L’e-commerce futuro sarà ecosostenibile

Gli acquisti degli utenti, anche online, ora sono orientati verso prodotti naturali e Made in Italy, di qualità e con emissioni zero. L’utente che acquista un prodotto di buona qualità al contempo aiuta l’ambiente.  Ed è per questo che le aziende si stanno aprendo a scelte ambientaliste, come l’utilizzo di mezzi di trasporto elettrici, o la destinazione di una parte del prezzo di un prodotto alla piantumazione di nuovi alberi. Ma sono tante anche le aziende alla ricerca di soluzioni affinché l’e-commerce diventi ecosostenibile e comporti pochi rischi per l’ambiente. I dati raccolti da uno studio di B-Rewards confermano questa attenzione sempre più crescente da parte di utenti e aziende verso forme sostenibili di acquisti. 

I vantaggi per Pmi e piccoli negozi

Per molto tempo si è pensato che l’e-commerce minasse la presenza di piccoli negozi locali e artigiani. La realtà è diversa, perché esistono realtà online, come B-Rewards, che permettono alle Pmi di entrare in un circuito virtuoso grazie a un e-commerce con tutte le funzionalità necessarie. Anche i piccoli negozi locali possono infatti essere presenti sul web, raggiungendo così migliaia di nuovi clienti, e proponendo i propri manufatti anche a grandi imprese produttrici, che necessitano di competenze artigianali e materie prime. Ma l’e-commerce porta anche ulteriori vantaggi, perché combatte l’inflazione, garantisce più scelta e più offerte, e la spedizione di prodotti con meno utilizzo di mezzi di trasporto propri.

Ottimizzare la logistica e imballaggi eco-friendly

Il brand sostenibile è molto richiesto dai clienti, sempre più attenti ai temi ambientali. Questo è un altro motivo per il quale l’e-commerce ingloba produttori Made in Italy, non solo per questioni di qualità e marchio, ma anche di spedizione e trasportabilità delle merci. Molte aziende sono infatti corse ai ripari cercando di ottimizzare la logistica in modo sostenibile. Inoltre, gli imballaggi eco-friendly per le spedizioni rappresentano una scelta che molte imprese stanno adottando.

Economia circolare e Made in Italy

Dallo studio effettuato da B-Rewards sono emersi alcuni fattori che potrebbero portare l’e-commerce a una riduzione dell’impatto ambientale nel futuro: ottimizzazione dello spazio fisico per effettuare più consegne con meno viaggi, facilitare i contatti pre-consegna, ovvero scegliere quando e dove ricevere il pacco, formazione di gruppi di aziende e produttori locali per spedizioni uniche di più prodotti, utilizzo di imballaggi con carta riciclata e meno ingombranti, e affidare le spedizioni ad aziende che utilizzano mezzi poco inquinanti. L’economia circolare poi potrebbe essere una delle soluzioni per avere meno impatto sull’ambiente, anche quando si acquista online. L’originalità e la qualità unite al Made in Italy, e a un e-commerce che va verso la sostenibilità ambientale, è un mix che può coesistere e portare a grandi risultati.

Design Thinking: come creare il futuro desiderabile per le aziende

La ricerca dell’Osservatorio Design Thinking For Business della School of Management del Politecnico di Milano ha individuato tre diversi approcci per le aziende che vogliono immaginare e creare futuri desiderabili: foresight, entrepreneurship-as-design, discursive design. Come processo di innovazione che integra capacità analitiche con attitudini creative, il Design Thinking si sta affermando come supporto per le aziende a immaginare il futuro desiderabile. Per gestire la trasformazione necessaria a creare un futuro desiderabile le aziende devono essere capaci di equilibrio e adattamento strategico. E sono le tecnologie digitali, in particolar modo l’AI, ad aiutare a facilitare il processo creativo.

Tre modi diversi per pensare al futuro

Il foresight è un approccio sistematico e strutturato per pensare al futuro analizzando tendenze, driver e incertezze, e utilizzare queste informazioni creando una gamma di possibili scenari. L’entrepreneurship-as-design implica invece l’applicazione dei principi del pensiero progettuale al processo di imprenditorialità, identificando e creando opportunità che possano portare allo sviluppo di nuovi prodotti, servizi o attività. Un approccio che sottolinea quindi l’importanza di creatività, innovazione e sperimentazione nel processo imprenditoriale.  Quanto al discursive design, si basa sull’idea che il design sia un processo sociale che coinvolge designer, stakeholder e utenti nel processo di progettazione. Considera il design uno strumento non solo per creare prodotti o servizi, ma anche sistemi e strutture sociali.

Adattarsi con strategia ed equilibrio

Per gestire la trasformazione necessaria a creare un futuro desiderabile nelle organizzazioni serve adattamento strategico ed equilibrio nella progettazione del futuro. L’adattamento strategico garantisce che le azioni intraprese per modellare il futuro siano coerenti con la strategia e gli obiettivi generali dell’organizzazione. Equilibrio significa invece garantire che tali azioni siano equilibrate in termini di rischio, complessità e impatto. Nel valutare la progettazione del futuro, l’Osservatorio considera quattro dimensioni: plausibilità (il grado con cui le azioni intraprese per modellare il futuro sono realistiche e fattibili), novità (innovative), significatività (allineate a valori e obiettivi dell’organizzazione), desiderabilità (attraenti e convincenti per le parti interessate). Bisogna poi garantire che abbiano un impatto sugli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG).

Un futuro co-progettato da diversi stakeholder  

“I futuri a 5, 10 anni non possono essere predetti, ma devono essere immaginati e co-progettati da diversi stakeholder – spiega Claudio Dell’Era, Direttore dell’Osservatorio Design Thinking for Business -. Inoltre, per renderli possibili devono essere perseguiti attraverso una serie di azioni nell’oggi che influenzano il domani. Proprio per questo l’osservatorio quest’anno ha cercato di comprendere come tre approcci differenti influenzassero la percezione rispetto al desiderio, valore e probabilità di accadimento dei futuri immaginati e modellati, mostrando come un approccio di design possa facilitare tale processo”.

L’AI farà aumentare produttività e PIL globale annuo

Secondo il report The Potentially Large Effects of Artificial Intelligence on Economic Growth, realizzato dalla banca d’affari Goldman Sachs, nel prossimo decennio l’AI generativa negli USA potrebbe aumentare la crescita della produttività del lavoro di quasi punto percentuale e mezzo l’anno, e potrebbe aumentare il PIL globale annuo del 7%, pari a un aumento di quasi 7.000 miliardi di dollari. Se negli Stati Uniti e in Europa circa due terzi dei lavori attuali sono esposti a un certo grado di automazione dell’AI, l’AI generativa potrebbe sostituire fino a un quarto dei lavori attuali.
In pratica, a livello globale, l’AI generativa potrebbe esporre all’automazione l’equivalente di 300 milioni di posti di lavoro a tempo pieno. 

A livello globale il 18% del lavoro potrebbe essere automatizzato

Tutto questo sarà possibile, riferisce Ansa, se agli annunci entusiasti, il moltiplicarsi di servizi che promettono di cambiare il modo di lavorare, l’improvviso interesse del grande pubblico e lo storytelling del marketing corrisponderanno l’effettiva capacità dell’AI di svolgere in maniera efficiente i molti compiti che si candida a rivoluzionare. Più in generale, a livello globale il 18% del lavoro potrebbe essere automatizzato dall’AI, con effetti maggiori nei mercati sviluppati. Ma secondo i ricercatori di Goldman Sachs, “la perdita di posti di lavoro a causa dell’automazione è stata storicamente compensata dalla creazione di nuovi posti di lavoro”. L’emergere di nuovi mestieri a seguito di innovazioni tecnologiche nella maggioranza dei casi è stata infatti la principale spinta per la crescita occupazionale.

Le professioni più esposte e quelle meno a “rischio” 

L’esposizione all’automazione è l’indice che valuta quante delle molteplici mansioni riconducibili a una singola professione possono essere svolte dall’AI. Lo studio evidenzia settori dove il ruolo dell’Intelligenza artificiale resterà per ora marginale (come Pulizia e manutenzione, Installazione, manutenzione e riparazione o Costruzioni edili), quelli in cui svolgerà un ruolo complementare svolgendo parte dei compiti e liberando tempo che la forza lavoro potrà dedicare all’aumento della produttività e quelli nei quali i lavoratori sono più a rischio di essere sostituiti dall’AI. Questi ultimi includono le professioni legali e quelle che ricadono nella categoria Supporto amministrativo e d’ufficio.

L’innovazione tecnologica spinge la crescita economica

Insomma, se è vero che l’innovazione tecnologica storicamente porta all’eliminazione di posti di lavoro, è altrettanto vero che spinge alla creazione di nuovi. La questione, semmai, è come assicurarsi che chi oggi perde il lavoro perché le sue mansioni ora possono essere svolte dall’AI abbia la possibilità di aggiornare e integrare le proprie competenze, per avere domani ancora un posto e un ruolo nel nuovo contesto lavorativo.
“La combinazione di significativi risparmi sul costo del lavoro, la creazione di nuovi posti di lavoro e l’aumento della produttività per i lavoratori che non vengono sostituiti – si legge nel report – aumenta le chance di un boom della produttività, che spingerebbe la crescita economica in modo sostanziale, anche se i tempi di tale boom sono difficili da prevedere”.

Amazon: nel 2022 rimuove oltre 6 milioni di prodotti contraffatti 

Per combattere il fenomeno della contraffazione nel 2022 Amazon ha investito 1,2 miliardi di dollari e ha impiegato oltre 15.000 persone per proteggere le vendite online anche da altre forme di frodi e abusi. E sempre nel 2022 sono oltre 6 milioni i prodotti contraffatti rimossi dalla rete di distribuzione globale di Amazon. Inoltre, l’azienda ha bloccato, prima che venisse pubblicata un’offerta, oltre 800 mila tentativi di creare nuovi account di vendita, un numero in calo rispetto ai 2,5 milioni di tentativi avvenuti nel 2021. Si tratta dei dati contenuti nel terzo Report annuale sulla protezione dei marchi diffuso recentemente dal gigante dell’e-commerce.

Raddoppiano le citazioni in giudizio e le segnalazioni alle forze dell’ordine 

Sempre nel 2022 l’Unità di Amazon per i crimini di contraffazione ha citato in giudizio, o segnalato alle forze dell’ordine, oltre 1.300 contraffattori negli Stati Uniti, nel Regno Unito, nei paesi della Ue e in Cina. Un numero più che raddoppiato rispetto ai 600 del 2021.
“Nel 2022 l’adozione dei programmi di protezione dei marchi di Amazon ha continuato a crescere, e il numero medio di notifiche di violazione per contraffazione valide, presentate da un marchio incluso nel brand registry, è diminuito di oltre il 35% rispetto all’anno precedente – si legge nel report -.
L’identificazione, il sequestro e il corretto smaltimento di oltre sei milioni di prodotti contraffatti nel 2022 ha evitato che raggiungessero i clienti e fossero rivenduti altrove nella catena di approvvigionamento globale”.

“Innovare e lavorare insieme per azzerare la contraffazione”

“Siamo orgogliosi dei progressi compiuti quest’anno, in particolare dell’evoluzione della nostra tecnologia, che ci consente di stare al passo dei contraffattori e del raddoppio dei nostri procedimenti penali e azioni legali – dichiara Dharmesh Mehta, vicepresidente, worldwide selling partner services di Amazon -. Siamo grati per la crescente collaborazione dell’intero settore in questo ambito e ci auguriamo di continuare a innovare e lavorare insieme per azzerare la contraffazione”, riporta Ansa.

La lotta alla contraffazione riguarda tutti i canali di vendita al dettaglio

“Ventotto anni fa, Amazon si è data l’obiettivo di diventare l’azienda più orientata al cliente del mondo, e una parte fondamentale di questa missione consiste nel guadagnarne e mantenerne la fiducia. Quando un cliente effettua un acquisto nel nostro negozio, è sicuro di ricevere un prodotto autentico, indipendentemente dal fatto che l’articolo sia venduto da Amazon direttamente o da uno dei nostri milioni di partner di vendita. Quando le piccole imprese scelgono di vendere nel nostro negozio, confidano nel fatto che offriremo un’esperienza di vendita eccellente e sicura – si legge ancora nel report -. La lotta alla contraffazione è una questione globale, che riguarda tutti i canali di vendita al dettaglio. Per contrastare il fenomeno in tutto il settore, è quindi necessario che distributori, fornitori di servizi logistici, dogane e gli enti governativi lavorino insieme”.

L’e-commerce come strumento contro l’inflazione: cosa pensano gli italiani?

La principale preoccupazione degli italiani secondo una recente survey condotta da The European House – Ambrosetti in collaborazione con Amazon è l’inflazione, ritenuta il principale problema del paese dal 70% degli intervistati. La ricerca è stata presentata presso la Sala Zuccari del Senato a Roma e ha rivelato che il potere d’acquisto degli italiani si è ridotto nell’ultimo anno, con il 90% degli intervistati che ha dichiarato di prestare maggiore attenzione ai prezzi. Inoltre, il 60% degli intervistati ritiene che l’e-commerce abbia contribuito a contenere l’inflazione, consentendo loro di mantenere o aumentare il proprio potere d’acquisto.

Per 7 italiani su 10 il caro prezzi è il primo problema del Paese

L’economia italiana ha subito una forte pressione inflattiva a causa della ripresa post-pandemia e della guerra tra Russia e Ucraina nel 2022, con un tasso medio di inflazione dell’8,9% nell’ultimo anno. Sette italiani su dieci considerano l’incremento dei prezzi e il costo della vita come il principale problema del Paese, con la disoccupazione al secondo posto.

Il 60% degli italiani ritiene l’e-commerce un canale economico

Nove italiani su 10 affermano che il proprio potere d’acquisto si sia ridotto nell’ultimo anno, con le fasce d’età più colpite fra i 46 e i 60 anni e gli over-60. Per questa ragione, i consumatori italiani dichiarano che modificheranno i propri comportamenti d’acquisto nel 2023, in termini di maggiore attenzione ai prezzi (64,8%) e ricerca di promozioni e sconti (56,2%). Secondo lo studio, l’e-commerce gioca un ruolo importante nell’attuale contesto socio-economico, con il 60% degli intervistati che ritiene che abbia contribuito a contenere l’inflazione, consentendo loro di mantenere o aumentare il proprio potere d’acquisto. In particolare, i più giovani e quelli con livelli di istruzione più elevati percepiscono maggiormente l’economicità del canale online. “La percezione del beneficio del commercio online sul potere d’acquisto è poi maggiore dove l’inflazione ha colpito di più e, principalmente, nel Mezzogiorno” sottolinea lo studio, secondo cui i benefici del commercio elettronico non si riferiscono solamente ai prezzi, ma anche alla maggior reperibilità e alla più ampia offerta online di molti prodotti, in particolar modo nei Comuni più piccoli.

Dipendenza da smartphone: è dovuta all’effetto camaleonte? 

Se è ben noto come lo sguardo sia, tra gli animali sociali, un elemento di comunicazione importantissimo, che guida il loro comportamento anche in situazioni di pericolo, tale meccanismo, il cosiddetto ‘gaze-following’, viene rilevato per la prima volta in relazione agli oggetti manipolati dagli individui che interagiscono tra loro. In pratica, la familiarità sembra avere un ruolo chiave nel favorire la risposta mimica nell’uso degli smartphone, e potenzialmente, quindi, nella dipendenza da questi dispositivi. Si tratta dell’effetto camaleonte, ovvero l’imitazione inconscia dei comportamenti altrui.

A innescare il meccanismo di imitazione è la direzione dello sguardo

A rivelarlo è un recente studio condotto da un gruppo di etologi del Dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa, e pubblicato sulla rivista Human Nature edita da Springer.
“A innescare quello che viene definito dalla scienza come ‘effetto camaleonte’, ossia l’imitazione inconscia dei comportamenti altrui, è la direzione dello sguardo di chi, in un gruppo, utilizza lo smartphone per primo”, aggiunge la dottoressa Veronica Maglieri, primo nome nel lavoro che ha messo in evidenza questo elemento di novità.

Gli effetti del lockdown sulla risposta mimica nell’uso dei device

“Durante la pandemia da COVID-19 – ha spiegato la professoressa Elisabetta Palagi dell’Università di Pisa – abbiamo condotto un primo esperimento per valutare gli effetti del lockdown sulla risposta mimica nell’uso degli smartphone. I risultati raccolti – ha sottolineato Palagi – hanno confermato la presenza di tale fenomeno, e dimostrato che le limitate interazioni sociali ‘dal vivo’ possono modificare, almeno nel breve termine, il modo in cui interagiamo con gli altri rendendoci più inclini a impegnarci in interazioni sociali virtuali”.

Un po’ come la risata o lo sbadiglio

“A distanza di un anno abbiamo fatto un nuovo esperimento i cui risultati sono stati, da un certo punto di vista, sorprendenti – ha proseguito Palagi -. Non solo, infatti, questo fenomeno non scompare nel tempo, come era invece lecito attendersi, ma sembra essere strettamente legato al ‘gradiente di familiarità’. Come avviene con la risata o lo sbadiglio, anche la risposta mimica nell’uso dello smartphone è più evidente quando si è insieme a persone che si conoscono”.
Grazie a questo risultato, dunque, lo studio condotto dalla professoressa Elisabetta Palagi insieme al professor Dimitri Giunchi e alle dottoresse Veronica Maglieri e Anna Zanoli, apre a una miglior comprensione del successo di questi dispositivi, portando all’attenzione dei ricercatori un fenomeno etologico che potrebbe essere alla base del possibile fenomeno di dipendenza da questi ‘strumenti sociali’.

Le industrie Tech al terzo posto tra le preferite in Italia

Il periodo che va dall’inizio del 2020 ai primi mesi del 2022 ha visto letteralmente esplodere i fatturati delle aziende tecnologiche italiane di ogni dimensione. Omnicom PR Group, società di consulenza strategica in comunicazione, ha pubblicato il proprio studio dal titolo Post-Invasion 2022/2023, nel quale ha analizzato la reputazione di otto settori chiave dell’economia italiana.
Agli otto settori lo studio ha associato 64 brand, valutati attraverso le “lenti” di oltre 2.000 consumatori. Sia per il Tech sia per gli altri comparti lo studio approfondisce la differenza tra aspettative ed esperienze degli italiani.

Sul podio Automotive, GDO e Tech 

Ai notevoli successi economici del settore tecnologico, ridimensionati però a partire dalla seconda metà dello scorso anno, si è accompagnata anche una comunicazione che ha supportato efficacemente la percezione del settore. Le industrie attive nell’ambito Tech hanno infatti svolto un ruolo fondamentale durante le fasi più acute della pandemia, salvando letteralmente il business di molte aziende e garantendo una parvenza di normalità nelle relazioni sociali delle persone. Di fatto il Tech, con il 42,6% dei consensi, è il terzo settore più amato in Italia tra gli otto analizzati, posizionandosi dietro solo ad Automotive (44,7%) e GDO (42,9%), ed è al secondo posto nella classifica del minor gap tra aspettative dei consumatori ed esperienza concreta.

Emerge la scarsa attenzione dedicata a sostenibilità, sicurezza e tutela dei dati

La combinazione delle preoccupazioni per il conflitto in Ucraina, la crisi energetica e l’incremento dei prezzi di materie prime e beni a causa dell’inflazione porta, però, per la prima volta a relegare l’innovazione tecnologica fuori dalla top 3 delle priorità attese nei vari settori. Emerge infatti con prepotenza l’insufficiente attenzione che il settore dedica ai temi della sostenibilità ambientale, insieme a una accresciuta preoccupazione per la sicurezza e la tutela dei dati da parte del 51% degli italiani. Il Tech perciò è il settore in cui il gap tra le aspettative dei consumatori e le esperienze effettive offerte dai brand risulta minore, seppure rimanendo in territorio negativo. In generale, considerando tutti e 9 i driver, le aziende tecnologiche si classificano al secondo posto assoluto riguardo alla minore differenza tra aspettative ed esperienze.

“Ingaggiare più efficacemente Millennials e GenZ”

“Se i brand Tech vogliano capitalizzare l’attenzione e la centralità guadagnate, e dar seguito alle impegnative promesse del periodo pandemico, devono agire coniugando azione e comunicazione – dichiara Eros Bianchi, OPRG Vice President e Tech Industry Lead di Omicom -. Ciò significa continuare a operare nella giusta direzione, come riconosciuto dai consumatori, focalizzandosi proprio su un’innovazione concreta e percepita, per poi comunicare in maniera chiara e maggiormente inclusiva quanto di positivo è stato fatto per cambiare in meglio la società e la quotidianità di tutti. In questo senso è fondamentale ingaggiare più efficacemente popolazioni come i giovani Millennials e la Generazione Z, ora poco interessate alle problematiche del settore, ma che rappresentano il suo futuro, sia come consumatori sia come potenziali professionisti”.

WhatsApp silenzierà le chiamate da sconosciuti 

Lo segnala il sito di esperti WabetaInfo: WhatsApp sta lavorando per introdurre un’opzione per silenziare, in automatico, le chiamate in arrivo da numeri sconosciuti. Attualmente in fase di sviluppo per la versione Android della piattaforma, la funzione ha l’obiettivo di ridurre al minimo le interruzioni tra le chat, evitando potenzialmente le chiamate spam e quelle pubblicitarie. La funzionalità sarà identificata da un menu aggiuntivo nelle impostazioni di WhatsApp, e se abilitata, silenzierà tutte le chiamate provenienti dai numeri non presenti nella rubrica dell’utente. Le chiamate, quindi, non saranno bloccate ma solo silenziate: i numeri chiamanti appariranno comunque nell’elenco ‘chiamate’, che si trova nella barra superiore dell’app, al fianco di Chat e Stato.

Una questione di privacy

La piattaforma di messaggistica istantanea sta anche lavorando a uno strumento di newsletter, che consentirebbe agli iscritti di ricevere facilmente aggiornamenti da persone e gruppi, come amministrazioni locali, squadre sportive e altre organizzazioni. La funzione renderebbe facile raggiungere un numero indefinito di utenti e pertanto non dovrebbe essere protetta dalla crittografia end-to-end. Tuttavia, il numero di telefono degli utenti che creano e si iscrivono a una newsletter sarà nascosto per questioni di privacy, riporta Ansa.

Uno strumento che protegge la community di WhatsApp

La funzione per silenziare le chiamate da sconosciuti presenta numerosi vantaggi, come la riduzione delle interruzioni e la potenziale prevenzione delle chiamate non desiderate.
Uno dei problemi che affligge le community di WhatsApp è infatti la possibilità di essere raggiunti da chiunque faccia parte della community, visto che il numero di telefono del creator è sempre visibile. Questo comporta un serio problema perché chiunque potrebbe chiamare il creatore di una community, anche senza un valido motivo, indipendentemente dal fatto che abbia il permesso di farlo.

Una barriera allo spam e ai truffatori

La nuova funzionalità può anche aiutare gli utenti a ridurre significativamente le chiamate spam. Negli ultimi anni le chiamate spam da parte di truffatori sono diventate un problema crescente, e le app di messaggistica istantanea non fanno eccezione. Anche le chiamate spam possono infatti essere pericolose: i truffatori possono chiamare gli utenti per rubare informazioni personali, indurre le persone a effettuare pagamenti o fornire dati sensibili. Tuttavia, WhatsApp offrirà la possibilità di bloccare e segnalare queste chiamate, e grazie a questa nuova funzione, gli utenti di WhatsApp potranno finalmente evitare di ricevere chiamate da numeri sconosciuti disattivandoli. In ogni caso, riferisce wabetainfo.com, questa funzione è ancora in fase di sviluppo, quindi non è pronta per essere rilasciata ai beta tester.

Mercato Telecom, trend globali 2022 e prospettive 2023

Il 2022 è stato un anno difficile per il settore della Telefonia, che nel complesso ha dovuto fare i conti con una contrazione. A livello globale il mercato ha infatti chiuso il 2022 con un calo del -9,7% a valore rispetto all’anno precedente, anche se alcune categorie hanno continuato a registrare buoni risultati.
“Avevamo già previsto per il 2022 un effetto saturazione dopo le forti vendite negli anni della pandemia, ma il prolungarsi della debolezza del mercato cinese ha avuto un impatto significativo sui risultati”, conferma Jan Lorbach, esperto GfK per il settore Telecom.
In controtendenza il mercato italiano, che secondo i dati GfK ha chiuso il 2022 con una crescita complessiva del +4%. Rispetto all’anno precedente, sono cresciuti a valore sia gli Smartphone (+2,7%) sia i Wearable (+8%).

Smartphone, cresce la domanda dei dispositivi premium

Anche il segmento degli Smartphone, compresi i Phablet, a livello globale ha registrato un calo della domanda (-9,1% rispetto al 2021), per un totale di 908 milioni di unità vendute, così come i ricavi (-10,2%), pari a 330 miliardi di dollari. Nel 2022 il mercato è stato sostenuto principalmente dai consumatori con reddito medio-alto, che rappresentano il 48% di tutti gli acquirenti di smartphone. Di conseguenza, aumenta la domanda di dispositivi premium: il fatturato dei modelli 5G è cresciuto dell’1,2% e quello degli smartphone con capacità superiore a 256 GB del 19%, pari al 41% del fatturato totale del mercato nel 2022. Nonostante la tenuta del segmento premium, il numero totale di acquisti è diminuito. Un trend particolarmente evidente per la GenZ, che estende consapevolmente il ciclo di vita dei propri dispositivi.

Wearable stabili, Visori AR/VR -15%

Uno dei pochi segmenti del comparto rimasto stabile è quello dei dispositivi indossabili. Con 13,9 miliardi di dollari di fatturato, il mercato dei Wearable ha raggiunto quasi lo stesso livello dell’anno precedente (-1,1%). Alcuni dei segmenti più popolari hanno perso terreno (Health e Fitness tracker -31%), mentre altri hanno avuto maggiore successo (Smartwatch +21%). Questi cambiamenti sono legati alla domanda crescente di soluzioni smart per il controllo della salute, come la possibilità di misurare il livello di stress (EDA). Lanciati nel quarto trimestre 2021, questi dispositivi rappresentano già il 16% del fatturato del mercato dei Wearable, e continuano a crescere.
Al contrario, nel 2022 le vendite di visori VR nel mercato europeo diminuiscono del -15%: il primo calo in assoluto dopo anni di crescita a doppia cifra.

Le previsioni per l’anno in corso

GfK prevede un 2023 più forte per il settore Telecom. La Cina, il mercato più grande, dovrebbe riprendersi e trainare la crescita a livello internazionale. Gli sviluppi all’interno delle tre principali categorie di prodotti avranno un impatto positivo, ma nonostante l’allungamento del ciclo di vita gli smartphone acquistati nel 2020/2021 entreranno quest’anno nella finestra di sostituzione.
Per quanto riguarda i Wearable, il mercato sarà trainato dalla nuova generazione di sensori per l’Health Tracking. Inoltre, si prevede una crescita dei ricavi per il segmento Smartwatch.
Nel 2023 la realtà virtuale e aumentata poi dovrebbero crescere oltre l’area del gaming. Uno dei segmenti con maggior potenziale per i prossimi anni.

Customer Engagement, perchè è strategico in tutti i processi di acquisto?

Parola d’ordine, Customer Engagment. E’ questo, oggi, l’aspetto strategico più importante in tutte le fasi del processo di acquisto. Di cosa si tratta? In parole semplicissime, è l’esperienza che il cliente vive prima, durante e dopo l’acquisto. E le aziende non possono più prescindere da questo passaggio.

Il peso dell’esperienza complessiva

In qualunque processo di acquisto, il prodotto o il servizio rivestono naturalmente un ruolo chiave nelle scelte dei consumatori, ma oggi l’esperienza complessiva offerta da un’azienda o da un brand è altrettanto determinante. Sia che si tratti di un acquisto in un punto vendita fisico sia online, infatti, la relazione che viene instaurata con il cliente può influenzare in modo decisivo il suo comportamento presente e futuro. Il Customer Engagement, che letteralmente significa “coinvolgimento del cliente” e si riferisce all’insieme di attività finalizzate a creare e consolidare la relazione con lo stesso, è diventato sempre più strategico.

Cosa devono fare le attività di Customer Engagement

Le attività di Customer Engagement devono, quindi, mirare a creare conversazioni di qualità con il cliente, che dovrebbe poter scegliere come e quando interagire con l’azienda. Per farlo ci si può avvalere del Conversational Messaging e mettere così a disposizione strumenti incentrati sul mobile quali WhatsApp o SMS, dando agli utenti la possibilità di dialogare con l’azienda nella maniera più immediata, semplice e personalizzata possibile, in tutte le fasi del processo d’acquisto. Tenuto conto che, secondo una recente indagine di Esendex, nell’ultima settimana quasi sette italiani su dieci (il 66%, e oltre il 44% solo negli ultimi tre giorni) hanno contattato, per varie ragioni, un’azienda, e considerando il ruolo che lo smartphone ha stabilmente assunto nelle relazioni con familiari, amici e colleghi, diventa evidente la necessità di utilizzare al meglio i canali di messaggistica per “avvicinare” l’azienda al cliente e rafforzarne la relazione.

Conversazioni di valore

“Per aumentare il valore delle conversioni è sempre più necessario creare conversazioni di valore, durante tutto il processo d’acquisto”, dichiara Carmine Scandale, Head of Sales di Esendex Italia, che continua: “In un mondo ormai intrinsecamente mobile, in un’ottica di Customer Engagement una delle strategie più efficaci consiste oggi nel far leva sul Conversational Messaging che consente di dar vita a conversazioni del tutto personalizzate e favorire un rapporto di fiducia tra il cliente e l’azienda, rendendola ai suoi occhi più efficiente e familiare”.