al 28%). Molti, infine, continuano a usare il telefono mentre camminano: si è passati dal 54,3% nel 2018 al 55,1% nel 2023.

Cybersecurity: minaccia deepfake e scenari nel 2023

Spesso gli attacchi che sfruttano i deepfake hanno come obiettivo disinformare e manipolare l’opinione pubblica, ricattare o svolgere attività di spionaggio. Grazie alle reti neurali e al deep learning è infatti possibile utilizzare immagini, video e materiali audio per creare video realistici, ma falsi, alterando digitalmente viso o corpo di una persona in modo da farla sembrare qualcun altro.
I ricercatori di Kaspersky stanno facendo luce sui tre scenari di frode principali utilizzati dai deepfake a cui prestare attenzione nel 2023: frodi finanziarie, minacce alla reputazione e alle aziende. Anche perché, secondo il World Economic Forum il numero di video deepfake online sta aumentando a un ritmo annuale del 900%. 

Il social engineering che sfrutta le celebrità

I deepfake possono essere utilizzati per il social engineering: i criminali usano immagini modificate per fingersi celebrità, così da adescare vittime e indurle a credere alle loro truffe. L’anno scorso, ad esempio, è diventato virale un video creato artificialmente in cui Elon Musk prometteva elevati profitti grazie a un piano di investimento in criptovalute di dubbia efficacia, che portava gli utenti a perdere il proprio denaro. Per creare deepfake come questo, i truffatori usano filmati di celebrità o uniscono vecchi video e li pubblicano in live stream sui social, promettendo agli utenti di ottenere il doppio in criptovaluta di quanto gli è stato inviato.

Violare la privacy e la reputazione

Un altro modo in cui vengono utilizzati i deepfake è per violare la privacy. In particolare, sovrapponendo il volto di una persona in un video pornografico. In un caso, sono apparsi online video di celebrità che mostravano il loro volto sovrapposto a corpi di attrici porno in scene esplicite. Di conseguenza, in casi simili, le vittime degli attacchi subiscono danni alla propria reputazione e la violazione dei propri diritti.
In ogni caso, è importante considerare che i deepfake sono una frode molto costosa, che richiede grossi investimenti. Se un utente trovasse un software su internet e provasse a creare un deepfake, il risultato sarebbe poco realistico.

Responsabili HR già in allerta

Pertanto, nonostante i pericoli che può comportare un deepfake solo pochi acquirenti sono in grado di permetterselo: il prezzo per un minuto di deepfake può partire da 20.000 dollari americani. Ma spesso i deepfake sono utilizzati anche per colpire le aziende a fini criminali, come l’estorsione ai dirigenti, il ricatto e lo spionaggio industriale. Ad esempio, è noto un caso in cui i cyber criminali sono riusciti a ingannare un dirigente bancario negli Emirati Arabi e a rubare 35 milioni di dollari utilizzando un deepfake vocale.  I responsabili HR sono già in allerta per quanto concerne l’uso dei deepfake da parte di candidati che si propongono per un lavoro a distanza, come si legge in un avviso dell’FBI. Qualora riescano a ingannare i responsabili HR e ottenere un’offerta lavorativa, potrebbero rubare i dati del datore di lavoro.

e-commerce B2c: nel 2023 raggiungerà 54 miliardi di euro

Gli acquisti online degli italiani nel 2023 crescono del +13% e raggiungeranno entro la fine dell’anno 54 miliardi di euro. La penetrazione dell’online sul totale acquisti Retail è del 12%. In particolare, i Prodotti segnano +8% rispetto al 2022, e varranno 35,2 miliardi, mentre i Servizi toccheranno quota 18,8 miliardi (+22%). I comparti più dinamici, con incrementi di circa il +10%, sono Abbigliamento, Beauty e Informatica, mentre frena il Food&Grocery (+1%). Tra i Servizi, continua la crescita di Turismo e Trasporti (+27%) e Ticketing per eventi. Sono alcuni dati emersi dall’ultima indagine dell’Osservatorio eCommerce B2c Netcomm della School of Management del Politecnico di Milano.

Il profilo degli acquirenti

Sebbene nel 2023 non sia prevista una crescita del numero degli acquirenti online (stabili intorno ai 33 milioni) il trend degli ultimi 10 anni porta a interpretare questo dato più come un riassorbimento del boom della pandemia piuttosto che un arresto. Negli ultimi tre anni gli acquirenti online abituali sono aumentati 5,5 volte rispetto gli sporadici. I primi, 24,4 milioni, effettuano il 90% delle transazioni online, con scontrini di valore generalmente superiore alla media, generando la maggior parte del valore totale degli acquisti online (93%). Se nelle prime fasi dell’e-commerce l’età media degli acquirenti era 36 anni oggi si è alzata a 46, ma si attenua la quota degli acquirenti nei grandi centri urbani. Insomma, il profilo degli acquirenti online si sta progressivamente avvicinando a quello dell’intera popolazione.

L’esperienza omnicanale

L’esperienza di acquisto degli italiani è sempre più omnicanale, con il digitale che diventa una risorsa per orientare la decisione anche nel caso l’acquisto si concluda in un punto vendita fisico. Il 40% dei consumatori si informa online prima di acquistare in negozio. Come? Attraverso la consultazione del sito di un online retailer o del prodotto/servizio, l’utilizzo di un motore di ricerca o un comparatore, o i suggerimenti reperibili via social. Al tempo stesso, anche lo store ha un ruolo nell’aiutare il consumatore a finalizzare l’acquisto online. In un caso su quattro l’acquisto online è preceduto da una visita presso un punto vendita fisico.

Il ruolo di smartphone e app 

Più della metà degli acquisti online vengono effettuati tramite un dispositivo mobile. L’incremento dell’utilizzo dello smartphone nell’e-commerce è passato dal 34% nel 2019 all’attuale 48%, soprattutto per l’aumento degli acquisti via app. Sebbene smartphone e app non sembrino destinati a diventare l’unica modalità di acquisto online, assumono un ruolo fondamentale per la gestione smart degli acquisti. Inoltre, lo smartphone diventa l’anello di congiunzione tra retail fisico e digitale, arricchendo anche l’esperienza di acquisto nel punto di vendita. Non solo è il touchpoint digitale attivato più frequentemente prima di concludere un acquisto in negozio, ma consente ai consumatori di avere un profilo e vantaggi personalizzati, rendere l’esperienza di acquisto ‘sociale’, pagare con un ‘tap’, e ricevere assistenza nella fase post-vendita.

Le start up green italiane vogliono migliorare il mondo

Qual è l’identikit delle start up italiane attive nella sostenibilità? Emerge dal Report Sustainability Waves ESG Italian Startups di Cariplo Factory: le start up ‘green’ sono realtà piccole, ma con significative prospettive di crescita, e vogliono rendere il mondo un posto migliore. A partire dall’ambiente e dal benessere dei propri dipendenti fino alle relazioni con fornitori, clienti e stakeholder. 
Ma se sostenibilità significa soddisfare i bisogni della generazione presente senza compromettere quelli della generazione futura, è necessario trovare un nuovo modello di business. In tale contesto, i criteri ESG (Environmental, Social, Governance) sono diventati lo standard internazionale per misurare, controllare e sostenere l’impegno delle imprese in termini di sostenibilità. Pertanto, le start up sostenibili sono concentrate sull’aderenza ai criteri ESG.

L’82% ha meno di 10 dipendenti, ma oltre la metà è nata prima del 2019

Queste aziende sono abbastanza mature rispetto al ciclo di vita di una start up. Oltre la metà è nata prima del 2019, dunque si trova nella fase early stage e growth, mentre meno del 40% si colloca nei segmenti inziali, quelli pre-seed e seed.
Si tratta inoltre di attività piccole. L’82% ha meno di 10 dipendenti, il 15% ne ha meno di 50 e solo il 3% supera i 50. Nonostante ciò, la maggior parte di esse è comunque riuscita a raccogliere investimenti e a proiettarsi già sul mercato nazionale (54%) e internazionale (40%). E più del 50% si colloca tra la settima e la nona posizione nell’indice di valutazione Investment Readiness Level (IRL), che misura la maturità della start up nella raccolta di capitali.

Il 57% di quelle attive in ambito ESG è già diventata una società benefit

La distribuzione geografica ricalca e conferma il divario tra le aree italiane: il 60% si colloca nelle regioni del Nord, il 20% in quelle del Centro e il 20% in quelle del Sud.
Un aspetto interessante è che il 57% delle start up attive in ambito ESG sono già diventate società benefit o stanno per farlo, mentre il 38% ha già una certificazione BCorp o sta cercando di ottenerla.
Inoltre, il 97% valuta e seleziona i propri fornitori in base al loro impatto ambientale, sociale e di governance, escludendo quelli che non soddisfano i requisiti in materia, il 61% svolge attività di sensibilizzazione dei clienti riguardo la sostenibilità, e il 71% redige un report di impatto.

La scelta sostenibile non è per ragioni di business

Alla base della scelta ‘green’ delle start up c’è il desiderio di avere un impatto positivo e migliorare il mondo e la società (52%). Solo il 24% aderisce ai criteri ESG per ‘ragioni di business’, ovvero perché sono i clienti a chiederlo, solo l’8% lo fa per migliorare la reputazione aziendale, o lo fa perché costretto dalle normative (2%). 
Tra i fattori ESG è quello ambientale a fare la parte del leone nelle attività messe in campo dalle start up, riporta Adnkronos, seguito dal fattore Social. Quanto alla Governance, c’è ancora parecchio da lavorare, come conferma la mission dichiarata: nel 55% dei casi Environment, nel 33% Social, nel 12% Governance.

Gli edifici intelligenti fanno risparmiare circa 14 miliardi di euro 

Poiché il 56% degli edifici in Italia risulta di classe energetica F e G è più che mai urgente avviare la riconversione in chiave efficiente e smart. Riconvertire, dove possibile, gli edifici italiani dotandoli di tecnologie smart consentirebbe infatti di ridurre i consumi energetici del 20-24% all’anno e quelli idrici del 4-5%, tagliando tra il 19 e il 28% delle emissioni di CO 2 del settore edilizio.
Ciò consentirebbe un risparmio tra i 12 e i 14 miliardi di euro a livello di Sistema-Paese, tradotto ogni anno in un risparmio netto complessivo pro-capite circa pari a 230 euro. Sono i risultati del Rapporto Strategico della prima edizione della Community Smart Building, la piattaforma di confronto avviata da The European House – Ambrosetti nel 2022.

Le tecnologie per la trasformazione

La trasformazione degli edifici può essere messa in atto utilizzando strumenti e tecnologie correnti. L’Italia nel 2021 è il terzo Paese in Europa per la quota di brevetti nelle tecnologie di mitigazione del cambiamento climatico legate agli edifici (7,4%), dietro solo a Germania (35,1%) e Francia (15,4%).
In particolare, un Edificio Intelligente si basa su tecnologie quali Building Management Systems (BMS) e applicazioni digitali e di gestione. Grazie alle piattaforme di integrazione e controllo queste tecnologie sono in grado di interagire e integrarsi con le tecnologie e i prodotti all’interno dell’edificio. Ovvero, impianti di produzione e distribuzione dell’energia, connettività, raffrescamento e riscaldamento, sicurezza, gestione della risorsa idrica, illuminazione, comfort e well-being, sensori e attuatori, elevatori e smart meter.

Tre proposte per favorire la diffusione degli Smart Building

La Community Smart Building ha identificato tre ambiti di policy da cui è necessario partire per avviare il percorso di riconversione efficace ed efficiente.
Il primo è definire gli standard per affermare una definizione univoca di Edificio Intelligente, nonché inserire nei regolamenti edilizi dei Comuni italiani fondi strutturati e con capacità di spesa per l’efficientamento idrico negli edifici.
Il secondo è sviluppare un modello operativo per la sostenibilità degli investimenti, adottando come modello operativo generale uno schema di ‘obblighi incentivati’.
E il terzo è favorire filiere industriali ed ecosistemi dell’innovazione legati alle tecnologie smart per gli edifici.

La base per la costruzione della Smart City

Gli Smart Building completamente integrati sono l’elemento base per la costruzione di una Smart City, che abbia come obiettivo principale una società tecnologicamente adeguata all’individuo. Un individuo al centro di un ambiente sostenibile, inclusivo e socialmente avanzato, che integra servizi innovativi data driven, trasforma gli spazi, massimizzando le opportunità di scelta personale e di privacy in ottica Società 5.0.
Massimizzazione del risultato e contenimento degli investimenti impongono una progettazione integrata, che partendo dai materiali, attraverso impianti, devices, tecnologie e connettività basati su standard evoluti, arrivi allo sviluppo di servizi avanzati alla persona e alla comunità.

Cybersecurity: ChatGPT può riconoscere i link di phishing?

Uno studio condotto dagli esperti di Kaspersky sulla capacità di rilevamento dei link dannosi da parte di ChatGPT rivela che nonostante il modello linguistico alimentato dall’AI conosca molto bene il phishing, e sia in grado di individuare l’obiettivo di un attacco di questo tipo, presenta un’elevata percentuale di falsi positivi, fino al 64%. Sebbene ChatGPT avesse già dimostrato la capacità di creare e-mail di phishing e ‘scrivere’ malware, la sua efficacia nel rilevare i link dannosi risulta quindi ancora limitata. Inoltre, per giustificare i suoi risultati, spesso produce spiegazioni inventate e prove false. Di fatto, gli esperti di Kaspersky hanno condotto un esperimento per verificare se ChatGPT sia in grado di rilevare i link di phishing e verificarne le conoscenze di cybersecurity apprese durante la formazione.

Troppi “falsi positivi”

Gli esperti hanno posto a ChatGPT due domande, ‘Questo link porta a un sito web di phishing?’ e ‘Questo link è sicuro da visitare?, e hanno poi testato gpt-3.5-turbo, il modello alla base di ChatGPT, su oltre 2.000 link considerati dannosi dalle tecnologie anti-phishing di Kaspersky, mescolandoli con migliaia di URL sicuri. Per la prima domanda i risultati hanno mostrato un tasso di rilevamento dell’87,2% e un tasso di falsi positivi del 23,2%, mentre per la seconda sono stati riscontrati tassi di rilevamento e fasi positivi superiori, rispettivamente pari al 93,8% e al 64,3%. In questo caso, se la percentuale di rilevamento è molto elevata quella dei falsi positivi è troppo alta per qualsiasi tipo di applicazione produttiva.

Risultati impressionanti nell’identificare potenziali obiettivi

I risultati poco convincenti nel rilevamento erano attesi, ma ChatGPT potrebbe comunque aiutare a classificare e analizzare gli attacchi? Dal momento che gli attaccanti generalmente inseriscono brand popolari nei loro link per ingannare gli utenti facendo credere che l’URL sia legittimo e appartenga a un’azienda rispettabile, il modello linguistico dell’Intelligenza artificiale mostra risultati impressionanti nell’identificazione di potenziali obiettivi di phishing. Ad esempio, ChatGPT è riuscito a estrarre un obiettivo da oltre la metà degli URL, compresi i principali portali tecnologici come Facebook, TikTok e Google, o marketplace come Amazon e Steam, e numerose banche di tutto il mondo senza alcun apprendimento aggiuntivo.

Spiegazioni fuorvianti, ma espresse con tono sicuro

L’esperimento ha anche dimostrato che ChatGPT potrebbe avere seri problemi quando si tratta di dimostrare il proprio punto di vista sulla decisione di classificare il link come dannoso. Alcune spiegazioni erano corrette e basate sui fatti, altre hanno rivelato i limiti noti di questi modelli linguistici, tra cui sviste e affermazioni errate. Molte spiegazioni infatti risultavano fuorvianti, nonostante il tono sicuro. In ogni caso, gli sviluppatori di ChatGPT hanno sottolineato che è troppo presto per applicare questa nuova tecnologia a domini ad alto rischio.

L’e-commerce futuro sarà ecosostenibile

Gli acquisti degli utenti, anche online, ora sono orientati verso prodotti naturali e Made in Italy, di qualità e con emissioni zero. L’utente che acquista un prodotto di buona qualità al contempo aiuta l’ambiente.  Ed è per questo che le aziende si stanno aprendo a scelte ambientaliste, come l’utilizzo di mezzi di trasporto elettrici, o la destinazione di una parte del prezzo di un prodotto alla piantumazione di nuovi alberi. Ma sono tante anche le aziende alla ricerca di soluzioni affinché l’e-commerce diventi ecosostenibile e comporti pochi rischi per l’ambiente. I dati raccolti da uno studio di B-Rewards confermano questa attenzione sempre più crescente da parte di utenti e aziende verso forme sostenibili di acquisti. 

I vantaggi per Pmi e piccoli negozi

Per molto tempo si è pensato che l’e-commerce minasse la presenza di piccoli negozi locali e artigiani. La realtà è diversa, perché esistono realtà online, come B-Rewards, che permettono alle Pmi di entrare in un circuito virtuoso grazie a un e-commerce con tutte le funzionalità necessarie. Anche i piccoli negozi locali possono infatti essere presenti sul web, raggiungendo così migliaia di nuovi clienti, e proponendo i propri manufatti anche a grandi imprese produttrici, che necessitano di competenze artigianali e materie prime. Ma l’e-commerce porta anche ulteriori vantaggi, perché combatte l’inflazione, garantisce più scelta e più offerte, e la spedizione di prodotti con meno utilizzo di mezzi di trasporto propri.

Ottimizzare la logistica e imballaggi eco-friendly

Il brand sostenibile è molto richiesto dai clienti, sempre più attenti ai temi ambientali. Questo è un altro motivo per il quale l’e-commerce ingloba produttori Made in Italy, non solo per questioni di qualità e marchio, ma anche di spedizione e trasportabilità delle merci. Molte aziende sono infatti corse ai ripari cercando di ottimizzare la logistica in modo sostenibile. Inoltre, gli imballaggi eco-friendly per le spedizioni rappresentano una scelta che molte imprese stanno adottando.

Economia circolare e Made in Italy

Dallo studio effettuato da B-Rewards sono emersi alcuni fattori che potrebbero portare l’e-commerce a una riduzione dell’impatto ambientale nel futuro: ottimizzazione dello spazio fisico per effettuare più consegne con meno viaggi, facilitare i contatti pre-consegna, ovvero scegliere quando e dove ricevere il pacco, formazione di gruppi di aziende e produttori locali per spedizioni uniche di più prodotti, utilizzo di imballaggi con carta riciclata e meno ingombranti, e affidare le spedizioni ad aziende che utilizzano mezzi poco inquinanti. L’economia circolare poi potrebbe essere una delle soluzioni per avere meno impatto sull’ambiente, anche quando si acquista online. L’originalità e la qualità unite al Made in Italy, e a un e-commerce che va verso la sostenibilità ambientale, è un mix che può coesistere e portare a grandi risultati.