Curiosità, economia, tecnologia.

AI: i lavoratori la temono? Sì, ma con entusiasmo 

L’Intelligenza artificiale ha già avuto un forte impatto sulla vita professionale dei lavoratori di tutto il mondo. Ma quale è la percezione di questa tecnologia? Secondo un’indagine globale condotta da Linkedin il 60% degli intervistati è convinto che già nel corso del prossimo anno l’AI introdurrà nuove modalità di lavoro e altri cambiamenti significativi. Ma se 9 intervistati globali su 10 sono curiosi ed entusiasti di poter utilizzare l’AI al lavoro, 2 su 5 (39%) si sentono sopraffatti da questa trasformazione. Al contempo, per il 69% l’AI nei prossimi 5 anni l’AI diverrà un ‘aiutante invisibile’.
In Europa, gli italiani (60%) sono tra i più entusiasti, ma il 19% si sente in difficoltà a causa delle barriere linguistiche. Gli strumenti a disposizione sono infatti in larga parte più efficienti e fruibili se utilizzati in lingua inglese.

A sorpresa è la GenZ a temere maggiormente di rimanere indietro

Se il 73% degli uomini a livello globale vede nell’AI un alleato sul lavoro questa convinzione è condivisa dal 65% delle donne. A livello generazionale è la GenZ a temere maggiormente di rimanere indietro nell’apprendimento delle skill necessarie a utilizzare l’AI. Forse, proprio per via di una maggiore consapevolezza della vastità delle possibili applicazioni, dei suoi pro e contro.
È infatti preoccupato il 29% degli intervistati tra 16-26 anni, a fronte del 22% dei Millenials, il 16% dei GenX e il 15% dei boomers. Timore che trova riscontro anche nelle risposte italiane sul tema delle opportunità di formazione. Il 58% dei giovanissimi vorrebbe imparare a utilizzare al meglio l’AI sul lavoro, ma non sa come accedere a questo know-how (49% boomers).

Tra lacune formative e opportunità di progresso

Se in Italia il 57% dichiara di non aver ricevuto dal proprio datore di lavoro né linee guida né un training specifico volto a migliorare o ottimizzare il ricorso all’AI, al contempo, le aree in cui gli italiani vedono più opportunità di progresso grazie all’AI sono l’accesso più veloce al sapere e l’informazione (29%), l’aumento della produttività (28%), la velocizzazione dei lavori di sintesi (23%). Non mancano, tuttavia, i timori. In particolare, a preoccupare professioniste e professionisti italiani, è l’aspetto dell’adeguamento delle skills, e la mancanza di opportunità di formazione specifica in questo ambito.

Spetta alle imprese guidare il cambiamento

Di fatto se il 33% degli intervistati nel nostro Paese già ricorre all’AI per lo svolgimento delle proprie mansioni la stessa percentuale si sente sopraffatta dal cambiamento che potrebbe portare, e il 30% ha il timore di non riuscire a tenere il passo con l’innovazione. Inogni caso, se è difficile stimare quale sarà l’entità reale dell’impatto dell’AI sul lavoro quotidiano di professionisti e professioniste di tutto il mondo nei diversi settori, è chiaro invece che le imprese per poter crescere e attrarre nuovi talenti dovranno cercare di guidare questo cambiamento. Concentrandosi, in particolare, sull’offerta di nuove opportunità di formazione.

Si riduce la popolazione offline: nel 2023 sono disconnessi “solo” 2,6 miliardi

Nel mondo ci sono ancora 2,6 miliardi di persone non ancora connesse a Internet. Si tratta del 33% della popolazione mondiale, e circa il 96% di questi 2,6 miliardi vive in paesi in via di sviluppo. Nel 2022 i disconnessi erano 2,7 miliardi. È quanto rileva l’Unione internazionale delle telecomunicazioni (Uit), l’agenzia tecnologica delle Nazioni Unite, sottolineando che, al contrario, il 67% della popolazione mondiale è ‘online’, ovvero 5,4 miliardi di individui. 
Secondo le stime preliminari dell’Uilt, la crescita è più forte nei paesi a basso reddito, con il numero di utenti Internet in aumento di circa il 17% nell’ultimo anno, riferisce Adnkronos.

“Ci sono persone non sono in grado di accedere a Internet”

“Non dobbiamo dimenticare che dietro questi numeri ci sono persone che non sono in grado di accedere a Internet e godere dei vantaggi che questa tecnologia può offrire nell’era della trasformazione digitale, che può davvero cambiare il corso di una vita – sottolinea Cosmas Luckyson Zavazava, direttore del Telecommunication Development Bureau dell’Itu -. Questi numeri evidenziano l’importanza di misurare e monitorare i dati in modo da sapere dove concentrare i nostri sforzi per connettere in modo significativo tutti a Internet entro il 2030. Con questi sviluppi, dobbiamo anche concentrarci sulla costruzione di competenze digitali per tutti, in modo da fornire agli utenti le competenze necessarie”. 

Garantire che tutti traggano vantaggio dalle tecnologie digitali 

Le ultime stime globali confermano che la crescita a due cifre della connettività Internet osservata durante il picco della pandemia di Covid-19 nel 2020 è stata di breve durata. Le tendenze attuali non sono abbastanza forti da garantire che l’obiettivo di una connettività universale e significativa venga raggiunto entro il 2030. Raggiungere una connettività universale e significativa entro il 2030, ovvero, la possibilità per tutti di godere di un’esperienza online sicura, soddisfacente, arricchente e produttiva a un costo accessibile, richiede un approccio globale che affronti le infrastrutture e altri fattori come l’accessibilità economica e le competenze.

Un passo avanti a sostegno degli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Onu 

Internet è uno strumento essenziale per accedere alle informazioni, alle opportunità di lavoro e all’istruzione. Le persone senza un accesso significativo al web potrebbero essere lasciate indietro. E questo diventa ancora più importante man mano che tecnologie come l’Intelligenza artificiale diventano sempre più diffuse nella vita quotidiana.
“Questo miglioramento della connettività – aggiunge il segretario generale dell’Itu Doreen Bogdan Martin – è un altro passo nella giusta direzione e un ulteriore passo a sostegno degli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite. Non avremo pace finché non vivremo in un mondo in cui la connettività sarà una realtà vissuta per tutti, ovunque”. 

e-commerce: perchè è una leva strategica per le imprese?

In Italia il commercio elettronico vale 48 miliardi di euro di transato, 71 miliardi di euro di fatturato, e conta 380mila occupati. Ma l’e-commerce rappresenta anche, e soprattutto, una leva strategica di sviluppo per le imprese. Lo dimostra il nuovo Studio realizzato da The European House – Ambrosetti in collaborazione con Amazon Italia.
“Le imprese italiane che vendono online hanno riportato, grazie all’adozione del canale digitale, un incremento medio del fatturato dell’8,8%, della marginalità dell’8,1% e dell’export dell’8,1%”, spiega Lorenzo Tavazzi, Partner e Responsabile Area Scenari e Intelligence The European House – Ambrosetti. I maggiori benefici si riscontrano per le Pmi, con una quota maggiore di piccole e medie imprese che riporta un aumento del fatturato (+9,3%), della marginalità (+64%) e dell’export (+3%) rispetto alle grandi imprese”.

“Chi vende online riconosce i benefici anche sul canale fisico”

“Chi vende online riconosce, inoltre, benefici anche sul canale fisico, riscontrando in particolare un aumento di brand awareness (7 imprese su 10), un’innovazione dell’offerta basata su esperienza multicanale e un miglioramento del servizio di post-vendita (6 su 10), oltre a un ampliamento della base di clientela nazionale ed estera (6 su 10)”, aggiunge Tavazzi.
Se tali effetti di sviluppo fossero applicati a tutte le imprese italiane il cui business è suscettibile di essere integrato con il canale digitale, potremmo avere un effetto volano per il sistema Paese di oltre 110 miliardi di euro (+6% del Pil al 2022). Rilevanti anche gli effetti pro-competitivi dell’e-commerce: per 7 imprese su 10 i canali di vendita online e offline sono complementari, con valori più elevati tra le Pmi (+10,3% rispetto la media delle altre imprese), determinando benefici in termini di brand awareness e miglioramento del servizio di post-vendita.

Export: se digitale vale l’8% in più

Un ulteriore elemento di sviluppo è l’export digitale. Le imprese dichiarano un aumento delle esportazioni grazie all’adozione del canale online superiore all’8%, con 6 imprese su 10 che riportano anche un aumento della base clienti nazionale ed estera.
Ma il commercio elettronico contribuisce anche al contenimento del carovita e al miglioramento dell’offerta retail. In un contesto in cui l’incremento dei prezzi è il problema maggiormente sentito dai cittadini, nell’ultimo anno l’e-commerce ha infatti permesso a 6 italiani su 10 di aumentare o mantenere invariato il proprio potere di acquisto.

I prezzi dei beni acquistati online sono più stabili 

Il modello econometrico e statistico elaborato da The European House – Ambrosetti, confermato dal confronto con i dati Istat, mostra che in Italia i prezzi dei beni acquistati online si sono dimostrati più stabili del livello generale dei prezzi, con un effetto trascinamento sulla crescita dei prezzi generali. Se non ci fosse stato l’effetto della diffusione dell’e-commerce negli ultimi 6 anni l’inflazione sarebbe stata in media il 5% più alta. Inoltre, al crescere del commercio online, anche i consumi crescono significativamente. Per ogni punto percentuale in più di diffusione dell’e-commerc, i consumi in Italia aumentano di 845 milioni di euro.

ChatGPT, arriva la versione su misura per le aziende 

OpenAI ha introdotto una versione di ChatGPT progettata appositamente per soddisfare le esigenze aziendali legate alla privacy e alla sicurezza dei dati. Denominata ChatGPT Enterprise, questa soluzione mira a “tranquillizzare” le imprese che sono sempre più preoccupate per la protezione delle informazioni sensibili nell’impiego delle IA generative. Con un articolo pubblicato sul suo blog, OpenAI ha ufficializzato il lancio di ChatGPT Enterprise, che garantisce un livello superiore di sicurezza e riservatezza. Tra le principali caratteristiche della novità, spiccano l’accesso illimitato ad alta velocità a GPT-4, la potenziata analisi dati per ottenere informazioni con maggiore rapidità ed efficienza e la capacità di sottoporre a ChatGPT domande più complesse.

Privacy e sicurezza  

La questione della privacy e della sicurezza nell’utilizzo dell’IA è sempre stata al centro delle preoccupazioni aziendali. Il timore è che i dati possano essere impiegati nell’addestramento dei modelli di ChatGPT malevoli, mettendo a rischio informazioni confidenziali dei clienti. Per risolvere questa problematica, riferisce Adnkronos, OpenAI ha dato ampie rassicurazioni: gli utenti di ChatGPT Enterprise avranno il pieno controllo e la proprietà dei propri dati, che non verranno utilizzati per addestrare GPT in alcun modo.

Possibilità di personalizzazione in base ai dati aziendali

Oltre alla salvaguardia dei dati, ChatGPT Enterprise offre l’opportunità di personalizzare la conoscenza di ChatGPT in relazione ai dati aziendali e fornirà strumenti analitici ulteriormente evoluti. Pur essendo ancora in fase di sviluppo, queste funzionalità saranno presto rese accessibili agli utenti. Inoltre, è stata annunciata l’introduzione di piani tariffari ad hoc per i picocli team, così da rendere l’accesso alla soluzione aziendale ancora più flessibile.

Imprese libere di scegliere

OpenAI ha dichiarato che punta a coinvolgere un vasto numero di aziende nelle prossime settimane attraverso un processo di integrazione. Da notare, ChatGPT Enterprise rappresenta il primo prodotto rivolto specificamente al settore aziendale, differenziandosi dai piani ChatGPT e ChatGPT Plus, quest’ultimo che prevede un accesso più veloce alla piattaforma. Le aziende già utilizzatrici di ChatGPT potranno decidere se continuare con le opzioni attuali o migrare a ChatGPT Enterprise per usufruire delle nuove funzionalità appena introdotte. Mentre molte organizzazioni hanno sfruttato strumenti di IA generativa basati su OpenAI e GPT-4, alcune si sono avvicinate a GPT-4 tramite API o servizi cloud. Con l’introduzione di ChatGPT Enterprise, si prevede un aumento della concorrenza in questo settore, sicuramente il più dinamico degli ultimi anni.

La transizione verde è troppo lenta per gli europei

I cittadini europei continuano a sostenere in modo schiacciante la transizione energetica: considerano ambiente e cambiamento climatico come una delle questioni più importanti che l’Unione Europea deve affrontare, e si aspettano massicci investimenti nelle energie rinnovabili.
Secondo il nuovo sondaggio Eurobarometro, oltre la metà degli europei pensa che la transizione verso un’economia verde dovrebbe essere accelerata, e avverte la minaccia del cambiamento climatico nella vita quotidiana. In media, oltre un terzo degli europei si sente personalmente esposto a rischi e minacce ambientali e legati al clima. Dal punto di vista economico, per il 73% degli europei il costo dei danni dovuti ai cambiamenti climatici è molto più elevato dell’investimento necessario per una transizione verde.

Il cambiamento climatico è un problema molto serio

Più di otto intervistati su dieci ritengono importante che il proprio governo nazionale (86%) e l’Unione (85%) agiscano per migliorare l’efficienza energetica entro il 2030. Il 58% ritiene poi che l’uso delle fonti energetiche rinnovabili dovrebbe essere accelerato, l’efficienza energetica aumentata e la transizione verso un’economia verde accelerata. Per quasi nove cittadini UE su dieci (88%) le emissioni di gas a effetto serra dovrebbero essere ridotte al minimo, compensando al contempo le emissioni rimanenti per rendere l’UE climaticamente neutra entro il 2050. Più di tre quarti infatti (77%) ritiene che il cambiamento climatico sia un problema molto serio in questo momento, classificando la gravità del cambiamento climatico tra 7 e 10 su una scala fino a 10.

Il costo dei danni è molto più alto del costo dell’investimento

Per tre quarti degli intervistati (75%) agire sul cambiamento climatico renderà le imprese dell’UE più competitive, e quasi altrettanti (73%) concordano sul fatto che il costo dei danni causati dal cambiamento climatico è molto più alto del costo dell’investimento in una transizione verde.
Sette intervistati su dieci (70%) poi sono convinti che la riduzione delle importazioni di combustibili fossili extra UE può aumentare la sicurezza energetica e avvantaggiare economicamente l’UE (27% totalmente d’accordo, 43% tendenzialmente d’accordo). E quasi otto su dieci (78%) sono d’accordo sul fatto che si dovrebbe destinare più sostegno finanziario pubblico alla transizione verso le energie pulite, anche se ciò significa ridurre i sussidi ai combustibili fossili.

Sostegno a riduzione delle emissioni, a rinnovabili ed efficienza energetica

Quasi nove su dieci (87%) pensano che sia importante fissare obiettivi ambiziosi per aumentare l’uso di energia rinnovabile, e l’85% ritiene importante che l’UE agisca per migliorare l’efficienza energetica, incoraggiando le persone a isolare la propria casa, installare pannelli solari o comprare auto elettriche. Inoltre, la grande maggioranza dei cittadini sta già intraprendendo azioni individuali per il clima (93%), e compie consapevolmente scelte sostenibili nella vita quotidiana. Tuttavia,  riporta Adnkronos, i cittadini sottolineano la necessità di riforme per accompagnare l’azione individuale, indicando anche la responsabilità dei governi nazionali (56%), dell’UE (56%) e dell’industria (53%).

Metaverso, quanti falsi miti da sfatare

L’anno scorso, la novità tecnologica che ha catturato l’attenzione di tutti è stato il Metaverso. Successivamente, si è parlato di “flop”, di investimenti diversi da parte di Meta e di una tecnologia quasi obsoleta. Ma il Metaverso è davvero già morto? E se esiste, che cosa è veramente? Prima di tutto, è opportuno fare chiarezza. Il Metaverso è un ecosistema immersivo, persistente, interattivo e interoperabile, composto da diversi mondi virtuali interconnessi. Gli utenti possono socializzare, lavorare, fare transazioni, giocare e creare asset, accedendo tramite dispositivi immersivi. Questa definizione è data dall’Osservatorio Extended Reality & Metaverse del Politecnico di Milano.

Il pieno Metaverso non esiste ancora

Il Metaverso rappresenta la prossima grande evoluzione dell’interazione online, ma non esiste ancora. Tuttavia, ha attirato l’interesse di molte aziende, che stanno esplorando le opportunità di business all’interno di mondi virtuali. In Italia, si stima che ci siano 1,4 milioni di utenti internet con più di 18 anni che frequentano almeno uno dei 212 mondi virtuali attualmente esistenti.

Vero o no?

Ci sono diversi falsi miti attorno al concetto di Metaverso. In prima battuta, si sente dire che esistono più Metaversi: falso! Il Metaverso è uno solo, composto da mondi virtuali interoperabili e interconnessi tra di loro. Ancora, è opinione diffusa che il concetto di Metaverso sia stato ideato da Facebook nel rebranding in Meta: falso! Il termine Metaverso è stato affrontato nel corso degli ultimi trent’anni in diversi campi, e Meta lo ha ripreso per rappresentare una rivoluzione digitale portata dalle tecnologie di Extended Reality. Ancora, il Metaverso è quasi sempre assimilato alla realtà virtuale: falso! La realtà virtuale è una tecnologia immersiva, ma il Metaverso è un concetto più ampio, composto da mondi virtuali interconnessi. Per la stessa ragione, non è vero che il Metaverso sia accessibile solo tramite un visore. Il Metaverso è raggiungibile da smartphone, PC o visore. L’hardware di accesso cambia l’immersività dell’utente, ma non ne preclude gli aspetti funzionali.

Non solo gaming: le infinite applicazioni

Un altro falso mito riguarda il fatto che il Metaverso sia solo gaming: non è così! Sebbene oggi sia associato principalmente alle attività di gaming, potrebbe generare opportunità in molti altri ambiti applicativi. In primis, il Metaverso avrà legami con il mondo reale. Le attività nei mondi virtuali possono avere collegamenti con il mondo fisico e viceversa. Poi, potrà servire alle imprese per fare business: il Metaverso potrebbe rappresentare una possibilità per le aziende di ampliare la loro offerta e raggiungere nuovi utenti. Precisando che il Metaverso non sinonimo di Web3 (potrà farne parte, ma non è la stessa cosa), non è nemmeno detto che ingloberà tutti i progetti di Extended Reality. Le aziende dovranno valutare se l’impiego del Metaverso sia utile per raggiungere uno scopo specifico. Infine, il Metaverso non è morto perché quello vero, con tutte le sue caratteristiche peculiari, non esiste ancora. Quello che vediamo oggi potrebbe solo essere il preludio di quello che sarà.

Ue, il 96% dei giovani usa Internet quotidianamente 

Nel 2022, il 96% dei giovani tra i 16 e i 29 anni nell’Unione Europea ha dichiarato di utilizzare Internet quotidianamente, rispetto all’84% della popolazione adulta. L’uso giornaliero di Internet tra i giovani è stato superiore al 94% in tutti i paesi dell’UE. 

Percentuali di utilizzo più basse in Italia e Bulgaria

Le percentuali più basse sono state registrate in Italia e Bulgaria, entrambe al 94%, mentre le percentuali più alte sono state riscontrate in Irlanda al 100% e in sette paesi dell’UE: Malta, Lussemburgo, Portogallo, Repubblica Ceca, Lituania, Slovenia e Lettonia, dove l’utilizzo quotidiano di Internet ha raggiunto il 99% o il 100%.
Sebbene i giovani abbiano riportato percentuali molto elevate di utilizzo giornaliero di Internet in tutti i paesi, c’è stata una maggiore variabilità tra gli utenti adulti. 

Nel Nord Europa giovani e adulti usano il web quasi allo stesso modo 

In media, la differenza tra la percentuale di giovani e adulti che utilizzano Internet quotidianamente nell’UE era del 12%. Tuttavia, nei Paesi Bassi, Svezia, Danimarca, Finlandia, Irlanda, Belgio e Lussemburgo, questa differenza non superava il 7%. Altri paesi dell’UE hanno registrato un alto utilizzo giornaliero di Internet tra i giovani, ma con un divario significativamente maggiore rispetto agli adulti. Ad esempio, in Croazia e Grecia, il divario era del 21%, mentre in Portogallo e Bulgaria era del 19%, e in Polonia e Romania era del 18%.

Gli under vogliono la rete per i social network

La maggior parte dei giovani utilizza Internet, ma quali sono stati alcuni degli utilizzi principali nel 2022 e come sono cambiati nel tempo? Secondo i dati, nel 2022, l’84% dei giovani ha utilizzato Internet per partecipare ai social network. Tra le attività riportate, l’uso dei social network è stata la principale preferenza dei giovani dal 2014, con dati che oscillano leggermente ma rimangono su livelli elevati. Altri utilizzi principali sono stati la lettura di notizie online (68%) e l’home banking (64%).

Crescono l’home banking e i corsi online

Mentre l’uso di Internet per l’home banking è costantemente aumentato dal 2014 (dal 45% dei giovani), la lettura di notizie online ha raggiunto il picco nel 2020 (73%) e successivamente ha perso slancio, con una diminuzione del 5% nel 2022. A causa della pandemia di Covid-19, la maggior parte delle attività online ha registrato un aumento, in particolare l’utilizzo di Internet per corsi online, che è passato dal 13% nel 2019 al 35% nel 2021. Tuttavia, nel 2022, questa percentuale è scesa al 28% (-7%), ma rimane comunque significativamente superiore rispetto al 2019.
Nel 2022, solo il 23% dei giovani ha utilizzato Internet per partecipare a iniziative civiche o politiche, un’attività che ha registrato un leggero aumento dal 2015.

Imprese e innovazione in Italia nel 2023

Il mondo delle imprese italiane nel 2022 ha mostrato una notevole capacità di resilienza agli shock originati dall’incremento dei prezzi dei beni importati, e in particolare dai prodotti energetici. E nei primi mesi del 2023, appena fuori dalla fase più acuta della crisi energetica, una quota rilevante di imprese italiane nella manifattura e nei servizi di mercato ha intrapreso o pianificato l’adozione di strategie di sviluppo sostenibile. Comportamenti virtuosi estesi anche al campo dell’innovazione eco-sostenibile. Tuttavia, sul sistema produttivo italiano pesano, oltre agli scenari economici globali incerti e instabili, la sua elevata frammentazione e la sua scarsa propensione a investire, soprattutto da parte delle imprese piccole e micro. È quanto emerge dal Rapporto annuale dell’Istat per l’Italia nel 2023.

Maggiore competitività sui mercati internazionali

Nel corso del 2022, comunque, commenta l’Istat, “si è registrato un ampio recupero delle esportazioni, fortemente penalizzate durante la fase più acuta della pandemia. La partecipazione alle catene globali del valore si accompagna a una maggiore competitività sui mercati internazionali, ove quest’ultima è strettamente legata anche alla capacità di innovare e di investire in conoscenza. Inoltre, le imprese innovative godono di significativi vantaggi nelle performance economiche e nella propensione all’export, anche a parità di dimensione media di impresa. Gli incentivi pubblici a R&S, con il meccanismo del credito di imposta, sono uno stimolo efficace, ma selettivo, alla crescita della produttività totale dei fattori, in particolare per le imprese esportatrici manifatturiere e multinazionali”.

Imprese innovatrici: +37% di produttività

Nel mondo imprenditoriale, ancora caratterizzato dalla forte prevalenza di Pmi (solo l’1% è costituto da grandi aziende), diventano di fondamentale importanza innovazione, ricerca e sviluppo. La propensione all’innovazione cresce all’aumentare della dimensione aziendale: se nelle piccole imprese una su due è attiva sul fronte dell’innovazione, in quelle di media dimensione il 65,7% svolge attività innovative, e nelle grandi tre su quattro innovano. Il Rapporto evidenzia che le imprese innovatrici godono di un differenziale positivo (+37%) di produttività del lavoro rispetto alle non innovatrici. Differenziale che aumenta per le imprese innovatrici attive nella R&S (+44,7%) ed è massimo nelle grandi imprese attive nella R&S (+46,7%).

Investimenti in R&S

Tra le innovatrici, le imprese che investono in R&S beneficiano di un differenziale positivo di produttività rispetto a quelle che non svolgono attività di R&S (+5,6%). Il differenziale è massimo nel settore dei servizi (+8,2%). Nel triennio 2018-2020, il 50,9% delle imprese industriali e dei servizi con 10 o più addetti ha svolto attività innovative di prodotto e di processo. La quota è in calo di circa 5 punti percentuali rispetto al triennio precedente. Tra le cause della sospensione o riduzione dell’innovazione c’è stata l’emergenza sanitaria, indicata dal 64,8% delle aziende con attività innovative, in particolare per le più piccole, il 66,7, contro il 50,2% delle grandi.

Senior più consapevoli a tavola rispetto a Millennial e GenZ 

Oggi quando si parla di abitudini alimentari sane, benessere e sostenibilità vanno di pari passo, e vengono concepiti come valori da tramandare ai più piccoli. Tanto che per il 94% degli intervistati dal Trend Radar di Samsung, realizzato in collaborazione con Human Highway, è necessario insegnare ai bambini una cultura alimentare più consapevole. In dieci anni cresce infatti dal 61% al 91% la percentuale di italiani consapevoli di un’alimentazione sana e senza sprechi. Segno di una tendenza diventata a tutti gli effetti uno stile di vita. E a sorpresa, i più sensibili al tema sono i Senior (80%), che superano Millennials (61%) e GenZ (52%), generalmente considerati i paladini di questa filosofia.

Mangiare bene non basta: occorre uno stile di vita sano e sportivo

Altrettanto diffusa è la consapevolezza che non basta solo mangiare bene, ma occorre avere uno stile di vita sano e sportivo (94%) e uno stile di vita sano significa anche adottare un’alimentazione sana (93%). Quanto sulla sostenibilità alimentare, il 92% del campione è d’accordo sul fatto che ci sia uno spreco eccessivo di cibo, l’89% che tutti debbano cambiare le abitudini alimentari per salvaguardare la Terra, l’89% che sia fondamentale consumare alimenti stagionali. E la tecnologia in questo ambito è l’alleato principale. Gli italiani infatti si rivolgono a device o elettrodomestici per ricercare contenuti legati al cibo (91%), seguire uno stile di vita sano (90%) e avere un’alimentazione sostenibile (88%).

Un aiuto arriva dalle app, i food blogger e i programmi TV di cucina

Ed è la GenZ a utilizzare maggiormente le app, che vorrebbe personalizzate e in grado di suggerire ricette (41,3%), tracciare le calorie e indicare i benefici nutrizionali degli alimenti (35%).
Se il 48% del campione cerca ricette online, guarda programmi TV di cucina (46%) e legge recensioni dei ristoranti (45%), è sempre la GenZ a cercare maggiormente ricette online (43% Senior), recensioni di un ristorante (52%) o guardare video dei food blogger (37%), mentre i Senior guardano ricette in TV (50%), e i Millennials fotografano e postano le ricette (21%).

Elettrodomestici: frigo e forno al servizio dell’alimentazione healty

Gli italiani sono attenti soprattutto a come conservano il cibo nel frigorifero (38%) e utilizzano elettrodomestici che aiutano a cuocere in modo sano gli alimenti (30%). Le funzionalità del frigorifero sono più importanti per i Senior (54%), così come l’utilizzo di elettrodomestici per cucinare sano (35%), ma per tutti è il frigorifero l’elettrodomestico chiave (94%) per mantenere uno stile di vita alimentare sano e sostenibile. Il forno (91%) invece soddisfa le esigenze di una cottura healthy ottimale: il 77% predilige cucinare al forno perché più sano e il 63% al vapore per mantenere le proprietà nutrizionali.

Mobili in cartone per home staging: perchè fai bene ad usarli?

Ogni professionista del settore immobiliare sa bene quanto sia importante presentare al meglio gli spazi che desidera vendere o affittare, a prescindere dal tipo di unità abitativa.

In questo senso è ormai anche in Italia ampiamente diffusa la tecnica dell’home staging, soluzione sempre più adoperata per valorizzare gli ambienti e renderli più accoglienti e appetibili per i potenziali acquirenti o affittuari.

Se non hai mai sentito parlare dell’esistenza dei mobili in cartone, con particolare riferimento all’home staging, di seguito ti parleremo dei motivi per i quali dovresti considerare l’utilizzo di questa soluzione innovativa e sostenibile.

Che cosa sono i mobili in cartone per home staging?

I mobili in cartone per home staging sono una soluzione innovativa e sostenibile per arredare gli ambienti da valorizzare in ottica di una possibile vendita o locazione.

Si tratta di mobili realizzati interamente in cartone, ma non lasciarti ingannare dal materiale: questi mobili sono sorprendentemente resistenti e versatili, proprio ciò di cui hai bisogno per scattare delle bellissime immagini da mostrare ai potenziali clienti.

Grazie alla loro leggerezza e alla facilità di montaggio e smontaggio, i mobili in cartone sono diventati una risorsa preziosa per l’home staging, in quanto consentono di arredare rapidamente e con stile gli spazi da valorizzare, giusto il tempo del set fotografico.

I vantaggi dei mobili in cartone per home staging

Tra i vantaggi che i mobili in cartone offrono per l’home staging ce ne sono alcuni che meritano sicuramente di essere evidenziati maggiormente.

In primo luogo, essi sono molto più leggeri e facili da trasportare rispetto ai mobili “classici” e pesanti come quelli in legno o metallo. Inoltre, sono estremamente resistenti e possono sopportare il peso delle persone e degli oggetti senza problemi.

Tra l’altro, i mobili in cartone per home staging sono altamente personalizzabili e puoi creare infinite combinazioni, adattandole alle esigenze specifiche di ogni ambiente da valorizzare.

Al termine dell’utilizzo, i mobili in cartone possono essere facilmente smontati e riposti in un angolo, senza occupare troppo spazio.

L’aspetto estetico dei mobili in cartone per home staging

I mobili in cartone per home staging non sono solo pratici ed ecologici, ma sono anche esteticamente piacevoli ed in grado di trasmettere “calore”.

Grazie alla loro versatilità, questi mobili possono essere utilizzati per creare ambienti di ogni stile e gusto.

A parte questo, la loro superficie uniforme offre una base perfetta per la personalizzazione con colori e decorazioni, in modo da creare un ambiente ancora più particolare e accattivante per i potenziali acquirenti o affittuari.

Versatilità dei mobili in cartone per home staging

I mobili in cartone sono altamente versatili e possono essere utilizzati in molti contesti diversi, sulla base delle necessità individuali.

Non solo sono perfetti per arredare gli spazi da valorizzare, ma possono anche essere utilizzati per arricchire ambienti temporanei come stand fieristici o eventi promozionali.

Grazie alla loro leggerezza e modularità, i mobili in cartone possono essere facilmente trasportati e montati ovunque tu abbia bisogno di arredare uno spazio in modo rapido ed efficace.

Conclusioni

In sintesi, i mobili in cartone per home staging sono una soluzione innovativa, sostenibile ed economica per arredare gli spazi da valorizzare.

Se sei un professionista del settore immobiliare, non puoi non considerare di optare per questa soluzione in grado di valorizzare gli ambienti ed offrire ai tuoi potenziali clienti una prima impressione positiva per qualsiasi appartamento o soluzione abitativa tu abbia da mostrar loro.

Non perdere l’occasione di cominciare a sfruttare un valido elemento come i mobili in cartone per l’home staging e di valorizzare al massimo le proprietà da mostrare ai tuoi clienti.