ChatGPT, arriva la versione su misura per le aziende 

OpenAI ha introdotto una versione di ChatGPT progettata appositamente per soddisfare le esigenze aziendali legate alla privacy e alla sicurezza dei dati. Denominata ChatGPT Enterprise, questa soluzione mira a “tranquillizzare” le imprese che sono sempre più preoccupate per la protezione delle informazioni sensibili nell’impiego delle IA generative. Con un articolo pubblicato sul suo blog, OpenAI ha ufficializzato il lancio di ChatGPT Enterprise, che garantisce un livello superiore di sicurezza e riservatezza. Tra le principali caratteristiche della novità, spiccano l’accesso illimitato ad alta velocità a GPT-4, la potenziata analisi dati per ottenere informazioni con maggiore rapidità ed efficienza e la capacità di sottoporre a ChatGPT domande più complesse.

Privacy e sicurezza  

La questione della privacy e della sicurezza nell’utilizzo dell’IA è sempre stata al centro delle preoccupazioni aziendali. Il timore è che i dati possano essere impiegati nell’addestramento dei modelli di ChatGPT malevoli, mettendo a rischio informazioni confidenziali dei clienti. Per risolvere questa problematica, riferisce Adnkronos, OpenAI ha dato ampie rassicurazioni: gli utenti di ChatGPT Enterprise avranno il pieno controllo e la proprietà dei propri dati, che non verranno utilizzati per addestrare GPT in alcun modo.

Possibilità di personalizzazione in base ai dati aziendali

Oltre alla salvaguardia dei dati, ChatGPT Enterprise offre l’opportunità di personalizzare la conoscenza di ChatGPT in relazione ai dati aziendali e fornirà strumenti analitici ulteriormente evoluti. Pur essendo ancora in fase di sviluppo, queste funzionalità saranno presto rese accessibili agli utenti. Inoltre, è stata annunciata l’introduzione di piani tariffari ad hoc per i picocli team, così da rendere l’accesso alla soluzione aziendale ancora più flessibile.

Imprese libere di scegliere

OpenAI ha dichiarato che punta a coinvolgere un vasto numero di aziende nelle prossime settimane attraverso un processo di integrazione. Da notare, ChatGPT Enterprise rappresenta il primo prodotto rivolto specificamente al settore aziendale, differenziandosi dai piani ChatGPT e ChatGPT Plus, quest’ultimo che prevede un accesso più veloce alla piattaforma. Le aziende già utilizzatrici di ChatGPT potranno decidere se continuare con le opzioni attuali o migrare a ChatGPT Enterprise per usufruire delle nuove funzionalità appena introdotte. Mentre molte organizzazioni hanno sfruttato strumenti di IA generativa basati su OpenAI e GPT-4, alcune si sono avvicinate a GPT-4 tramite API o servizi cloud. Con l’introduzione di ChatGPT Enterprise, si prevede un aumento della concorrenza in questo settore, sicuramente il più dinamico degli ultimi anni.

Metaverso, quanti falsi miti da sfatare

L’anno scorso, la novità tecnologica che ha catturato l’attenzione di tutti è stato il Metaverso. Successivamente, si è parlato di “flop”, di investimenti diversi da parte di Meta e di una tecnologia quasi obsoleta. Ma il Metaverso è davvero già morto? E se esiste, che cosa è veramente? Prima di tutto, è opportuno fare chiarezza. Il Metaverso è un ecosistema immersivo, persistente, interattivo e interoperabile, composto da diversi mondi virtuali interconnessi. Gli utenti possono socializzare, lavorare, fare transazioni, giocare e creare asset, accedendo tramite dispositivi immersivi. Questa definizione è data dall’Osservatorio Extended Reality & Metaverse del Politecnico di Milano.

Il pieno Metaverso non esiste ancora

Il Metaverso rappresenta la prossima grande evoluzione dell’interazione online, ma non esiste ancora. Tuttavia, ha attirato l’interesse di molte aziende, che stanno esplorando le opportunità di business all’interno di mondi virtuali. In Italia, si stima che ci siano 1,4 milioni di utenti internet con più di 18 anni che frequentano almeno uno dei 212 mondi virtuali attualmente esistenti.

Vero o no?

Ci sono diversi falsi miti attorno al concetto di Metaverso. In prima battuta, si sente dire che esistono più Metaversi: falso! Il Metaverso è uno solo, composto da mondi virtuali interoperabili e interconnessi tra di loro. Ancora, è opinione diffusa che il concetto di Metaverso sia stato ideato da Facebook nel rebranding in Meta: falso! Il termine Metaverso è stato affrontato nel corso degli ultimi trent’anni in diversi campi, e Meta lo ha ripreso per rappresentare una rivoluzione digitale portata dalle tecnologie di Extended Reality. Ancora, il Metaverso è quasi sempre assimilato alla realtà virtuale: falso! La realtà virtuale è una tecnologia immersiva, ma il Metaverso è un concetto più ampio, composto da mondi virtuali interconnessi. Per la stessa ragione, non è vero che il Metaverso sia accessibile solo tramite un visore. Il Metaverso è raggiungibile da smartphone, PC o visore. L’hardware di accesso cambia l’immersività dell’utente, ma non ne preclude gli aspetti funzionali.

Non solo gaming: le infinite applicazioni

Un altro falso mito riguarda il fatto che il Metaverso sia solo gaming: non è così! Sebbene oggi sia associato principalmente alle attività di gaming, potrebbe generare opportunità in molti altri ambiti applicativi. In primis, il Metaverso avrà legami con il mondo reale. Le attività nei mondi virtuali possono avere collegamenti con il mondo fisico e viceversa. Poi, potrà servire alle imprese per fare business: il Metaverso potrebbe rappresentare una possibilità per le aziende di ampliare la loro offerta e raggiungere nuovi utenti. Precisando che il Metaverso non sinonimo di Web3 (potrà farne parte, ma non è la stessa cosa), non è nemmeno detto che ingloberà tutti i progetti di Extended Reality. Le aziende dovranno valutare se l’impiego del Metaverso sia utile per raggiungere uno scopo specifico. Infine, il Metaverso non è morto perché quello vero, con tutte le sue caratteristiche peculiari, non esiste ancora. Quello che vediamo oggi potrebbe solo essere il preludio di quello che sarà.

Megatrend e sfide globali: la scienza aiuta ad affrontare il futuro 

Scienza, economia, società e tecnologia si stanno evolvendo a una velocità senza precedenti. Oggi, a livello planetario stiamo affrontando sfide dettate dal cambiamento climatico, scarsità di risorse, cambiamento demografico e sociale, e sinergia tra mondo fisico e digitale. Ma secondo il rapporto State of Science Index 2023 di 3M, l’84% degli italiani riconosce il legame tra la scienza e il ruolo che svolge nel migliorare la qualità della vita.
“Come azienda globale affrontiamo con impegno le sfide poste dai megatrend – afferma Maurizio Asti, Managing Director 3M in Italia e Sud Est Europa -. La scienza dispone del potenziale necessario per risolvere le sfide globali più impegnative, e l’ampio portfolio di soluzioni 3M, nonché la vasta esperienza dell’azienda, ci rendono perfettamente in grado di fornire soluzioni innovative su larga scala”.

Soluzioni per minimizzare gli effetti del cambiamento climatico


In un periodo storico in cui l’impatto delle tendenze globali continua a plasmare il nostro quotidiano, 3M si impegna ad applicare le più evolute potenzialità della scienza per fornire soluzioni significative per il progresso della società. Il 93% degli italiani ritiene che la scienza possa aiutare a minimizzare gli effetti del cambiamento climatico. Ne è un esempio il catalizzatore nanostrutturato all’iridio di 3M, che riduce la quantità di iridio, un metallo prezioso raro, necessaria per soddisfare i severi requisiti di efficienza e durata degli elettrolizzatori ad acqua. In questo modo, è possibile rendere la produzione di idrogeno verde più conveniente, efficiente e accessibile.

Migliorare la sicurezza delle batterie dei veicoli elettrici

Il 95% degli italiani ritiene inoltre che il trasporto pubblico elettrico sia affidabile. Tra le soluzioni 3M a portfolio per rispondere a quest’esigenza spicca il TB5000 Thermal Barrier material, che migliora la sicurezza delle batterie dei veicoli elettrici proteggendo le celle adiacenti dall’energia prodotta da una cella guasta. In questo modo, forma una barriera ignifuga e isolante dal punto di vista elettrico e termico che impedisce di conseguenza la diffusione dell’evento termico.

Aumentare produttività e qualità della produzione

Il 91% degli italiani, poi, teme conseguenze negative se il Paese non riuscirà a risolvere il problema della carenza di manodopera qualificata, a partire dall’impatto economico negativo fino all’abbandono delle infrastrutture pubbliche e al declino della qualità complessiva. Nell’intento di affrontare questa problematica, aumentando al contempo la produttività e la qualità della produzione, 3M propone la tecnologia del sistema robotico per la riparazione della Vernice Finesse-it, che si avvale di sistemi di visione di terze parti per identificare e riparare automaticamente i più comuni difetti di verniciatura sulle linee di produzione automobilistica.

Cybersecurity: minaccia deepfake e scenari nel 2023

Spesso gli attacchi che sfruttano i deepfake hanno come obiettivo disinformare e manipolare l’opinione pubblica, ricattare o svolgere attività di spionaggio. Grazie alle reti neurali e al deep learning è infatti possibile utilizzare immagini, video e materiali audio per creare video realistici, ma falsi, alterando digitalmente viso o corpo di una persona in modo da farla sembrare qualcun altro.
I ricercatori di Kaspersky stanno facendo luce sui tre scenari di frode principali utilizzati dai deepfake a cui prestare attenzione nel 2023: frodi finanziarie, minacce alla reputazione e alle aziende. Anche perché, secondo il World Economic Forum il numero di video deepfake online sta aumentando a un ritmo annuale del 900%. 

Il social engineering che sfrutta le celebrità

I deepfake possono essere utilizzati per il social engineering: i criminali usano immagini modificate per fingersi celebrità, così da adescare vittime e indurle a credere alle loro truffe. L’anno scorso, ad esempio, è diventato virale un video creato artificialmente in cui Elon Musk prometteva elevati profitti grazie a un piano di investimento in criptovalute di dubbia efficacia, che portava gli utenti a perdere il proprio denaro. Per creare deepfake come questo, i truffatori usano filmati di celebrità o uniscono vecchi video e li pubblicano in live stream sui social, promettendo agli utenti di ottenere il doppio in criptovaluta di quanto gli è stato inviato.

Violare la privacy e la reputazione

Un altro modo in cui vengono utilizzati i deepfake è per violare la privacy. In particolare, sovrapponendo il volto di una persona in un video pornografico. In un caso, sono apparsi online video di celebrità che mostravano il loro volto sovrapposto a corpi di attrici porno in scene esplicite. Di conseguenza, in casi simili, le vittime degli attacchi subiscono danni alla propria reputazione e la violazione dei propri diritti.
In ogni caso, è importante considerare che i deepfake sono una frode molto costosa, che richiede grossi investimenti. Se un utente trovasse un software su internet e provasse a creare un deepfake, il risultato sarebbe poco realistico.

Responsabili HR già in allerta

Pertanto, nonostante i pericoli che può comportare un deepfake solo pochi acquirenti sono in grado di permetterselo: il prezzo per un minuto di deepfake può partire da 20.000 dollari americani. Ma spesso i deepfake sono utilizzati anche per colpire le aziende a fini criminali, come l’estorsione ai dirigenti, il ricatto e lo spionaggio industriale. Ad esempio, è noto un caso in cui i cyber criminali sono riusciti a ingannare un dirigente bancario negli Emirati Arabi e a rubare 35 milioni di dollari utilizzando un deepfake vocale.  I responsabili HR sono già in allerta per quanto concerne l’uso dei deepfake da parte di candidati che si propongono per un lavoro a distanza, come si legge in un avviso dell’FBI. Qualora riescano a ingannare i responsabili HR e ottenere un’offerta lavorativa, potrebbero rubare i dati del datore di lavoro.

e-commerce B2c: nel 2023 raggiungerà 54 miliardi di euro

Gli acquisti online degli italiani nel 2023 crescono del +13% e raggiungeranno entro la fine dell’anno 54 miliardi di euro. La penetrazione dell’online sul totale acquisti Retail è del 12%. In particolare, i Prodotti segnano +8% rispetto al 2022, e varranno 35,2 miliardi, mentre i Servizi toccheranno quota 18,8 miliardi (+22%). I comparti più dinamici, con incrementi di circa il +10%, sono Abbigliamento, Beauty e Informatica, mentre frena il Food&Grocery (+1%). Tra i Servizi, continua la crescita di Turismo e Trasporti (+27%) e Ticketing per eventi. Sono alcuni dati emersi dall’ultima indagine dell’Osservatorio eCommerce B2c Netcomm della School of Management del Politecnico di Milano.

Il profilo degli acquirenti

Sebbene nel 2023 non sia prevista una crescita del numero degli acquirenti online (stabili intorno ai 33 milioni) il trend degli ultimi 10 anni porta a interpretare questo dato più come un riassorbimento del boom della pandemia piuttosto che un arresto. Negli ultimi tre anni gli acquirenti online abituali sono aumentati 5,5 volte rispetto gli sporadici. I primi, 24,4 milioni, effettuano il 90% delle transazioni online, con scontrini di valore generalmente superiore alla media, generando la maggior parte del valore totale degli acquisti online (93%). Se nelle prime fasi dell’e-commerce l’età media degli acquirenti era 36 anni oggi si è alzata a 46, ma si attenua la quota degli acquirenti nei grandi centri urbani. Insomma, il profilo degli acquirenti online si sta progressivamente avvicinando a quello dell’intera popolazione.

L’esperienza omnicanale

L’esperienza di acquisto degli italiani è sempre più omnicanale, con il digitale che diventa una risorsa per orientare la decisione anche nel caso l’acquisto si concluda in un punto vendita fisico. Il 40% dei consumatori si informa online prima di acquistare in negozio. Come? Attraverso la consultazione del sito di un online retailer o del prodotto/servizio, l’utilizzo di un motore di ricerca o un comparatore, o i suggerimenti reperibili via social. Al tempo stesso, anche lo store ha un ruolo nell’aiutare il consumatore a finalizzare l’acquisto online. In un caso su quattro l’acquisto online è preceduto da una visita presso un punto vendita fisico.

Il ruolo di smartphone e app 

Più della metà degli acquisti online vengono effettuati tramite un dispositivo mobile. L’incremento dell’utilizzo dello smartphone nell’e-commerce è passato dal 34% nel 2019 all’attuale 48%, soprattutto per l’aumento degli acquisti via app. Sebbene smartphone e app non sembrino destinati a diventare l’unica modalità di acquisto online, assumono un ruolo fondamentale per la gestione smart degli acquisti. Inoltre, lo smartphone diventa l’anello di congiunzione tra retail fisico e digitale, arricchendo anche l’esperienza di acquisto nel punto di vendita. Non solo è il touchpoint digitale attivato più frequentemente prima di concludere un acquisto in negozio, ma consente ai consumatori di avere un profilo e vantaggi personalizzati, rendere l’esperienza di acquisto ‘sociale’, pagare con un ‘tap’, e ricevere assistenza nella fase post-vendita.

Cybersecurity: ChatGPT può riconoscere i link di phishing?

Uno studio condotto dagli esperti di Kaspersky sulla capacità di rilevamento dei link dannosi da parte di ChatGPT rivela che nonostante il modello linguistico alimentato dall’AI conosca molto bene il phishing, e sia in grado di individuare l’obiettivo di un attacco di questo tipo, presenta un’elevata percentuale di falsi positivi, fino al 64%. Sebbene ChatGPT avesse già dimostrato la capacità di creare e-mail di phishing e ‘scrivere’ malware, la sua efficacia nel rilevare i link dannosi risulta quindi ancora limitata. Inoltre, per giustificare i suoi risultati, spesso produce spiegazioni inventate e prove false. Di fatto, gli esperti di Kaspersky hanno condotto un esperimento per verificare se ChatGPT sia in grado di rilevare i link di phishing e verificarne le conoscenze di cybersecurity apprese durante la formazione.

Troppi “falsi positivi”

Gli esperti hanno posto a ChatGPT due domande, ‘Questo link porta a un sito web di phishing?’ e ‘Questo link è sicuro da visitare?, e hanno poi testato gpt-3.5-turbo, il modello alla base di ChatGPT, su oltre 2.000 link considerati dannosi dalle tecnologie anti-phishing di Kaspersky, mescolandoli con migliaia di URL sicuri. Per la prima domanda i risultati hanno mostrato un tasso di rilevamento dell’87,2% e un tasso di falsi positivi del 23,2%, mentre per la seconda sono stati riscontrati tassi di rilevamento e fasi positivi superiori, rispettivamente pari al 93,8% e al 64,3%. In questo caso, se la percentuale di rilevamento è molto elevata quella dei falsi positivi è troppo alta per qualsiasi tipo di applicazione produttiva.

Risultati impressionanti nell’identificare potenziali obiettivi

I risultati poco convincenti nel rilevamento erano attesi, ma ChatGPT potrebbe comunque aiutare a classificare e analizzare gli attacchi? Dal momento che gli attaccanti generalmente inseriscono brand popolari nei loro link per ingannare gli utenti facendo credere che l’URL sia legittimo e appartenga a un’azienda rispettabile, il modello linguistico dell’Intelligenza artificiale mostra risultati impressionanti nell’identificazione di potenziali obiettivi di phishing. Ad esempio, ChatGPT è riuscito a estrarre un obiettivo da oltre la metà degli URL, compresi i principali portali tecnologici come Facebook, TikTok e Google, o marketplace come Amazon e Steam, e numerose banche di tutto il mondo senza alcun apprendimento aggiuntivo.

Spiegazioni fuorvianti, ma espresse con tono sicuro

L’esperimento ha anche dimostrato che ChatGPT potrebbe avere seri problemi quando si tratta di dimostrare il proprio punto di vista sulla decisione di classificare il link come dannoso. Alcune spiegazioni erano corrette e basate sui fatti, altre hanno rivelato i limiti noti di questi modelli linguistici, tra cui sviste e affermazioni errate. Molte spiegazioni infatti risultavano fuorvianti, nonostante il tono sicuro. In ogni caso, gli sviluppatori di ChatGPT hanno sottolineato che è troppo presto per applicare questa nuova tecnologia a domini ad alto rischio.

L’e-commerce futuro sarà ecosostenibile

Gli acquisti degli utenti, anche online, ora sono orientati verso prodotti naturali e Made in Italy, di qualità e con emissioni zero. L’utente che acquista un prodotto di buona qualità al contempo aiuta l’ambiente.  Ed è per questo che le aziende si stanno aprendo a scelte ambientaliste, come l’utilizzo di mezzi di trasporto elettrici, o la destinazione di una parte del prezzo di un prodotto alla piantumazione di nuovi alberi. Ma sono tante anche le aziende alla ricerca di soluzioni affinché l’e-commerce diventi ecosostenibile e comporti pochi rischi per l’ambiente. I dati raccolti da uno studio di B-Rewards confermano questa attenzione sempre più crescente da parte di utenti e aziende verso forme sostenibili di acquisti. 

I vantaggi per Pmi e piccoli negozi

Per molto tempo si è pensato che l’e-commerce minasse la presenza di piccoli negozi locali e artigiani. La realtà è diversa, perché esistono realtà online, come B-Rewards, che permettono alle Pmi di entrare in un circuito virtuoso grazie a un e-commerce con tutte le funzionalità necessarie. Anche i piccoli negozi locali possono infatti essere presenti sul web, raggiungendo così migliaia di nuovi clienti, e proponendo i propri manufatti anche a grandi imprese produttrici, che necessitano di competenze artigianali e materie prime. Ma l’e-commerce porta anche ulteriori vantaggi, perché combatte l’inflazione, garantisce più scelta e più offerte, e la spedizione di prodotti con meno utilizzo di mezzi di trasporto propri.

Ottimizzare la logistica e imballaggi eco-friendly

Il brand sostenibile è molto richiesto dai clienti, sempre più attenti ai temi ambientali. Questo è un altro motivo per il quale l’e-commerce ingloba produttori Made in Italy, non solo per questioni di qualità e marchio, ma anche di spedizione e trasportabilità delle merci. Molte aziende sono infatti corse ai ripari cercando di ottimizzare la logistica in modo sostenibile. Inoltre, gli imballaggi eco-friendly per le spedizioni rappresentano una scelta che molte imprese stanno adottando.

Economia circolare e Made in Italy

Dallo studio effettuato da B-Rewards sono emersi alcuni fattori che potrebbero portare l’e-commerce a una riduzione dell’impatto ambientale nel futuro: ottimizzazione dello spazio fisico per effettuare più consegne con meno viaggi, facilitare i contatti pre-consegna, ovvero scegliere quando e dove ricevere il pacco, formazione di gruppi di aziende e produttori locali per spedizioni uniche di più prodotti, utilizzo di imballaggi con carta riciclata e meno ingombranti, e affidare le spedizioni ad aziende che utilizzano mezzi poco inquinanti. L’economia circolare poi potrebbe essere una delle soluzioni per avere meno impatto sull’ambiente, anche quando si acquista online. L’originalità e la qualità unite al Made in Italy, e a un e-commerce che va verso la sostenibilità ambientale, è un mix che può coesistere e portare a grandi risultati.

L’AI farà aumentare produttività e PIL globale annuo

Secondo il report The Potentially Large Effects of Artificial Intelligence on Economic Growth, realizzato dalla banca d’affari Goldman Sachs, nel prossimo decennio l’AI generativa negli USA potrebbe aumentare la crescita della produttività del lavoro di quasi punto percentuale e mezzo l’anno, e potrebbe aumentare il PIL globale annuo del 7%, pari a un aumento di quasi 7.000 miliardi di dollari. Se negli Stati Uniti e in Europa circa due terzi dei lavori attuali sono esposti a un certo grado di automazione dell’AI, l’AI generativa potrebbe sostituire fino a un quarto dei lavori attuali.
In pratica, a livello globale, l’AI generativa potrebbe esporre all’automazione l’equivalente di 300 milioni di posti di lavoro a tempo pieno. 

A livello globale il 18% del lavoro potrebbe essere automatizzato

Tutto questo sarà possibile, riferisce Ansa, se agli annunci entusiasti, il moltiplicarsi di servizi che promettono di cambiare il modo di lavorare, l’improvviso interesse del grande pubblico e lo storytelling del marketing corrisponderanno l’effettiva capacità dell’AI di svolgere in maniera efficiente i molti compiti che si candida a rivoluzionare. Più in generale, a livello globale il 18% del lavoro potrebbe essere automatizzato dall’AI, con effetti maggiori nei mercati sviluppati. Ma secondo i ricercatori di Goldman Sachs, “la perdita di posti di lavoro a causa dell’automazione è stata storicamente compensata dalla creazione di nuovi posti di lavoro”. L’emergere di nuovi mestieri a seguito di innovazioni tecnologiche nella maggioranza dei casi è stata infatti la principale spinta per la crescita occupazionale.

Le professioni più esposte e quelle meno a “rischio” 

L’esposizione all’automazione è l’indice che valuta quante delle molteplici mansioni riconducibili a una singola professione possono essere svolte dall’AI. Lo studio evidenzia settori dove il ruolo dell’Intelligenza artificiale resterà per ora marginale (come Pulizia e manutenzione, Installazione, manutenzione e riparazione o Costruzioni edili), quelli in cui svolgerà un ruolo complementare svolgendo parte dei compiti e liberando tempo che la forza lavoro potrà dedicare all’aumento della produttività e quelli nei quali i lavoratori sono più a rischio di essere sostituiti dall’AI. Questi ultimi includono le professioni legali e quelle che ricadono nella categoria Supporto amministrativo e d’ufficio.

L’innovazione tecnologica spinge la crescita economica

Insomma, se è vero che l’innovazione tecnologica storicamente porta all’eliminazione di posti di lavoro, è altrettanto vero che spinge alla creazione di nuovi. La questione, semmai, è come assicurarsi che chi oggi perde il lavoro perché le sue mansioni ora possono essere svolte dall’AI abbia la possibilità di aggiornare e integrare le proprie competenze, per avere domani ancora un posto e un ruolo nel nuovo contesto lavorativo.
“La combinazione di significativi risparmi sul costo del lavoro, la creazione di nuovi posti di lavoro e l’aumento della produttività per i lavoratori che non vengono sostituiti – si legge nel report – aumenta le chance di un boom della produttività, che spingerebbe la crescita economica in modo sostanziale, anche se i tempi di tale boom sono difficili da prevedere”.

Amazon: nel 2022 rimuove oltre 6 milioni di prodotti contraffatti 

Per combattere il fenomeno della contraffazione nel 2022 Amazon ha investito 1,2 miliardi di dollari e ha impiegato oltre 15.000 persone per proteggere le vendite online anche da altre forme di frodi e abusi. E sempre nel 2022 sono oltre 6 milioni i prodotti contraffatti rimossi dalla rete di distribuzione globale di Amazon. Inoltre, l’azienda ha bloccato, prima che venisse pubblicata un’offerta, oltre 800 mila tentativi di creare nuovi account di vendita, un numero in calo rispetto ai 2,5 milioni di tentativi avvenuti nel 2021. Si tratta dei dati contenuti nel terzo Report annuale sulla protezione dei marchi diffuso recentemente dal gigante dell’e-commerce.

Raddoppiano le citazioni in giudizio e le segnalazioni alle forze dell’ordine 

Sempre nel 2022 l’Unità di Amazon per i crimini di contraffazione ha citato in giudizio, o segnalato alle forze dell’ordine, oltre 1.300 contraffattori negli Stati Uniti, nel Regno Unito, nei paesi della Ue e in Cina. Un numero più che raddoppiato rispetto ai 600 del 2021.
“Nel 2022 l’adozione dei programmi di protezione dei marchi di Amazon ha continuato a crescere, e il numero medio di notifiche di violazione per contraffazione valide, presentate da un marchio incluso nel brand registry, è diminuito di oltre il 35% rispetto all’anno precedente – si legge nel report -.
L’identificazione, il sequestro e il corretto smaltimento di oltre sei milioni di prodotti contraffatti nel 2022 ha evitato che raggiungessero i clienti e fossero rivenduti altrove nella catena di approvvigionamento globale”.

“Innovare e lavorare insieme per azzerare la contraffazione”

“Siamo orgogliosi dei progressi compiuti quest’anno, in particolare dell’evoluzione della nostra tecnologia, che ci consente di stare al passo dei contraffattori e del raddoppio dei nostri procedimenti penali e azioni legali – dichiara Dharmesh Mehta, vicepresidente, worldwide selling partner services di Amazon -. Siamo grati per la crescente collaborazione dell’intero settore in questo ambito e ci auguriamo di continuare a innovare e lavorare insieme per azzerare la contraffazione”, riporta Ansa.

La lotta alla contraffazione riguarda tutti i canali di vendita al dettaglio

“Ventotto anni fa, Amazon si è data l’obiettivo di diventare l’azienda più orientata al cliente del mondo, e una parte fondamentale di questa missione consiste nel guadagnarne e mantenerne la fiducia. Quando un cliente effettua un acquisto nel nostro negozio, è sicuro di ricevere un prodotto autentico, indipendentemente dal fatto che l’articolo sia venduto da Amazon direttamente o da uno dei nostri milioni di partner di vendita. Quando le piccole imprese scelgono di vendere nel nostro negozio, confidano nel fatto che offriremo un’esperienza di vendita eccellente e sicura – si legge ancora nel report -. La lotta alla contraffazione è una questione globale, che riguarda tutti i canali di vendita al dettaglio. Per contrastare il fenomeno in tutto il settore, è quindi necessario che distributori, fornitori di servizi logistici, dogane e gli enti governativi lavorino insieme”.

WhatsApp silenzierà le chiamate da sconosciuti 

Lo segnala il sito di esperti WabetaInfo: WhatsApp sta lavorando per introdurre un’opzione per silenziare, in automatico, le chiamate in arrivo da numeri sconosciuti. Attualmente in fase di sviluppo per la versione Android della piattaforma, la funzione ha l’obiettivo di ridurre al minimo le interruzioni tra le chat, evitando potenzialmente le chiamate spam e quelle pubblicitarie. La funzionalità sarà identificata da un menu aggiuntivo nelle impostazioni di WhatsApp, e se abilitata, silenzierà tutte le chiamate provenienti dai numeri non presenti nella rubrica dell’utente. Le chiamate, quindi, non saranno bloccate ma solo silenziate: i numeri chiamanti appariranno comunque nell’elenco ‘chiamate’, che si trova nella barra superiore dell’app, al fianco di Chat e Stato.

Una questione di privacy

La piattaforma di messaggistica istantanea sta anche lavorando a uno strumento di newsletter, che consentirebbe agli iscritti di ricevere facilmente aggiornamenti da persone e gruppi, come amministrazioni locali, squadre sportive e altre organizzazioni. La funzione renderebbe facile raggiungere un numero indefinito di utenti e pertanto non dovrebbe essere protetta dalla crittografia end-to-end. Tuttavia, il numero di telefono degli utenti che creano e si iscrivono a una newsletter sarà nascosto per questioni di privacy, riporta Ansa.

Uno strumento che protegge la community di WhatsApp

La funzione per silenziare le chiamate da sconosciuti presenta numerosi vantaggi, come la riduzione delle interruzioni e la potenziale prevenzione delle chiamate non desiderate.
Uno dei problemi che affligge le community di WhatsApp è infatti la possibilità di essere raggiunti da chiunque faccia parte della community, visto che il numero di telefono del creator è sempre visibile. Questo comporta un serio problema perché chiunque potrebbe chiamare il creatore di una community, anche senza un valido motivo, indipendentemente dal fatto che abbia il permesso di farlo.

Una barriera allo spam e ai truffatori

La nuova funzionalità può anche aiutare gli utenti a ridurre significativamente le chiamate spam. Negli ultimi anni le chiamate spam da parte di truffatori sono diventate un problema crescente, e le app di messaggistica istantanea non fanno eccezione. Anche le chiamate spam possono infatti essere pericolose: i truffatori possono chiamare gli utenti per rubare informazioni personali, indurre le persone a effettuare pagamenti o fornire dati sensibili. Tuttavia, WhatsApp offrirà la possibilità di bloccare e segnalare queste chiamate, e grazie a questa nuova funzione, gli utenti di WhatsApp potranno finalmente evitare di ricevere chiamate da numeri sconosciuti disattivandoli. In ogni caso, riferisce wabetainfo.com, questa funzione è ancora in fase di sviluppo, quindi non è pronta per essere rilasciata ai beta tester.