Discipline Stem le più richieste dalle aziende: ma mancano i giovani talenti

I talenti Stem (Science, Technology, Engineering, Mathematics) sono sempre più richiesti dalle aziende, che eppure non riescono a trovare i profili adeguati. I numeri: circa un’impresa su quattro – il 23% per la precisione – non è riuscita a reperire la figura Stem richiesta nel momento del bisogno. Lo rivela un recentissimo studio condotto dall’Osservatorio Fondazione Deloitte in collaborazione con Swg sulla formazione tecnico-scientifica in Italia. “Nonostante le aziende siano sempre più a caccia di profili Stem e siano anche disposte e remunerarli più della media, in Italia solamente 1 studente universitario su 4 è iscritto a queste facoltà e queste risorse non mostrano un incremento significativo negli anni”, ha commentato il presidente della Fondazione Deloitte, Paolo Gibello. In particolare, nel nostro paese si assiste a una mancanza importante di ingegneri della meccanica, dell’automazione e dell’informazione.

Poco appeal specie per le ragazze

Questo fenomeno è veramente penalizzante, anche perché le discipline Stem saranno sempre più richieste dalle aziende. Ma perché i ragazzi non si orientano verso queste materie? In base allo studio, si scopre che i giovani italiani sono ancora poco attratti dalle tematiche Stem e il 29% confessa di non sentirsi a proprio agio percependole troppo difficili per le proprie capacità. E queste discipline allontanano ancora di più le ragazze, creando un autentico gender gap. Le studentesse italiane si dichiarano meno interessate e meno sicure sulle materie tecnico-scientifiche dei loro coetanei, eppure le iscritte a facoltà Stem (circa un quarto del 27% degli universitari Stem) “riescono a laurearsi meglio e in meno tempo dei colleghi maschi”.

Le materia del futuro

“Le materie Stem sono il futuro: saranno, infatti, le discipline tecniche e scientifiche a plasmare il mondo di domani. Le imprese se ne sono accorte da anni, ma non è accaduto lo stesso tra i giovani italiani, che, nella maggioranza dei casi, continuano a puntare su una formazione non Stem” ha aggiunto Paolo Gibello. “Per questo, come Fondazione, abbiamo deciso di dare vita a un Osservatorio e di indagare le motivazioni delle scelte dei giovani. I risultati che emergono ci fanno capire che l’Italia ha tutto il potenziale per invertire il trend e porsi all’avanguardia del settore dell’istruzione e della ricerca anche in ambito Stem. È una grande sfida per tutto il sistema Paese e siamo orgogliosi di portare il nostro contributo. Come mostrato dallo studio emerge la necessità di intervenire nei tre principali momenti della vita di uno studente: partendo dalla fase di orientamento all’interno del panorama scolastico, passando per il vissuto durante gli anni della formazione, arrivando infine, all’ingresso del mondo del lavoro e alle prospettive per il futuro. Per questo riteniamo che debbano essere approfondite le dinamiche sottostanti le scelte dei giovani, le criticità del sistema scolastico e accademico, nonché del passaggio all’ambiente professionale, per tracciare chiare linee di indirizzo e di concreta progettualità”.

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